Un 2021 ricco di viaggi e gare per l’Associazione Torino-Pechino

Si conclude il quattordicesimo anno di attività per l’associazione culturale Torino-Pechino, realtà che ha portato il nome della Valtiberina e quello dell’Italia in giro per il pianeta. Momento centrale del 2021 è stata la scommessa vinta relativa al viaggio dall’Italia al Giappone in occasione dei Giochi Olimpici di Tokyo, mentre durante il resto dell’anno abbiamo preso parte, unico team italiano, al campionato mondiale energie alternative della FIA. Gas naturale (metano e biometano) l’alimentazione durante il viaggio ed elettrico nei rally e nei trasferimenti per raggiungere le sedi di gara del campionato. Per la prima volta non abbiamo preso parte a gare del campionato italiano per via delle norme che ci rendevano impossibile la partecipazione. Molte le idee per il 2022 e la voglia, ricambiata, di un impegno diretto della Valtiberina sulle nostre attività.

L’audace scommessa della “Milano-Cortina-Tokyo – Ripartiamo insieme”

Il viaggio, inizialmente programmato per il 2020 ma fermato dalla pandemia di Covid-19, ha visto una Toyota C-HR ibrida con un impiano a metano/biometano riuscire nell’impresa di raggiungere l’Oceano Pacifico partendo dalle città di Milano e Tokyo che ospiteranno le Olimpiadi del 2026. Un cammino “green” reso possibile da prestigiosi partner come Snam, proprietaria del veicolo, Landi Renzo, costruttrice dell’impianto, e Piccini Paolo Spa, installatore dello stesso. L’avventura ha avuto il sostegno di tutte le principali associazioni italiane ed estere che supportano l’utilizzo di metano e biometano oltre al patrocinio dei comuni di Milano e Cortina d’Ampezzo. La difficoltà maggiore dal punto di vista organizzativo è stata riuscire a superare tutte le problematiche relative alle norme Covid di diversi Paesi, aspetto che ci ha fatto perdere quasi due settimane durante il viaggio di andata.

Il risalto mediatico del lungo viaggio ha superato ogni aspettativa con pagine dedicate dalle più importanti testate italiane oltre all’attenzione di canali televisivi e radiofonici. Il viaggio ha visto l’attraversamento di dieci nazioni in ognuna delle quali è avvenuto almeno un rifornimento di metano o biometano, a riprova della ormai capillare estensione della possibilità di fare rifornimento in ogni angolo d’Europa. I chilometri percorsi sono stati circa 30.000, dei quali l’80% (24.000) utilizzando il solo gas naturale. I numeri di quella che molti hanno ribattezzato l’auto del futuro sono stati molto convincenti: l’auto percorre in modalità benzina circa 24 km con un litro. Utilizzando il gas naturale abbiamo percorso attorno ai 40 km con un kg che all’epoca del viaggio costava circa un euro in Europa e tre volte meno in Russia. Un pieno di metano per noi costava circa 10/11 euro in Europa e 3 o 4 in Russia e ci permetteva di percorrere oltre 400 km.

Gli obiettivi che ci eravamo prefissati, dimostrare l’affidabilità e l’economicità del veicolo e far comprendere come i rifornimenti di metano e biometano non siano affatto difficili in una lunga avventura come questa sono stati pienamente raggiunti, così come quello di raccontare come fosse possibile ripartire per un’avventura motoristica nonostante fossimo nel mezzo della pandemia.

Non è stato possibile entrare in Giappone a causa delle restrittive leggi dovute al Covid, ma con la scelta di andare sulle coste meridionali e orientali dell’isola russa di Sachalin abbiamo percorso un maggior numero di chilometri e raggiunto una longitudine maggiore di quella della stessa Tokyo. Due terzi del viaggio sono avvenuti in compagnia del vespista Fabio Cofferati che a bordo di una Vespa Piaggio del 1963 ripercorreva la Milano-Tokyo di Roberto Patrignani avvenuta durante le Olimpiadi di Tokyo ’64. Dal rapporto con Cofferati è nata un’interessante interazione tra vespismo e mondo del gas naturale con contaminazioni reciproche che potrebbero portare a nuove avventure comuni in futuro.

Il FIA Electric and New Energies Championship

Per il tredicesimo anno consecutivo abbiamo preso parte al massimo campionato che la Federazione Internazionale dell’Automobile dedica alle energie alternative. Negli anni l’associazione ha formato piloti e copiloti in grado di vincere quattro titoli iridati collaborando con numerosi team italiani. Quest’anno abbiamo preso parte al campionato grazie all’impegno della realtà altoatesina Team Autotest Motorsport e anche con il sostegno di sponsor toscani che hanno dato l’opportunità a Guido Guerrini e Francesca Olivoni di guidare per la maggior parte della gare una Volkswagen Id.4 messa a disposizione dalla concessionaria Auto Brenner di Bolzano.

Il regolamento che prevede dal 2020 il ritorno dei consumi a condizionare il 50% del risultato non ha permesso a Guerrini-Olivoni di eccellere visto che solo le auto coreane come Kia e Hyundai riescono a ottenere dati di consumo tali da condizionare positivamente la classifica. Non è un caso che i campioni del mondo Conde-Serrano, tra l’altro dominatori anche della regolarità, abbiamo ottenuto ottimi risultati nei consumi a bordo di una Kia, auto più volte usata anche da coloro che si sono classificati secondi, terzi e quarti nel mondiale. Per noi tutte le gare sono state in salita, ma l’impossibilità di concorrere fin da subito per il titolo ha portato la nostra associazione a vivere questa stagione in modo molto più sereno, intavolando un proficuo dialogo con gli altri concorrenti finalizzato anche a cercare di ottenere risultati nel far comprendere alla Federazione internazionale come potrebbe essere ridisegnato il campionato per renderlo più interessante a attrattivo. Una prima dimostrazione della coesione dei concorrenti e di alcuni organizzatori di gare è stato il passo indietro di FIA sulla iniziale proibizione della sonda come strumento di misurazione, oggi tornata compatibile con le normative di gara. Abbiamo cercato di costruire viaggi e racconti anche attorno al luogo che di volta in volta ospitava l’evento. Anche il viaggio per raggiungere il rally è diventato un momento per fare il punto sulle infrastrutture di ricarica elettrica lungo le strade del continente europeo.

Nel corso del campionato siamo riusciti a salire sul podio due volte con discreti risultati nella regolarità sportiva, ma quasi sempre deludenti sui consumi. Per Guido Guerrini un quinto posto nella classifica mondiale, primo pilota tra quelli che non hanno utilizzato una Kia, mentre per la copilota pievana Francesca Olivoni, impossibilitata a prendere parte alle ultime due gare, l’ottavo posto. Entrambi sono stati i migliori italiani nella competizione. Nelle due ultime gare stagionali, Monte Carlo e Dolomiti, Guerrini ha fatto coppia con Artur Prusak. Con l’ex avversario dei precedenti campionati si sono svolti test in gara delle reciproche attrezzature basate sia su sonda che sistema gps. Da segnalare l’ottimo nono posto a Monte Carlo, dove Guerrini non era mai andato a punti come pilota, e il terzo posto (secondi in regolarità) nella gara italiana.

