Giorno 113 – Sosta forzata in Lituania

6 ottobre, Daugavpils-Lomza (488 km., tot. 32.669)

L’eccezionale colazione del Biplan, nella rinnovata sala a disposizione degli ospiti, sembra far cominciare bene la giornata dell’equipaggio della Torino-Pechino. Anche il meteo promette sole e temperature sopra i quindici gradi, cosa che mancava da diversi giorni e quindi abbiamo un’ottima luce per fare le foto all’auto assieme alla collezione di cannoni presenti nel parcheggio dell’albergo. Oggi in Lettonia ci sono le elezioni per il rinnovo del parlamento nazionale. Un quadro molto frammentato vede il partito filorusso Armonia guidare i sondaggi elettorali. La sensazione è rafforzata dalle file davanti ai seggi elettorali di Daugavplils, che essendo abitata in prevalenza da russi vedrà sicuramente conferire ad Armonia una elevata percentuale. Con questo scenario lasciamo la città dopo aver fotografato l’enorme soldato che, guardando verso ovest, difende la città dai nemici germanici. Ad accompagnarci, ironia della sorte, anche la musica di Radio Alisa Plus che trasmette solo in lingua russa. Meno di trenta chilometri e si passa in Lituania dove il paesaggio continua ad essere caratterizzato dai molti laghetti attorno alla strada. Deviamo verso Vilnius dove dobbiamo obbligatoriamente sostare per il rifornimento di metano. Raggiunto uno dei tre luoghi dove si può fare rifornimento di gas naturale in Lituania, ci accorgiamo di qualcosa di anomalo alla gomma posteriore sinistra, la stessa riparata dopo la foratura in Mongolia circa 12.000 chilometri fa. Concluso il rifornimento proviamo a riportare la pressione della ruota al livello di esercizio e questo ci conferma che c’è una perdita di aria consistente. Su suggerimento del gasista raggiungiamo un gommista aperto di sabato pomeriggio che possa risolvere il problema. Purtroppo ci sarà da aspettare molto visto che non siamo gli unici clienti. Alla fine passiamo il tempo passeggiando in città e dopo circa quattro ore siamo in grado di riprendere il viaggio nella massima sicurezza e con 25 euro di meno. La riparazione fatta dopo la Mongolia è stata rimossa e sostituita con una nuova e, forse, più efficace. Il traffico del sabato pomeriggio della capitale lituana ci accompagna lentamente verso l’uscita occidentale della città ed una volta evitato il bivio per la Bielorussia siamo lanciati in direzione Varsavia, che sarebbe stato l’obiettivo di giornata. Al confine la polizia lituana decide di approfondire la conoscenza con la nostra Toyota Hilux e così veniamo fermati per circa dieci minuti. Crediamo che i tutori dell’ordine abbiano avuto più curiosità di vedere da vicino il veicolo che l’intenzione di un vero e proprio controllo. Pochi minuti dopo avviene l’ingresso in Polonia; tornati dopo tre mesi e mezzo al fuso orario italiano, calano le tenebre. Viaggiare nei boschi polacchi risulta difficile e qualsiasi velleità di raggiungere almeno Varsavia viene soffocata dal realismo. Sosta per la notte a Ludza, importante crocevia tra le strade che conducono dall’Europa verso i Baltici o la Bielorussia. L’economico motel Zaicisze e il vicino ristorante sull’altro lato della strada allietano le ultime ore prima del meritato riposo. Per il secondo giorno consecutivo ceniamo in un locale dove avevamo pranzato durante il viaggio di andata.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale

Giorno 6 – Giornata in Letgallia

21 giugno 2018, Vilnius-Ludza (307 km) – Totale 3.730 km

La giornata comincia con la separazione da Augusto, colui che si è occupato della parte social del viaggio fino a ieri sera. Tale mansione passerà ora ai due Guerrini superstiti, nessuno dei due all’altezza del lavoro da fare. Rimane da sperare in Bruno Cinghiale per il buon esito delle corrispondenze dal viaggio. Portiamo il giovane anghiarese al piccolo aeroporto di Vilnius, che sembra una stazione ferroviaria di un paese di provincia. Per Augusto una curiosa triangolazione con scalo di quasi due giorni ad Istanbul prima del ritorno in Italia.

Non è complesso attraversare la capitale lituana, neppure nell’ora di punta di una qualsiasi mattina. Molto più difficile è l’interpretazione, mai comune, delle enormi rotatorie. Proprio in un cambio di direzione nella rotatoria tagliamo la strada ad un’auto della polizia. I giovani tutori della legge non esitano ad accendere i lampeggianti e farci accostare in un parcheggio di un supermercato. Comincia, per l’ennesima volta in tanti anni, la consueta discussione con le forze dell’ordine. A bordo della Hilux regna l’ottimismo nonostante i poliziotti abbiano completamente ragione. L’esperienza insegna che se il poliziotto indugia sulla stranezza dell’auto, diventa necessario tempestare il soggetto di informazioni sul nostro viaggio. Scatta quindi il racconto, usando il russo come lingua comune di comunicazione, sulla finalità del viaggio, la brochure esplicativa con la cartina, il fatto che l’Italia non sia ai mondiali ed infine l’invito a guardare il motore. “Pobeda”, vittoria in lingua russa, e la multa non c’è più, solo strette di mano e cordiali saluti.

L’attraversamento di Vilnius finisce nell’unica stazione di metano cittadina. Stupore del gestore quando scopre che il nostro motore è un diesel. Spieghiamo tutto lasciando i materiali di Ecomotive Solutions, ma lui resta comunque sconvolto dall’aver appreso questa novità. Tra l’altro mentre riforniamo il nostro capiente serbatoio con l’ultimo metano da qui fino a Mosca (circa mille chilometri), a fianco alla stazione di servizio si alternano i bus del servizio municipale anch’essi a metano.

Non sappiamo se questo pieno ci porterà fino alla capitale russa, ma con certezza percorreremo i circa 25 chilometri che ci separano dal centro d’Europa! A meno di mille metri dalla strada che conduce a Utena, si trova questo strano luogo che pretende di essere il punto centrale del continente europeo. Secondo uno studio francese del 1989 che ridefinisce i limiti estremi del continente, questo sarebbe il cuore d’Europa. Restiamo perplessi dopo aver letto le motivazioni e il sistema di calcolo di questo punto, casualmente vicino ad un residence di lusso per golfisti.

In ogni caso il viaggio prosegue verso nord e in breve tempo la strada scivola via tra paesini e betulle fino alla veramente piacevole città di Zarasai sulle rive dell’omonimo lago. Finito il centro urbano finisce anche la Lituania che lascia il posto alla Lettonia. Non cambia il paesaggio se non per il fatto che ci fermiamo a pranzo a Daugavpils, seconda città per grandezza della Lettonia e capitale della Letgallia, una regione molto particolare e ricca di storia. Abitata da sempre da più etnie, la Letgallia in passato era una regione a maggioranza polacca, poi tedesca, oggi russa. Anche le chiese sono caratterizzate da questi passaggi storici visto che non mancano luoghi di culto per protestanti, per cattolici e per ortodossi.

Fece scalpore nel 2003 il fatto che nel referendum per l’adesione all’Unione Europea, in questa regione prevalse il No con percentuali elevate. Per capire le dinamiche delle città della Letgallia basta camminare per strada ed ascoltare che quasi tutti parlano russo e non lettone. Perfino la stampa locale e le radio che ascoltiamo durante il viaggio usano l’idioma russo. A completare il quadro il fatto che riconosciamo nei manifesti appesi ai muri le date di concerti di cantanti russi che di solito non sono molto conosciuti oltre i propri confini. Proprio per “tutelare” la sovranità della Lettonia, la Nato ha schierato in questa regione qualche migliaio di soldati, tra cui molti italiani, per disincentivare qualsiasi rivendicazione territoriale o azione di disturbo da parte della Russia. Non è nostro compito giudicare la situazione, ci limitiamo a raccontare quello che vediamo e osserviamo, e di fatto anche noi comunichiamo solo usando la lingua russa, largamente più compresa di tutte le altre. Altro segnale chiaro di nostalgia verso il passato comune è la massima cura e manutenzione dei memoriali relativi alla Seconda Guerra Mondiale. Ci stupiamo di vedere nella città di Rezekne un grande monumento in restauro e dotato di scritte in cirillico. Di solito quando una gru si avvicina a queste statue, almeno nei Paesi baltici, è per la demolizione. Qui non è così.