In Italia orfani di un campionato

Per la prima volta non abbiamo potuto prendere parte alle gare che assegnavano i titoli italiani dedicati alle energie alternative. In alcuni casi per l’impossibilità a prendere parte ad eventi comunicati pochissimo tempo prima o per gli stessi regolamenti di gara resi pubblici sempre con scarso preavviso. La regole italiane quest’anno proibivano l’uso delle sonde. Questo curioso aspetto è in vigore solo in Italia, mentre negli altri campionati nazionali tutte le tecnologie sono ammesse, se non addirittura incentivate. La disciplina del campionato italiano che più ci interessava era quella più simile alle gare internazionali, ovvero la regolarità. Proprio Cesare Martino e Francesca Olivoni, a bordo di una Seat Leon metano/biometano di Piccini Paolo Spa e che correva con i colori di Scuderia Etruria Racing, avevano vinto il campionato 2020 e si sarebbero potuti presentare al via come campioni in carica. Anche qui le normative italiane hanno condizionato il nostro impegno nel campionato, dato che è stato stabilito che dal 2021 coloro che in passato avessero vinto un titolo FIA o Aci-Sport non avrebbero potuto prendere parte all’evento. Anche in questo caso siamo davanti ad una peculiarità unica nel contesto mondiale. La norma ha tagliato la possibilità di partecipare a tutti i componenti delle nostra associazione, dato che nel corso di oltre un decennio di impegno quasi tutti hanno vinto almeno un titolo. Dispiace ancora di più per il fatto che avevamo budget per garantire un impegno in tutte le gare del campionato, cosa che nessun concorrente nel 2021 ha fatto. Al momento, in attesa di una probabile deroga di Aci-Sport, la disciplina non ha un campione nazionale dato che nessun concorrente ha preso parte al 50% più 1 delle gare programmate, condizione necessaria per l’assegnazione del titolo di campione italiano.

Gli impegni per il 2022

A seguito della continua variazione della situazione sanitaria non è possibile poter programmare con certezza gli impegni che l’associazione intende affrontare nel corso del 2022. Resta l’obiettivo di promuovere con azioni concrete la mobilità con energie alternative. Un primo viaggio doveva collegare Milano e Cortina a Pechino, sede delle olimpiadi invernali 2022, e sarebbe stato affrontato ancora una volta con la tecnologia ibrido/gas naturale e con un mezzo a quattro ruote motrici. Le restrizioni in atto ci hanno costretto a rimandare l’avventura invernale, che sarà messa in cantiere appena possibile senza l’arrivo in occasione dei giochi olimpici. Del resto sfidare la Siberia e le sue temperature nella stagione più difficile resta un obiettivo ancora non raggiunto dal nostro gruppo, che in inverno non è mai andato oltre gli Urali.

Gli impegni di promozione delle tecnologie legate al gas naturale saranno di nuovo affrontati durante il 2022 con l’obiettivo di dimostrare che nonostante la problematica dell’aumento del costo della materia prima, viaggiare con biometano e metano resta il modo più conveniente. A tal fine è probabile un nuovo viaggio di cui parleremo appena risolti alcuni aspetti burocratici.

Per quanto riguarda gli impegni sportivi aspetteremo l’uscita di eventuali nuovi regolamenti per quanto riguarda il campionato italiano. Se l’orientamento della Federazione non cambierà rimarremo fuori un altro giro mantenendo la concentrazione e le risorse dei nostri sponsor sul campionato mondiale e su quello nazionale spagnolo, maggiormente competitivo e stimolante.

Le regole FIA per il 2022, salvo ulteriori modifiche, sono già uscite. Il campionato cambia nome diventando FIA Ecorally Cup. Non cambia molto sui principi della competizione e il rischio che il campionato si trasformi in un monomarca Kia è davvero concreto. Probabilmente prenderemo parte alla stagione assieme ad alcuni dei nostri storici sponsor ma le nostre ambizioni dovranno fare i conti con il veicolo che cercheremo di promuovere. Se, come prevediamo, non sarà in grado di competere con Kia, ci concentreremo di più sul racconto dei viaggi per raggiungere le sedi di gara e i relativi test di consumo che affronteremo. Ciò che è importante è l’unità ritrovata con gli altri partecipanti e con alcuni organizzatori di gare che ha messo fine a stagioni di forte conflittualità tra i concorrenti. Il prossimo passo sarà quello di presentare idee alla FIA per aiutare a far crescere questa disciplina sportiva. Nel frattempo ci auguriamo di non restare gli unici alfieri italiani impegnati nella competizione insieme a numerosi equipaggi provenienti da paesi emergenti in questo tipo di competizione. Siamo impegnati anche a promuovere il nostro territorio di origine assieme ad alcuni nuovi compagni di viaggio toscani e valtiberini che hanno mostrato interesse per aiutare il nome del nostro territorio a girare l’Europa e il mondo in questo periodo di ripartenza di vita sociale ed economia.

(pubblicato originariamente su TeverePost.it)

Giorno 27 – Verso le sponde del fiume Enisej

12 luglio 2018, Krasnyj Jar-Krasnojarsk (437 km) – Tot. 8.949 km

La notte ai “Tre Orsi” trascorre abbastanza scomoda, visto che abbiamo dormito in tre su due letti da un solo posto cadauno. Il soggiorno a Krasnyj Jar si conclude al mattino con una nutriente colazione al kafè del piano terra e con la notizia che la seconda finalista del Mondiale di Russia è la Croazia che nella notte ha battuto 2-1 l’Inghilterra. Con ogni probabilità ci gusteremo l’inedita finale Francia-Croazia sulle sponde del Lago Bajkal nei prossimi giorni. Riprendiamo a macinare chilometri come sempre in direzione est nella avtodoròga “Sibir” con qualche rallentamento dovuto ai cantieri di miglioramento della strada. Curioso come nel viaggio del 2008 fummo costretti ad andare piano in questo tratto a causa della strada deformata, nel 2018 rallentiamo per i lavori di miglioramento e forse nel 2028 potremmo percorrerla in sicurezza e velocità. Incontriamo la città di Mariinsk, un tempo attraversata da una strada sterrata e polverosa, oggi solo in parte sostituita da una strada asfaltata. Degno di nota il poderoso cippo chilometrico che indica i 4.000 chilometri da Mosca e il memoriale alla vittoria della Grande Guerra Patriottica. Impressionante leggere migliaia di nomi di gente del posto morta ad oltre 4.000 chilometri durante la Seconda Guerra Mondiale. Ogni città, anche nella lontana Siberia, ha pagato un tributo enorme di vite tra il 1941 e il 1945.

Accompagnati dal consueto ed elevato quantitativo di camion che emettono fumi nocivi grazie ai quali è possibile la loro individuazione a chilometri di distanza, ci fermiamo per il pranzo nel piccolo, ma pulito e buono kafè Udacha (Fortuna) poco oltre la città più grande che abbiamo incontrato oggi, Achinsk. Gli ultimi chilometri di viaggio volano via grazie ad una provvidenziale quattro corsie, già presente nel 2008 e addirittura ampliata. Arriviamo a Krasnoyarsk, insolita città siberiana circondata da colline e paesaggi simili ai nostri appennini, attraversata dal grande fiume Enisej. Come ci era già successo a Novosibirsk, c’è un problema relativo all’appartamento che avevamo chiesto di riservare attraverso un noto portale on line. I gestori dell’agenzia ci offrono una soluzione alternativa leggermente fuori dal centro ed a malincuore, soprattutto per non sottrarre troppo tempo al nostro riposo, decidiamo di accettare. Peccato che nel pur buono appartamento a noi assegnato manchino lenzuola e cuscini… Dopo una doccia ristoratrice e un poco di riposo decidiamo di andare a passeggiare per il centro cittadino alternando una lunga passeggiata all’uso dei mezzi pubblici molto comodi ed economici. Vaghiamo nelle varie zone della città prendendo atto che alcuni dei locali frequentati nel 2008 sono al momento chiusi o hanno cambiato nome. Resiste, invece, lo storico Hotel Sever protagonista dello scorso viaggio. Non mancano le vestigia sovietiche in giro per la città, come del resto la toponomastica e i monumenti tutti risalenti a questo periodo storico. Nonostante non manchi la scelta tra i luoghi per cenare, decidiamo di evitare fast food o locali alla moda per privilegiare un ristorante ucraino, lo Shkvarok. Di questi tempi in cui i rapporti tra Russia e Ucraina non sono ottimi, fa davvero piacere vedere un luogo con costumi, musica e piatti della Repubblica ex sovietica. Finiamo per degustare la sempre ottima cotoletta alla Kievana che ci lascia ampiamente soddisfatti. Rapido rientro nel nostro appartamento in zona stazione dove non tarda a raggiungerci il dio Morfeo che ci aiuta a dormire sereni senza l’ansia di una rapida sveglia il giorno dopo, visto che resteremo qui fermi a recuperare energie. Tra le novità di oggi c’è la notizia che dovrebbe esistere un punto di rifornimento privato di metano a Khabarovsk. Grazie a Sergey Colin di Gazprom Italia riusciamo ad avere il contatto per tentare di effettuare questo possibile ed insperato rifornimento. Se questo dovesse avvenire, la parte di viaggio senza diesel-metano si ridurrebbe di circa 1000 chilometri. Maggiori dettagli su questo fatto nei prossimi giorni.

Cosa è cambiato in dieci anni?

– Le strade dentro Mariinsk sono finalmente asfaltate e la quattro corsie per Krasnoyarsk inizia molto più ad ovest rispetto al 2008.

– La parte più viva di Krasnoyarsk è migrata dalla zona est di Piazza della Pace, a quella più centrale con la grande statua di Lenin e il parco cittadino.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololei, Bruno il Cinghiale.

Giorno 6 – Giornata in Letgallia

21 giugno 2018, Vilnius-Ludza (307 km) – Totale 3.730 km

La giornata comincia con la separazione da Augusto, colui che si è occupato della parte social del viaggio fino a ieri sera. Tale mansione passerà ora ai due Guerrini superstiti, nessuno dei due all’altezza del lavoro da fare. Rimane da sperare in Bruno Cinghiale per il buon esito delle corrispondenze dal viaggio. Portiamo il giovane anghiarese al piccolo aeroporto di Vilnius, che sembra una stazione ferroviaria di un paese di provincia. Per Augusto una curiosa triangolazione con scalo di quasi due giorni ad Istanbul prima del ritorno in Italia.

Non è complesso attraversare la capitale lituana, neppure nell’ora di punta di una qualsiasi mattina. Molto più difficile è l’interpretazione, mai comune, delle enormi rotatorie. Proprio in un cambio di direzione nella rotatoria tagliamo la strada ad un’auto della polizia. I giovani tutori della legge non esitano ad accendere i lampeggianti e farci accostare in un parcheggio di un supermercato. Comincia, per l’ennesima volta in tanti anni, la consueta discussione con le forze dell’ordine. A bordo della Hilux regna l’ottimismo nonostante i poliziotti abbiano completamente ragione. L’esperienza insegna che se il poliziotto indugia sulla stranezza dell’auto, diventa necessario tempestare il soggetto di informazioni sul nostro viaggio. Scatta quindi il racconto, usando il russo come lingua comune di comunicazione, sulla finalità del viaggio, la brochure esplicativa con la cartina, il fatto che l’Italia non sia ai mondiali ed infine l’invito a guardare il motore. “Pobeda”, vittoria in lingua russa, e la multa non c’è più, solo strette di mano e cordiali saluti.

L’attraversamento di Vilnius finisce nell’unica stazione di metano cittadina. Stupore del gestore quando scopre che il nostro motore è un diesel. Spieghiamo tutto lasciando i materiali di Ecomotive Solutions, ma lui resta comunque sconvolto dall’aver appreso questa novità. Tra l’altro mentre riforniamo il nostro capiente serbatoio con l’ultimo metano da qui fino a Mosca (circa mille chilometri), a fianco alla stazione di servizio si alternano i bus del servizio municipale anch’essi a metano.

Non sappiamo se questo pieno ci porterà fino alla capitale russa, ma con certezza percorreremo i circa 25 chilometri che ci separano dal centro d’Europa! A meno di mille metri dalla strada che conduce a Utena, si trova questo strano luogo che pretende di essere il punto centrale del continente europeo. Secondo uno studio francese del 1989 che ridefinisce i limiti estremi del continente, questo sarebbe il cuore d’Europa. Restiamo perplessi dopo aver letto le motivazioni e il sistema di calcolo di questo punto, casualmente vicino ad un residence di lusso per golfisti.

In ogni caso il viaggio prosegue verso nord e in breve tempo la strada scivola via tra paesini e betulle fino alla veramente piacevole città di Zarasai sulle rive dell’omonimo lago. Finito il centro urbano finisce anche la Lituania che lascia il posto alla Lettonia. Non cambia il paesaggio se non per il fatto che ci fermiamo a pranzo a Daugavpils, seconda città per grandezza della Lettonia e capitale della Letgallia, una regione molto particolare e ricca di storia. Abitata da sempre da più etnie, la Letgallia in passato era una regione a maggioranza polacca, poi tedesca, oggi russa. Anche le chiese sono caratterizzate da questi passaggi storici visto che non mancano luoghi di culto per protestanti, per cattolici e per ortodossi.

Fece scalpore nel 2003 il fatto che nel referendum per l’adesione all’Unione Europea, in questa regione prevalse il No con percentuali elevate. Per capire le dinamiche delle città della Letgallia basta camminare per strada ed ascoltare che quasi tutti parlano russo e non lettone. Perfino la stampa locale e le radio che ascoltiamo durante il viaggio usano l’idioma russo. A completare il quadro il fatto che riconosciamo nei manifesti appesi ai muri le date di concerti di cantanti russi che di solito non sono molto conosciuti oltre i propri confini. Proprio per “tutelare” la sovranità della Lettonia, la Nato ha schierato in questa regione qualche migliaio di soldati, tra cui molti italiani, per disincentivare qualsiasi rivendicazione territoriale o azione di disturbo da parte della Russia. Non è nostro compito giudicare la situazione, ci limitiamo a raccontare quello che vediamo e osserviamo, e di fatto anche noi comunichiamo solo usando la lingua russa, largamente più compresa di tutte le altre. Altro segnale chiaro di nostalgia verso il passato comune è la massima cura e manutenzione dei memoriali relativi alla Seconda Guerra Mondiale. Ci stupiamo di vedere nella città di Rezekne un grande monumento in restauro e dotato di scritte in cirillico. Di solito quando una gru si avvicina a queste statue, almeno nei Paesi baltici, è per la demolizione. Qui non è così.

Anche la cena e la notte la passiamo in Letgallia, esattamente nella piccola città di Ludza dove decidiamo di prepararci alla lunga giornata di domani dedicata alla frontiera tra Lettonia e Russia, ovvero tra Unione Europea e un paese con cui i rapporti al momento non sono idilliaci. Sistemiamo i numerosi bagagli per rendere più semplici le lunghe ed immancabili ispezioni che domani affronteremo. Proprio per essere in frontiera al più presto, ci gustiamo una bella porzione di pelmeni e riposiamo nel delizioso Hotel Lucia nella piazza principale di Ludza.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

Esattamente come ieri è la geopolitica ad impegnare la rubrica dedicata al decennale del viaggio. Rispetto al 2008 constatiamo come il rapporto da Unione Europea e Russia sia diventato più complesso per non dire deteriorato. Naturalmente il peso della vicenda legata all’Ucraina ha la sua rilevanza, ma nel lungo periodo questi rapporti inaspriti non porteranno grandi soddisfazioni a nessuno dei due contendenti.

Equipaggio di oggi: Guido Guerrini, Augusto Dalla Ragione (per poco), Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale.

Giorno 5 – Il saliente di Suwalki

20 giugno 2018, Bronislawow-Vilnius (599 km) – Totale 3.423

Confortati dalla generosa colazione del Magellan, lasciamo questo strano albergo immerso tra boschi e zanzare per recuperare la strada che conduce a Varsavia. Oggi, liberi dai sempre piacevoli impegni al servizio dei nostri sponsor, cercheremo di macinare chilometri per avvicinarci il più possibile alla Russia. L’obiettivo di giornata è completare l’attraversamento della Polonia e provare a dormire a Vilnius in Lituania.
A circa 70 chilometri da Varsavia incontriamo un piccolo paesino chiamato Babsk, tristemente noto per un evento accaduto in una domenica di settembre del 1989. Di ritorno dalla città mineraria di Zabrze, il campione del mondo di calcio Gaetano Scirea, in quel tempo secondo allenatore della Juventus, ebbe un incidente stradale nel quale perse la vita assieme ad altre due persone. Ad un forte tamponamento da parte di un furgone, va aggiunta la complicità di alcune taniche di benzina presenti nel bagagliaio della Fiat 125 su cui viaggiava la piccola delegazione che tornava a Varsavia.
Questa tragedia suscitò forte commozione in Italia e in molti altri Paesi. Tuttora, le persone di Babsk ricordano questo episodio. Non mancano i fiori sulla piccola croce a bordo strada, anche se il luogo della tragedia ha connotati molto diversi rispetto a trenta anni fa. Oggi al posto di quel maledetto incrocio a raso c’è una uscita di una supestrada e il livello di sicurezza di questa arteria stradale è molto elevato.
Tutte le strade polacche, nel corso degli anni, sono diventate molto comode, sicure e quasi tutte gratuite. I cantieri negli ultimi anni hanno eliminato quei fastidiosi “binari” in corrispondenza delle ruote dei camion e hanno spesso allargato la sede stradale trasformando la viabilità ordinaria in moderne autostrade e superstrade. Proprio questi infiniti cantieri, che anno dopo anno abbiamo visto spostarsi, causano due lunghi rallentamenti con successive deviazioni. Uno prima di Varsavia e l’altro dopo la capitale polacca. Questo farà sì che anche oggi arriveremo nella sede di tappa molto tardi, tenuto conto anche che con la frontiera manderemo l’orologio avanti di un’ora.
Nella piccola città di Lomza, crocevia del traffico diretto da e per i Paesi Baltici o verso l’enclave russa di Kaliningrad, ci fermiamo ad effettuare una piacevole degustazione di “pierogi” presso un ristorante lungo la nostra strada. I pierogi sono un piatto tipico polacco, una specie di raviolo ripieno di carne o, più raramente, di patate. Particolarmente ghiotti di questa bontà, non esitiamo a strafogarci prima della difficile ripartenza.
Altri chilometri percorsi e ci troviamo in una zona d’Europa molto cara agli appassionati di geopolitica e agli amanti delle strategie militari: il saliente di Suwalki. Guardando una carta geografica è possibile osservare come il corridoio che collega la Polonia alla Lituania sia molto stretto, attraversato solamente da due vie di comunicazione. A nord-ovest c’è l’oblast’ russa di Kaliningrad, a sud-est la Bielorussia, fedele alleato di Mosca. Gli strateghi della NATO temono che, qualora i rapporti tra Occidente e Russia dovessero degenerare fino al punto di un conflitto armato, l’esercito russo potrebbe occupare velocemente le poche decine di chilometri che separano Kaliningrad dal confine bielorusso, chiudendo i Paesi baltici in una morsa e dividendoli a livello terrestre dal resto dell’alleanza atlantica. La zona che attraversiamo è amena, piena di laghetti, boschi, pascoli e fattorie; non merita certo di essere teatro di un conflitto da cui nessuno uscirebbe vincitore. Ci auguriamo quindi che l’importanza strategica del saliente di Suwalki rimanga tale solo sulla carta.
Dalla regione di Suwalki fino a Vilnius il viaggio procede liscio attraverso strade poco trafficate, ed anche l’ingresso nella capitale lituana avviene gradualmente, quasi senza accorgersene. Vilnius si rivela per quello che è: la piccola capitale (poco oltre mezzo milione di abitanti) di un piccolo Paese (meno di tre milioni di abitanti). Ordinata, pulita, assolutamente non caotica. Il centro storico è piuttosto elegante e dotato di diverse strade pedonalizzate, chiuse o parzialmente chiuse al traffico. Come nota di colore, passeggiando per il centro incontriamo casualmente una nostra conoscenza, una ragazza di Anghiari che si trova a Vilnius per un tirocinio che termina domani! Purtroppo, alla piacevolezza dell’impianto architettonico ed urbanistico fa da contraltare la nostra estrema difficoltà nel trovare un posto dove cenare. Essendo giunti tardi in hotel, e vista la propensione degli abitanti del posto a cenare presto, le nostre necessità alimentari vanno più volte a scontrarsi con l’orario di chiusura dei ristoranti, collocato tendenzialmente verso le 22. Irritati dalla situazione, ma ovviamente affamati, siamo purtroppo costretti a rivolgerci ad una nota catena di fast food statunitensi, da dove usciamo decidendo di tornare in hotel a piedi per smaltire un po’ la non esattamente salutare cena.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Oggi parliamo di un solo grande cambiamento, ovvero di ciò che è successo in Ucraina e che di fatto si riflette anche sul nostro viaggio. Nel 2008 attraversammo il Paese ex sovietico da ovest ad est con tre pernottamenti, sia nella capitale Kiev che in piccole città occidentali ed orientali. La situazione politica instabile e la guerra civile che impazza nelle regioni orientali ci hanno sconsigliato di intraprendere lo stesso itinerario di dieci anni fa. Questa volta siamo stati costretti, allungando l’itinerario, a percorrere la via “baltica” per poter raggiungere la Russia senza problemi. Non entriamo nel merito della “questione Ucraina”, ma ci limitiamo a registrare il regresso che questa situazione di instabilità ha trasmesso a tutte le componenti del conflitto. Abbiamo visto, anche in occasione di altri viaggi, questo paese migliorare forse toccando il momento migliore in occasione dei Campionati Europei di Calcio del 2012. È veramente un peccato che questa tendenza si sia successivamente invertita, riportando questo bellissimo Paese ad una situazione davvero precaria.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione.

Giorno 3 – L’ultimo confine tra le due Germanie

18 giugno 2018, Ebersberg-Aßling-Mödlareuth-Praga (km 583) – Totale viaggio 2.164

“Il mattino ha l’oro in bocca” e “buon inizio settimana” sono modi di dire che nel nostro caso calzano a pennello, vista l’attività con cui iniziamo il primo lunedì di viaggio. E non ci riferiamo certo alla piacevole colazione dell’hotel Hölzer Bräu, ma all’impianto di trasformazione del letame che BTS Biogas ha costruito nella cittadina bavarese di Aßling. In Baviera rimaniamo piacevolmente stupiti dal constatare che ogni paese, quali che siano le dimensioni, è dotato di un proprio impianto di biogas, con conseguenze nemmeno troppo marcate dal punto di vista degli odori. L’impianto BTS sorge infatti alle porte del paese, accanto al depuratore comunale.

Lasciamo poi Aßling diretti a Monaco di Baviera, da dove un’efficiente e soprattutto gratuita autobahn ci porta fino al confine con la Turingia, nell’abitato di Mödlareuth. Nel mentre, non rinunciamo allo sfizio di ascoltarci in autostrada gli oltre 20 minuti del grande classico dei Kraftwerk Autobahn. Il minuscolo paesino di Modlareuth è diviso in due dal ruscello di Tannbach, che oggi segna il confine tra i due land di Baviera e Turingia. La peculiarità di Modlareuth deriva dal fatto che, oltre ad esser stato attraversato per circa quattro secoli dal confine tra le due regioni storiche tedesche, è stato tagliato in due anche dal confine tra Germania Est e Germania Ovest. Il confine è ora solamente amministrativo, ma di certo non è privo di barriere: con una mossa di grande lungimiranza, gli abitanti di Modlareuth decisero, al momento della riunificazione, di non abbattere né il muro né le strutture di sorveglianza circostanti, come torrette di avvistamento e recinzioni con filo spinato. Il risultato di quest’opera di preservazione è un tripudio di antiquaria da guerra fredda per i nostalgici (risaltata anche dalla presenza di un carro armato di fabbricazione sovietica, con cui Bruno il cinghiale ha voluto a tutti i costi posare per una foto), e una particolarissima e curiosa attrazione turistica per i viaggiatori.

La scoperta di Modlareuth da parte nostra è dovuta alla lettura di Verde Cortina, libro scritto a quattro mani dal giornalista Matteo Tacconi ed dal fotografo Ignacio Maria Coccia, già compagni di viaggio di una nostra spedizione in Ucraina alcuni anni fa. Tacconi e Coccia hanno abilmente descritto e fotografato tutto quello che c’è oggi tra Lubecca e Trieste, lungo quella cortina di ferro che ha diviso l’Europa per quasi mezzo secolo. Proprio la militarizzazione dell’area di confine ha permesso la mancanza di attività umane e una esplosione della natura. Finita la divisione dovuta alla guerra fredda, il filo spinato e le strade militari hanno lasciato il posto ai sentieri e alle piste ciclabili lungo itinerari davvero verdi, da cui il titolo di Verde Cortina (il libro fu anche presentato al Festival del Racconto di Viaggio nella nostra Valtiberina). Questa zona è, come tra l’altro un po’ tutta la Germania, costellata da numerosi e imponenti impianti eolici, panorama invece piuttosto raro nel nostro paese.

Abbandoniamo dunque la Germania in direzione Praga, superando il secondo confine di giornata, il primo ancora attuale. Attuale, però, fino ad un certo punto, dato che la linea di demarcazione tra Germania e Repubblica Ceca non è nemmeno segnalata dal classico cartello europeo dallo sfondo blu e dalle dodici stelle, ma solo testimoniata discretamente da vecchi cippi di pietra ai bordi della strada, rendendo il passaggio tra le due nazioni un processo fluido, continuo, desumibile dalla sola toponomastica. Il tortuoso cammino che ci porta nella capitale ceca, fra paesini e stradicciole di campagna, è piuttosto lento, ma addolcito dalla piacevolezza dei campi e dei boschi di questa parte di Mitteleuropa. A Praga siamo ospiti del nostro conterraneo Luigi Pagliacci, gestore di una locale catena di alberghi, il quale si prodiga di fornirci una spaziosa e comodissima suite nella suggestiva città boema, nel cui centro abbiamo occasione di rilassarci e passeggiare insieme al fashion manager Giorgio Fusberti, nostra vecchia conoscenza, prima del dovuto e meritato riposo notturno.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Abbiamo appurato che, perlomeno in Germania, è possibile pagare l’accesso ai bagni dell’autostrada attraverso la carta di credito, che dunque si rivela anche igienica.

L’asfalto e le condizioni delle strade in Repubblica Ceca sono indiscutibilmente migliori rispetto alle nostre, ma a questo punto ci assale ormai il dubbio che non sia tanto una nota di merito altrui, quanto piuttosto un demerito nostro.

L’offerta di droga e di servizi sessuali nelle strade di Praga ha raggiunto livelli da far impallidire Amsterdam e l’Olanda.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione, Bruno il cinghiale, Giorgio Fusberti, Luigi Pagliacci.

Giorno 2 – Cento anni dalla Grande Guerra

17 giugno 2018, Gonars-Ebersberg (km 457) – Totale viaggio 1.581

La nostra prima domenica di viaggio è focalizzata sul dramma e sulla stupidità di tutte le guerre, ed inizia nel piccolo cimitero della cittadina di Gonars. Ad aspettarci troviamo parte dell’amministrazione comunale, nei nomi dell’assessora Daniela Savolet, dell’ex Sindaco Ivan Cignola, dei Consiglieri comunali Carlo Tondon e Giancarlo Ferro. Ed è proprio il signor Ferro, significativamente figlio di una famiglia di profughi giuliano-dalmati, a farci da guida personale attraverso il sacrario degli jugoslavi che la cittadina di Gonars, che ospitò un campo di concentramento fascista durante la Seconda Guerra Mondiale, ha eretto nel 1973. Tale luogo, inoltre, accomuna Gonars con le nostre comunità di origine, Sansepolcro e Anghiari. Il motivo che unisce la cittadina friulana alla lontana Valtiberina è purtroppo una dolorosa nota di storia: dopo numerosi tentativi di fuga dal campo di Gonars, i soggetti che il regime fascista considerava più pericolosi per le loro attività anti-italiane venivano deportati nel campo di Renicci, nei pressi di Anghiari. Nell’austero e futuristico sacrario riposano circa 500 cittadini jugoslavi morti nel vicino campo di concentramento.

Deposto sul monumento un mazzo di fiori, proseguiamo il tour gonarese con l’incontro in municipio con il Sindaco della città, il dottor Marino del Frate. In un clima cordiale avviene uno scambio di doni caratterizzato dal racconto di aneddoti ed episodi che, da parte nostra, hanno caratterizzato le precedenti visite a Gonars, in quanto ultima (e prima, durante i vari ritorni) tappa italiana – dove gustare un ultimo piatto di pasta o un ultimo espresso – dei nostri numerosi viaggi verso est.

Da Gonars percorriamo circa 30 chilometri e spostiamo il tempo indietro di un secolo esatto, fino al 1918. In occasione dell’anniversario della fine della Grande Guerra, troviamo giusto dedicare una parte del tempo della Torino-Pechino ad un omaggio ai caduti di questa terribile carneficina. Nel gigantesco sacrario di Redipuglia, di fatto un cantiere in restauro in vista del prossimo 4 novembre, anniversario della fine della guerra in Italia, riposano oltre 100.000 caduti. Durante il viaggio verso la Cina incontreremo molti monumenti come questo, che ricordano le persone che hanno perso la vita nelle varie guerre che hanno caratterizzato il XX secolo. Non siamo qui a giudicare vincitori e vinti, ma vogliamo manifestare rispetto verso persone che, con o senza convinzioni patriottiche, hanno perso la vita in queste terribili esperienze.

Altri 20 chilometri e ci soffermiamo su un’altra storia di guerra, con parziale lieto fine. Fotografiamo il nostro veicolo nei due lati della piazza della stazione di Gorizia-Nova Gorica. Questa piazza è divisa in due dalla linea dell’armistizio che mise fine alla Seconda Guerra Mondiale. Il trattato di Osimo del 1975 pose ufficialmente termine alle rispettive rivendicazioni territoriali, istituzionalizzando la linea di confine. Col passare degli anni, e con un cambio di nome del soggetto confinante da Jugoslavia a Slovenia, si arrivò alla riapertura della piazza e, successivamente all’ingresso sloveno in Schengen, alla libera circolazione tra le due città. Oggi l’italiana Gorizia e la slovena Nova Gorica sono un tessuto urbano unico, con molti servizi gestiti assieme. Un piccolo museo ubicato nella stazione ferroviaria racconta la storia di questo “Muro di Berlino” made in Italy e della sua parziale fine.

Il nostro piccolo anello storico si chiude da dove lo avevamo cominciato: un veloce e ottimo pranzo alla Trattoria Pola di Ontagnano e il saluto delle sorelle Cvek ci aiuta ad indirizzarci velocemente verso nord, diretti a varcare il confine austriaco. Il passaggio del confine avviene sul valico di Monte Croce Carnico a 1.360 metri di altezza sul livello del mare. La cima di questo passo alpino, cento anni fa, vide susseguirsi terribili scontri tra esercito austro-ungarico e italiano, a testimonianza dei quali sono visibili le tracce di fortificazioni militari dell’epoca. Altrettanto visibili sono due pale eoliche situate a poche decine di metri dopo il confine, in terra austriaca, e che sembrano lavorare a pieno ritmo nel produrre energia pulita che sarà immagazzinata e gestita dai vicini austriaci. Ci viene naturale una piccola riflessione sul fatto che oltreconfine sia spesso più facile che in Italia mettere in piedi strumenti “green” come l’energia eolica. Altresì naturale ci viene chiedersi dopo quanto tempo la spedizione Torino-Pechino tornerà in Italia, una volta superata la linea rossa che divide il nostro Paese dalla pittoresca nazione alpina.

Scendendo sul lato austriaco abbiamo modo di fare una veloce visita ad un piccolo ma composto cimitero militare austroungarico. Ordine e pace regnano in questo angolo di bosco lungo la strada. Ragazzi come quelli di Redipuglia, indirizzati l’uno contro l’altro per volere di altri, e uniti nella stessa terribile sorte.

Gli ultimi chilometri della giornata vengono percorsi salendo e scendendo lungo le strade carinziane e tirolesi, fino all’ingresso in Baviera, dove pernottiamo nella cittadina di Ebersberg, a due passi dall’impianto di biogas che visiteremo domani di buon mattino, giusto per cominciare bene la settimana…

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

Dopo la moneta unica e l’abolizione delle frontiere, il roaming telefonico unico nella Unione Europea è uno dei pochi percepibili successi delle politiche comunitarie. Dieci anni fa per comunicare dall’estero si doveva aprire un mutuo bancario.

Oggi i navigatori satellitari hanno sostituito le vecchie mappe o gli atlanti, ma attenzione visto che la precisione di alcune indicazioni come “evita le strade a pedaggio” alcune volte rischiano di far prendere multe elevate, come è quasi capitato a noi!

La differenza tra i prezzi della benzina e del gasolio tra Austria e Italia continua ad essere elevatissima, con prezzi nettamente inferiori oltre confine. Peccato che questo non valga anche per GPL e metano, venduti a prezzi mediamente più alti in terra austriaca.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione, Bruno il cinghiale.

Giorno 1 – Finalmente si parte!

16 giugno 2018, Serralunga di Crea-TORINO-Gonars (km 638) – Totale viaggio 1.124

La giornata comincia con la colazione presso il Bar Lanterna Blu, dall’altro lato della strada rispetto alle camere dove abbiamo trascorso la notte e che fanno parte della stessa propietà. Il minicorteo delle nostre auto si muove poi alla volta di Torino. Oltre all’Hilux a diesel-metano e alla storica Marea a GPL, abbiamo due auto di Ecomotive Solutions che ci aiuteranno ad allestire la nostra postazione di partenza in piazza San Carlo.

Alle 10 il salotto buono di Torino è pronto ad ospitare l’evento. Sotto lo sguardo attento di polizia e vigili urbani, e sotto il diretto controllo del bravo presentatore Michele Dotti, si alternano sul palco i principali sponsor della Torino-Pechino, i responsabili di NGV Italia e del Consorzio Italiano Biogas, e i protagonisti del viaggio, con il valore aggiunto della graditissima presenza della Sindaca Chiara Appendino e del Presidente del Consiglio Comunale FabioVersaci. Tutto si svolge con la massima piacevolezza, davanti a molti passanti e ad altre persone giunte appositamente nel capoluogo sabaudo per vivere lo storico momento della partenza. Impressionante il numero di rappresentanti del mondo della comunicazione coinvolti, su tutti una troupe della Rai che ci ha onorati di un servizio nell’edizione del TG regionale delle 14.

Ed è proprio Chiara Appendino a ripetere il rito compiuto dall’allora Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Castronovo, dieci anni fa. Con decisione e spirito d’avventura, la Sindaca mette in moto il veicolo e ci augura buon viaggio; pochi minuti dopo la piccola carovana si incammina verso il lontano oriente, ben scortata da due pattuglie della polizia municipale di Torino.

Usciti dalla città salutiamo i mezzi di Ecomotive Solutions e rimaniamo “soli”, Hilux e Marea in direzione Piacenza. Una sosta all’autogrill ci consente di predisporre il trasbordo di parte dell’equipaggiamento da un’auto all’altra e a separare definitivamente le sorti dei due veicoli. La Marea, dopo aver calcato per la seconda volta in dieci anni il palcoscenico torinese, torna a Sansepolcro assieme a Marco Piccini e Andrea Gnaldi. L’Hilux, dal canto suo, si lancia con decisione verso est con a bordo Guido, Augusto e Sergio.

Il lungo trasferimento verso il Friuli Venezia Giulia viene inframezzato da una sosta speciale in quel di Asola (Mantova) presso l’azienda agricola dei fratelli Chiesa, dove BTS Biogas ha realizzato alcuni dei più importanti impianti di biogas in Italia. I responsabili dell’azienda altoatesina e i fratelli Stefania e Giuseppe Chiesa, titolari dell’impresa agricola, ci accompagnano in un breve ma interessante tour degli impianti di trasformazione, impianti che sono stati costruiti nel 2012 dalla già citata BTS e che hanno reso la ditta zootecnica dei fratelli Chiesa un esempio di recupero completo dei materiali di scarto prodotti dall’attività agricola. Qui, ogni anno, 27mila tonnellate di deiezioni e scarti vegetali si trasformano in 22mila tonnellate di digestato (sorta di fertilizzante organico), mentre le restanti 5mila vanno a produrre circa 8 milioni e 700mila kWh annui, in un circuito economico che rende quest’impresa, nelle parole di Stefania, “un’azienda ad economia circolare a 360 gradi”. Il passo per arrivare all’erogazione di biogas per auto, per un’azienda come questa, è breve: la nostra auto non può ancora fare rifornimento in azienda, ma non è da escludere che in tempi brevi ciò potrà essere possibile.

Nei pressi di Padova, nella stazione di servizio Arino Est, facciamo l’ultimo pieno di metano e benzina in Italia. Gli erogatori del metano sono di Fornovo Gas, realtà che partecipa a pieno titolo alla nostra scommessa di unire il continente euroasiatico. Il doppio pieno è l’occasione per fare il punto sui consumi, che ci risultano essere poco più elevati delle nostre aspettative. La spiegazione è semplice, ed è dovuta allo stile di guida veloce messo in atto fino a questo momento dopo la partenza da Sansepolcro. Il prossimo tratto ci permetterà di rilevare i consumi in condizione di normalità.

La nostra ultima serata italiana segue la più classica delle tradizioni di tutti gli equipaggi della Associazione Torino-Pechino, ovvero alloggio all’Hotel “Al Taj” (e non Altai come i monti siberiani!) nei dintorni di Palmanova e cena con gli amici della Trattoria Pola ad Ontagnano di Gonars, momento reso ancora più piacevole dalla visita dell’ex sindaco di Gonars Ivan Cignola e dall’incontro tra Bruno Il Cinghiale e suo cugino, di origine slavo-friulana, che vive all’interno del ristorante. La cura, le grandi porzioni e le attenzioni della famiglia Cvek, tra cordialità, carne e birra, ci indirizzano verso una notte finalmente tranquilla e senza le tensioni della vigilia della partenza.

Come è cambiato il mondo in 10 anni

Naturalmente a Torino è cambiata l’amministrazione comunale, ma non certo l’attenzione nei confronti del nostro progetto, che ci è apparsa essere sempre elevata.

Il numero di stazioni di metano nelle autostrade italiane è visibilmente maggiore rispetto a dieci anni fa.

Il lavori di ampiamento della A4 tra Venezia e Trieste non sono terminati, ma si sono spostati i cantieri verso est permettendo alla terza corsia di arrivare all’inizio del Friuli Venezia Giulia.

Dalle parti di Mantova, invece, c’è una fattoria agricola che ha potuto ottimizzare il proprio lavoro trasformando la cacca dei propri animali in energia…

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione, Andrea Gnaldi, Marco Piccini.

Giorno 0 – Prologo

15 giugno 2018, Sansepolcro – Serralunga di Crea (486 km) – Totale viaggio 486

Dieci anni dopo, ancora una volta, ci apprestiamo a partire per un nuovo folle ed ecologico viaggio verso la Cina. A spingerci nel 2008 verso Pechino furono le Olimpiadi e la voglia di scoprire se un veicolo a GPL poteva raggiungere la capitale cinese senza problemi di approvvigionamento. Oggi, a dieci anni esatti da quel meraviglioso viaggio, siamo pronti a vivere una nuova scommessa ecologica. Anche questa volta un evento sportivo fornirà il contesto al nostro cammino, anche se purtroppo i mondiali di calcio saranno orfani dell’Italia. L’Italia ai mondiali siamo noi: il nostro viaggio si candida a rappresentare l’orgoglio italico in terra di Russia. Testimonieremo con i nostri racconti alcune delle storie di italiani che vivono la Russia ogni giorno e non solo durante i mondiali di calcio.

Il clima in piazza torre di Berta è festoso. Parenti, amici, sponsor e giornalisti accompagnano la nostra pre-partenza alla volta di Torino, luogo del reale inizio della nostra avventura. Al via del sindaco di Sansepolcro Mauro Cornioli il nostro Toyota Hilux a diesel metano, scortato dalla storica Fiat Marea a GPL reduce dal viaggio del 2008, si incammina verso il primo rifornimento di metano presso la stazione di servizio Piccini Fuels nella E45 in direzione Sansepolcro Nord. Il terrore della temibile superstrada abbandonata da ANAS, Dio, ed istituzioni, ci induce a cambiare direzione per raggiungere la città di Arezzo dove siamo accolti presso il municipio dal sindaco Alessandro Ghinelli, che assieme a Mauro Cornioli dimostrò nell’Ecorally di San Marino dello scorso settembre di avere la stoffa del campione automobilistico. Sempre ad Arezzo incontriamo l’ex consigliere regionale Fabio Roggiolani, uno degli organizzatori di Ecofuturo, il festival delle ecotecnologie e dell’autocostruzione che si terrà a Padova dal 18 al 22 luglio.

A proposito dell’evento di Padova, a Bologna sale a bordo della nostra auto Michele Dotti, noto attore e scrittore sensibile alla tematica green, che domani sarà protagonista con noi della partenza dal capoluogo piemontese.

I chilometri di oggi si concludono a Serralunga di Crea, cittadina non lontana da Casale Monferrato. Siamo quasi commossi dall’accoglienza ricevuta dagli amici di Ecomotive Solutions, che mobilitano tutti i dipendenti del proprio stabilimento per una foto commemorativa con i nostri veicoli. La giornata termina facendo gli ultimi controlli del veicolo e confrontandoci con il qualificato personale di Ecomotive Solutions, che ci fornisce tutte le necessarie informazioni, anche nel malaugurato caso di problemi al nostro impianto diesel-metano.

Una piacevole sorpresa di questa pre-partenza è l’interesse verso il nostro progetto da parte della popolare trasmissione radiofonica Caterpillar. Il nostro capo spedizione, Guido Guerrini, ha l’onore di essere intervistato in diretta su Radio2.

In serata, un momento di convivialità con una pizza in compagnia di Roberto Roasio, responsabile di Ecomotive Solutions, e di Marco Piccini, fin da subito tra i principali sponsor e sostenitori dell’iniziativa.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Rispondendo a questa domanda, relativamente alla giornata di oggi, la prima cosa che ci è venuta in mente è il pessimo stato in cui versa la superstrada E45. Il fatto che dieci anni dopo la situazione sia ulteriormente peggiorata ci fa comprendere che non esiste limite al peggio.

Un elemento di novità è costituito dal pervasivo utilizzo degli strumenti di comunicazione via web: se dieci anni fa utilizzavamo un semplice blog per comunicare l’avanzamento del progetto di viaggio, oggi siamo presenti su numerosi social, di derivazione nordamericana e post-sovietica.

Percentuale in doppia cifra l’aumento dei prezzi delle autostrade italiane rispetto ad una decade fa.

Probabilmente, e fortunatamente, la cosa più incoraggiante della giornata è stata vedere come la nostra vecchia FIAT Marea, ragazza del ‘99, abbia percorso brillantemente i circa cinquecento chilometri che separano Sansepolcro dal Monferrato.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Andrea Gnaldi, Augusto Dalla Ragione, Sergio Guerrini, Michele Dotti.

Aregolavanti!

“Aregolavanti!” è il libro-diario del viaggio da Torino a Pechino e ritorno compiuto nell’estate del 2008 da Guido Guerrini, Andrea Gnaldi e Nicola Dini. Il termine “aregolavanti” diventa il motto del gruppo il 6 luglio, quando di notte decidono di andare avanti nella marcia anziché cercare un alloggio. E “aregolavanti” prende a indicare l’avanzare ostinatamente senza porsi limiti, e diventa un parola carica di entusiasmo da pronunciare per darsi forza ed affrontare i chilometri.

Ma “Aregolavanti!” rappresenta anche quel pizzico di follia ed incoscienza che ha caratterizzato da subito il viaggio, e diventerà un termine talmente contagioso da diventare patrimonio anche di molti stranieri, tra tutti la guida cinese Mr. Wang, che non perderà occasione di pronunciarla continuamente, con l’accento della propria lingua.

E “Aregolavanti!” è alla fine il filo conduttore di un’avventura nata per gioco, vissuta con il sorriso e diventata perfino un libro.

Il volume è acquistabile online con una donazione di 13 euro, il cui ricavato sarà destinato alle realtà incontrate durante il viaggio e a cui si fa riferimento nei seguenti brani del libro.

Padre Diogene e i bambini di Kazan

“[…] per questo ci teniamo a raccontarvi la preziosa esperienza di Padre Diogene, missionario argentino operante in Tatarstan da oltre dodici anni. Al centro di Kazan abbiamo avuto modo di vedere la chiesa cattolica in costruzione che servirà per l’opera in cui Padre Diogene e’ impegnato. Il terreno è stato donato dal governo tataro e se si considera che la maggioranza della popolazione è musulmana e ortodossa, il gesto è senza dubbio apprezzabile. I lavori prevedono che i primi giorni di settembre la struttura venga inaugurata alla presenza del presidente tataro e del Cardinale Angelo Sodano. Abbiamo avuto il piacere di parlare con Padre Diogene e di complimentarci per il suo lavoro con i bambini e le famiglie più bisognose di Kazan.[…]”

Padre Ernesto e la gente di strada in Mongolia

“[…]La giornata prosegue con l’incontro con Padre Ernesto, missionario bergamasco in Mongolia dal 1993. […] parliamo del nostro viaggio e soprattutto della sua missione in terra mongola, dove la Chiesa Cattolica conta appena cinquecentocinquanta battezzati e i cristiani (quasi tutti protestanti) complessivamente sono circa trentamila. […] dai suoi racconti e dalle esperienze che ha avuto nel corso degli anni  capiamo che il suo più importante impegno è di portare un aiuto concreto alla popolazione, che nelle zone rurali può vivere con salari di centocinquanta o duecento euro a famiglia. I cattolici non erano presenti in Mongolia da diversi secoli, cioè dall’epoca di Marco Polo quando qualche missionario si spinse da queste parti. Oggi la missione di Padre Ernesto e’ stabilita ad Arvaikheer (quattrocento chilometri ad ovest della capitale) dove di battezzati ci sono solo i sei missionari. Invece che edificare una chiesa si è preferito investire meno denaro e realizzare una gher color legno dove la domenica si può pregare. L’attività della missione consiste per ora nel realizzare corsi di inglese e promuovere il “piccolo prestito” per permettere alle micro-economie locali di auto sostenersi. Ad esempio, si può concedere una piccola somma per permettere ad una donna di avere gli strumenti per realizzare delle borse, incentivare la vendita e restituire gradualmente la somma ricevuta, ovviamente senza interessi[…]”

Mauro Haver e la Cooperazione Italiana ad Ulaanbaatar

“[…]Lì incontriamo casualmente Mauro Haver, rappresentante della cooperazione italo-mongola. Veniamo a sapere che il Governo Italiano è impegnato ad Ulaanbataar nel mettere in piedi un ospedale per l’infanzia[…]”

Gli operatori del Centro MASP di Almaty

“[…]Il sacerdote bergamasco Don Eugenio Nembrini (spesso presente nella curva tra i tifosi atalantini) nel 2002 decise di fondare un centro di aggregazione in un quartiere degradato della città di Almaty. La struttura viene messa in piedi grazie alla collaborazione di alcuni muratori sempre di Bergamo che hanno lavorato per costruire il complesso. Il progetto iniziale prevedeva di fornire spazi ricreativi per i ragazzi del quartiere, che in questo modo avevano un’alternativa alla vita di strada potendo contare su persone e luoghi più adatti a farli crescere. Con l’arrivo dell’associazione MASP il centro cambia la propria vocazione aggiungendo all’aspetto ricreativo l’importante aspetto formativo al lavoro e al sostegno scolastico pomeridiano. Ben 15 persone e altri collaboratori saltuari operano nei corsi di cucina, barman, segreteria e informatica che si svolgono continuamente all’interno del centro. Categorie privilegiate di tali attenzioni sono, donne disoccupate, portatori di handicap e orfani. Importante riferimento per il quartiere e’ anche l’ufficio di orientamento lavoro (un piccolo ufficio di collocamento) che assume sempre più  importanza all’interno delle dinamiche sociali di quella realtà. Lo Stato controlla da vicino le attività di questi centri contribuendo a migliorare il coordinamento tra domanda e offerta di lavoro; tutto ciò con la raccomandazione di non andare ad interessarsi di argomenti più  delicati e controversi. I progetti futuri prevedono la creazione di microlaboratori, ad esempio di sartoria, seguendo personalmente i ragazzi e un maggiore impegno nei confronti di categorie più deboli come anziani e invalidi. In un contesto dove lo stipendio medio e’ meno di 200 euro al mese le adozioni a distanza assumono importanza fondamentale per permettere alle famiglie di mandare i figli a scuola. Altra emergenza che colpisce l’intero Kazakistan è l’aumento e la diffusione dell’Aids, fenomeno spesso taciuto dalle fonti governative ma di fatto in sconfortante rapida crescita. Il lavoro del centro sotto questo aspetto non si limita alla diffusione di metodi di protezione dal contagio ma e’ volto anche ad aumentare la consapevolezza della fondamentale importanza della vita[…]”

Estate 2008, da Torino a Pechino a gpl

Tappa fondativa dell’associazione, e da cui questa prende il nome, è l’incredibile viaggio da Torino a Pechino e ritorno, compiuto da Guido Guerrini e Andrea Gnaldi (affiancati da Nicola Dini a partire dalla capitale cinese) in 78 giorni, tra il luglio e il settembre del 2008.

Il tragitto, per un totale di 25.852 chilometri, è stato affrontato a bordo di una vecchia Fiat Marea del 1999 alimentata con impianto a gpl Imega Evo G1, che contro molti pronostici è riuscita a superare tantissime insidie (fra tutte il deserto del Gobi, in Mongolia) e a ritornare sana e salva, tanto che ancora oggi, a tre anni e mezzo di distanza, è ancora pienamente operativa.

L’itinerario era stato concepito durante un precedente viaggio in Russia nel 2004, uno dei tanti viaggi, in particolare verso est, compiuti negli anni da coloro che avrebbero poi dato vita all’associazione Torino-Pechino. Da allora ci sono voluti circa quattro anni di preparativi meticolosi, in particolare relativamente alle tantissime insidie burocratiche che l’Asia riserva.

Il viaggio si è snodato lungo due itinerari storici, la Transiberiana durante l’andata e la Via della Seta al ritorno, dando modo di incontrare culture e persone diverse, sempre disposte ad ascoltare il messaggio di pace, solidarietà e cooperazione portato dalla Torino-Pechino.

Di non secondaria importanza è stata la questione legata alla sensibilizzazione all’uso di combustibili a basso impatto ambientale, dato che una bella sfida vinta è stata riuscire a dimostrare che si può andare e tornare dalla Cina in macchina senza utilizzare benzina o combustibili tradizionali.

Dalla Torino-Pechino, che univa simbolicamente la città delle Olimpiadi Invernali del 2006 a quella delle Olimpiadi Estive del 2008, in corso di svolgimento proprio durante l’arrivo dell’equipaggio della Marea, è stato tratto il libro-diario “Aregolavanti!