Anche la cena e la notte la passiamo in Letgallia, esattamente nella piccola città di Ludza dove decidiamo di prepararci alla lunga giornata di domani dedicata alla frontiera tra Lettonia e Russia, ovvero tra Unione Europea e un paese con cui i rapporti al momento non sono idilliaci. Sistemiamo i numerosi bagagli per rendere più semplici le lunghe ed immancabili ispezioni che domani affronteremo. Proprio per essere in frontiera al più presto, ci gustiamo una bella porzione di pelmeni e riposiamo nel delizioso Hotel Lucia nella piazza principale di Ludza.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

Esattamente come ieri è la geopolitica ad impegnare la rubrica dedicata al decennale del viaggio. Rispetto al 2008 constatiamo come il rapporto da Unione Europea e Russia sia diventato più complesso per non dire deteriorato. Naturalmente il peso della vicenda legata all’Ucraina ha la sua rilevanza, ma nel lungo periodo questi rapporti inaspriti non porteranno grandi soddisfazioni a nessuno dei due contendenti.

Equipaggio di oggi: Guido Guerrini, Augusto Dalla Ragione (per poco), Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale.

Giorno 5 – Il saliente di Suwalki

20 giugno 2018, Bronislawow-Vilnius (599 km) – Totale 3.423

Confortati dalla generosa colazione del Magellan, lasciamo questo strano albergo immerso tra boschi e zanzare per recuperare la strada che conduce a Varsavia. Oggi, liberi dai sempre piacevoli impegni al servizio dei nostri sponsor, cercheremo di macinare chilometri per avvicinarci il più possibile alla Russia. L’obiettivo di giornata è completare l’attraversamento della Polonia e provare a dormire a Vilnius in Lituania.
A circa 70 chilometri da Varsavia incontriamo un piccolo paesino chiamato Babsk, tristemente noto per un evento accaduto in una domenica di settembre del 1989. Di ritorno dalla città mineraria di Zabrze, il campione del mondo di calcio Gaetano Scirea, in quel tempo secondo allenatore della Juventus, ebbe un incidente stradale nel quale perse la vita assieme ad altre due persone. Ad un forte tamponamento da parte di un furgone, va aggiunta la complicità di alcune taniche di benzina presenti nel bagagliaio della Fiat 125 su cui viaggiava la piccola delegazione che tornava a Varsavia.
Questa tragedia suscitò forte commozione in Italia e in molti altri Paesi. Tuttora, le persone di Babsk ricordano questo episodio. Non mancano i fiori sulla piccola croce a bordo strada, anche se il luogo della tragedia ha connotati molto diversi rispetto a trenta anni fa. Oggi al posto di quel maledetto incrocio a raso c’è una uscita di una supestrada e il livello di sicurezza di questa arteria stradale è molto elevato.
Tutte le strade polacche, nel corso degli anni, sono diventate molto comode, sicure e quasi tutte gratuite. I cantieri negli ultimi anni hanno eliminato quei fastidiosi “binari” in corrispondenza delle ruote dei camion e hanno spesso allargato la sede stradale trasformando la viabilità ordinaria in moderne autostrade e superstrade. Proprio questi infiniti cantieri, che anno dopo anno abbiamo visto spostarsi, causano due lunghi rallentamenti con successive deviazioni. Uno prima di Varsavia e l’altro dopo la capitale polacca. Questo farà sì che anche oggi arriveremo nella sede di tappa molto tardi, tenuto conto anche che con la frontiera manderemo l’orologio avanti di un’ora.
Nella piccola città di Lomza, crocevia del traffico diretto da e per i Paesi Baltici o verso l’enclave russa di Kaliningrad, ci fermiamo ad effettuare una piacevole degustazione di “pierogi” presso un ristorante lungo la nostra strada. I pierogi sono un piatto tipico polacco, una specie di raviolo ripieno di carne o, più raramente, di patate. Particolarmente ghiotti di questa bontà, non esitiamo a strafogarci prima della difficile ripartenza.
Altri chilometri percorsi e ci troviamo in una zona d’Europa molto cara agli appassionati di geopolitica e agli amanti delle strategie militari: il saliente di Suwalki. Guardando una carta geografica è possibile osservare come il corridoio che collega la Polonia alla Lituania sia molto stretto, attraversato solamente da due vie di comunicazione. A nord-ovest c’è l’oblast’ russa di Kaliningrad, a sud-est la Bielorussia, fedele alleato di Mosca. Gli strateghi della NATO temono che, qualora i rapporti tra Occidente e Russia dovessero degenerare fino al punto di un conflitto armato, l’esercito russo potrebbe occupare velocemente le poche decine di chilometri che separano Kaliningrad dal confine bielorusso, chiudendo i Paesi baltici in una morsa e dividendoli a livello terrestre dal resto dell’alleanza atlantica. La zona che attraversiamo è amena, piena di laghetti, boschi, pascoli e fattorie; non merita certo di essere teatro di un conflitto da cui nessuno uscirebbe vincitore. Ci auguriamo quindi che l’importanza strategica del saliente di Suwalki rimanga tale solo sulla carta.
Dalla regione di Suwalki fino a Vilnius il viaggio procede liscio attraverso strade poco trafficate, ed anche l’ingresso nella capitale lituana avviene gradualmente, quasi senza accorgersene. Vilnius si rivela per quello che è: la piccola capitale (poco oltre mezzo milione di abitanti) di un piccolo Paese (meno di tre milioni di abitanti). Ordinata, pulita, assolutamente non caotica. Il centro storico è piuttosto elegante e dotato di diverse strade pedonalizzate, chiuse o parzialmente chiuse al traffico. Come nota di colore, passeggiando per il centro incontriamo casualmente una nostra conoscenza, una ragazza di Anghiari che si trova a Vilnius per un tirocinio che termina domani! Purtroppo, alla piacevolezza dell’impianto architettonico ed urbanistico fa da contraltare la nostra estrema difficoltà nel trovare un posto dove cenare. Essendo giunti tardi in hotel, e vista la propensione degli abitanti del posto a cenare presto, le nostre necessità alimentari vanno più volte a scontrarsi con l’orario di chiusura dei ristoranti, collocato tendenzialmente verso le 22. Irritati dalla situazione, ma ovviamente affamati, siamo purtroppo costretti a rivolgerci ad una nota catena di fast food statunitensi, da dove usciamo decidendo di tornare in hotel a piedi per smaltire un po’ la non esattamente salutare cena.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Oggi parliamo di un solo grande cambiamento, ovvero di ciò che è successo in Ucraina e che di fatto si riflette anche sul nostro viaggio. Nel 2008 attraversammo il Paese ex sovietico da ovest ad est con tre pernottamenti, sia nella capitale Kiev che in piccole città occidentali ed orientali. La situazione politica instabile e la guerra civile che impazza nelle regioni orientali ci hanno sconsigliato di intraprendere lo stesso itinerario di dieci anni fa. Questa volta siamo stati costretti, allungando l’itinerario, a percorrere la via “baltica” per poter raggiungere la Russia senza problemi. Non entriamo nel merito della “questione Ucraina”, ma ci limitiamo a registrare il regresso che questa situazione di instabilità ha trasmesso a tutte le componenti del conflitto. Abbiamo visto, anche in occasione di altri viaggi, questo paese migliorare forse toccando il momento migliore in occasione dei Campionati Europei di Calcio del 2012. È veramente un peccato che questa tendenza si sia successivamente invertita, riportando questo bellissimo Paese ad una situazione davvero precaria.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione.