Il libro di Fabio Cofferati pubblicato anche in Russia

La presentazione al Newada Bar di Mosca

Si è svolta martedì 14 dicembre presso il Newada Bar di Mosca, uno degli storici luoghi di ritrovo dei vespisti della città, la prima presentazione del libro in lingua russa “Ancora in Vespa da Milano a Tokyo” che racconta le avventure del vespista Fabio Cofferati sulle orme dello storico viaggio del 1964 di Roberto Patrignani. Dopo il successo dell’edizione italiana il vulcanico presidente del Vespa Club di Mosca Konstantin Ognev si è occupato della traduzione di un libro che racconta per oltre metà delle pagine l’attraversamento della nazione più estesa del mondo.

Nell’introduzione della serata Ognev ha ricordato come sia stato difficile riuscire a trasmettere le esatte emozioni provate da Fabio durante il viaggio anche a causa della particolarità della lingua italiana molto ricca di vocaboli. “Attraverso gli occhi di Fabio vediamo non solo la bellezza della natura, ma anche la complessità delle vicenda umana dove la Vespa diventa molto di più di un mezzo di trasporto ma una metafora di libertà e perseguimento dei propri sogni” ha aggiunto Ognev. Infine è stato ricordato come i Vespa Club di Mosca, San Pietroburgo e Tjumen’ siano stati importanti parti di questo viaggio fornendo aiuto logistico utile all’avventura. Il libro permette anche di apprezzare come gli occhi di uno straniero possano vedere la vastità territoriale, etnica, linguistica, religiosa e culturale di una nazione immensa come la Russia.

Successivamente un video-intervento dell’autore, impossibilitato a presenziare, ha contribuito ad accendere ulteriormente l’interesse per la serata.  “Sono felice e onorato di essere con voi e sono felice che il mio libro sia stato tradotto in lingua russa”, sono le parole con cui ha esordito l’autore. “Desideravo visitare la Russia perché la sentivo molto affine alle mie attitudini, e l’ho potuto fare a cavallo di una Vespa che è un eccezionale social network perché quando arrivi con lei chi ti vede già ti conosce”, ha detto, prima di concludere con un augurio: “Vi invito a viaggiare lungo le strade del vostro immenso Paese perché potrà regalarvi grandi emozioni”. Uno scroscio di applausi ha salutato le parole da remoto di Fabio Cofferati.

Anche per supplire solo parzialmente all’assenza dell’autore ho scelto di recarmi a Mosca dalla relativamente vicina (900 km) Kazan’. Ignoravo che nelle stesse ore la capitale russa sarebbe stata colpita dalla più grossa nevicata degli ultimi sessanta anni, un evento che ha contribuito a rendere ancora più pittoresco il reportage sulla presentazione del libro. Il mio intervento è stato relativo alla genesi del viaggio e alle difficoltà burocratiche e logistiche che Fabio ha affrontato per riuscire a coronare il sogno di avvicinarsi il più possibile al Giappone. Allo stesso tempo è stato interessante rispondere alle domande degli intervenuti relative alla parte di esperienza automobilistica che Domenico Raguseo ed io abbiamo vissuto accanto a Fabio Cofferati e alla sua Vespa del 1963.

Sono pochi i moscoviti che hanno esplorato l’Estremo oriente del proprio Paese e ancora meno quelli che lo hanno fatto con un mezzo di trasporto per un viaggio nel quale occorrono settimane. Probabilmente è proprio questo l’elemento di maggiore interesse di un’avventura del genere ed è anche il motivo per il quale i probabili lettori di “Ancora in vespa da Milano a Tokyo” non saranno solo gli appassionati di Vespa. Non abbondano nelle librerie russe i resoconti di viaggio scritti da stranieri tradotti in una lingua che è parlata da oltre duecentocinquanta milioni di persone e quindi ben oltre i confini russi.

Chissà se proprio grazie a questa opportunità per Cofferati non si possa aprire, oltre a quella di viaggiatore, una nuova carriera di scrittore oltre i confini italiani. In tal caso, in vista della probabile seconda ristampa, sarà tempo di riportare Cofferati in Russia e fare presentazioni in molte delle principali città, iniziando da quelle protagoniste di un viaggio che lo ha visto partire dalla sua Emilia ed arrivare fino all’isola di Sachalin.

La Milano-Cortina-Tokyo e una pizzeria estone che sa di Valtiberina

"La casa nostra" a Kaberneeme

Se il confine tra Unione Europea e Russia ha fatto perdere quasi due settimane di prezioso tempo durante il viaggio di andata della Milano-Cortina-Tokyo, questa volta la stessa dogana russo-estone tra le città di Ivangorod e Narva non ha costituito particolari problemi se non per la necessità della presenza di Domenico Raguseo oltre che in entrata anche in uscita dalla Federazione Russa. Domenico, aggiunto a sorpresa nella squadra del viaggio per esigenze di carattere burocratico, si è rivelato una persona ricca di iniziativa, sicuramente determinante sia per il successo del viaggio a metano più lungo di sempre che per l’ingresso della Vespa di Fabio Cofferati in Russia.

A Mosca!

Dopo una breve sosta a Kazan’ la Toyota di Snam, con a bordo l’impianto ibrido-gas naturale di Landi Renzo installato da Piccini Paolo Spa, ha ripreso il cammino verso la capitale russa. Questa volta è stato possibile programmare per tempo il nostro arrivo e quindi recuperare l’importante incontro con l’Ambasciata Italiana a Mosca saltato per il problema alla frontiera durante il viaggio di andata. Ad accoglierci davanti alla storica sede di Villa Berg, a due passi dal Ministero degli Esteri russo e un tempo sovietico c’erano molti addetti alla rappresentanza italiana, guidati dal vicecapo missione Guido De Sanctis e dal primo consigliere del’ufficio economico-commerciale Pierluigi Schettino. Situata vicino alla vecchia Arbat, la struttura è sede della rappresentanza diplomatica italiana dal 1924. In precedenza era di proprietà della famiglia Berg, scappata dopo la Rivoluzione del 1917. Assegnata come sede diplomatica alla Germania, fu abbandonata nel 1920 poiché il rappresentante diplomatico tedesco vi fu assassinato probabilmente da due membri dei servizi segreti russi. Prima dell’arrivo degli italiani ospitò il direttivo dell’Internazionale Comunista. Dopo le foto di rito davanti all’ambasciata, ci siamo trasferiti all’interno per un cordiale incontro che ha ripercorso le principali tappe del nostro viaggio per poi passare ad un approfondimento dei rapporti commerciali tra Russia ed Italia legati al mondo del gas naturale. Le dinamiche economiche tra i due Paesi attorno alla tematica del metano sono importantissime e mobilitano interessanti risorse economiche in entrambe le direzioni.

Qui il mondo cambia anche in soli due mesi

La Russia è un Paese che può stupire per la lentezza con la quale avvengono alcune trasformazioni o semplicemente per la sua burocrazia, che non è da meno di quella italiana. Allo stesso tempo Mosca è in grado di vincere scommesse contro il tempo e lo dimostra la velocità con cui riesce a costruire infrastrutture, ad esempio il ponte che unisce la Crimea al resto del Paese, oppure per i risultati della ricerca contro il Covid che hanno portato alla nascita dello “Sputnik”, primo vaccino brevettato per combattere il virus che ha paralizzato il mondo. Al centro della nostra attenzione è il confronto tra il nostro viaggio di andata e quello di ritorno, che nella parte di viaggio tra Mosca e San Pietroburgo si è ripetuto a meno di due mesi di distanza. Questo breve lasso di tempo è servito a far scomparire le voragini che caratterizzavano la strada che conduce alla stazione di metano di Tver’, ma soprattutto ad inaugurare più di una stazione di rifornimento nella nuova autostrada M11 che collega le due importanti città della Russia. A circa metà del percorso, in entrambe le direzioni, sono sorte due stazioni autostradali Gazprom di metano, le prime nel grande Paese. Oltre che il metano è possibile nello stesso luogo fare rifornimento di metano liquefatto (gnl). Una vera ed incredibile sorpresa dato che eravamo passati di qui cinquanta giorni prima e non avevamo percepito traccia di questi due luoghi aperti da appena una settimana. Ci confermano che siamo la prima auto non russa ad effettuare rifornimento in questo strategico luogo.

Il ponte sul fiume Narva

Dopo una sosta serale dalle parti di San Pietroburgo, al mattino della domenica, armati di ennesimo tampone Covid, documenti e tanta pazienza, ci rechiamo alla frontiera di Ivangorod-Narva per quello che abbiamo programmato come rientro nell’Unione Europea. Siamo cauti con l’ottimismo visti i guai passati la volta scorsa. Stavolta oltre me, Domenico e Bruno il cinghiale, in un auto stracolma di bagagli, ci sono mia moglie Olga e mia figlia Alisa, che non varcano una frontiera da quasi venti mesi. Prima di arrivare a Narva facciamo l’ultimo economico rifornimento di metano in terra russa. A parte i consueti tempi lunghi, soprattutto sul lato russo, tutto stavolta fila liscio e la Toyota C-HR è finalmente sdoganata in Unione Europea dopo aver concluso la lunga, chilometricamente parlando, importazione temporanea in terra russa. Come primo gesto oltre confine torniamo sul balcone panoramico che domina il fiume che dona il proprio nome alla parte estone della città, un tempo unita nell’Urss e oggi divisa tra Russia ed Estonia e soprattutto tra lo stato euroasiatico e l’Unione Europea. A questo punto Domenico recupera la sua auto parcheggiata precedentemente in una dacia di campagna non lontana dal confine grazie alla collaborazione con le filiali polacche e lettoni di uno dei nostri principali sponsor. Con l’occasione i proprietari della dacia ci fanno dono di pomodori, cetrioli e carote per sostenere il prosieguo del nostro viaggio! Raguseo rientra in Russia mentre io, la famiglia e il cinghiale proseguiamo l’avventura che ancora dovrà percorrere oltre tremila chilometri prima di arrivare in Italia.

Self-service baltici

Percorriamo i tre Stati baltici a cavallo del 23 agosto, il giorno che localmente ricorda la lunga catena umana composta da circa due milioni di persone che lo stesso giorno del 1989 unì Vilnius, Riga e Tallin in una forte protesta contro le autorità sovietiche. Alle 19.00 del giorno 23 agosto è abitudine ricordare quell’evento tornando in strada e ripetendo, ormai solo parzialmente e unicamente nei pressi delle grandi città, quel gesto che contribuì a cambiare la storia di Lituania, Lettonia ed Estonia. I tempi sono cambiati e a distanza di trent’anni dall’indipendenza alcune problematiche non sono affatto risolte. Se il tenore di vita è sicuramente migliorato grazie al sostegno dell’Europa e alla capacità di gestire bene le risorse arrivate, dall’altra parte continua a non essere chiaro lo status di centinaia di migliaia di cittadini di origine russa che sono parzialmente esclusi dalla vita politica del paese. Il rapporto con la Russia rimane controverso e combattuto. Nel caso del metano tutti e tre i paesi restano buoni clienti di Mosca e perseguono lo sviluppo di numerose stazioni di rifornimento tutte self-service e aperte h24. In molti casi, soprattutto in Estonia, non sono neppure presidiate e tutto si svolge automaticamente sia per le auto che per i mezzi pesanti ampiamente metanizzati. La Lettonia è l’unica dei tre Baltici in cui le colonnine di rifornimento, ovviamente rigorosamente self-service, sono sempre all’interno di distributori dove è possibile trovare i carburanti tradizionali e il gpl ed è presente un ottimo servizio di bar e ristorazione. Quello che è certo è che la rete dei distributori di metano è in rapida espansione da alcuni anni e sta facendo capolino anche il biometano, visto come alternativo all’importazione del gas russo. Oggi non c’è angolo dei tre Paesi baltici dove non arrivi la possibilità di rifornirsi di gas naturale, opportunità da noi ampiamente sfruttata durante questo ed altri viaggi.

Una pizzeria che sa di Valtiberina

La penisola e villaggio di Kaberneeme dista circa trenta chilometri da Tallin. Si trova ad est ed è sicuramente uno dei posti di mare più belli della costa estone. Qui ha una seconda casa con una piccola attività di bed and breakfast Tanel Eigi che assieme alla moglie Stina e ai tre figli Morris, Meliina e Madleen ha avuto un’ulteriore brillante idea, quella di aprire una pizzeria in stile italiano direttamente sul giardino di casa. La famiglia Eigi in passato ha lungamente frequentato l’Italia, per l’esattezza proprio Sansepolcro e la Valtiberina. Tanel ha sviluppato una grande passione per il vino ed ha contribuito anche alla creazione della prima rivista estone sul tema. Tutta la famiglia ama il cibo italiano e lo si percepisce dalla costruzione maniacale del menù di “La casa nostra”. Il nome è italiano come la musica che si può ascoltare mangiando una pizza fatta con ingredienti al 100% provenienti dall’Italia. Non mancano birre e vini sempre figli del Belpaese. Tanel anni fa mi aveva informato dell’attività di soggiorno vicino alla loro casa, mentre ho appreso dalle pagine social dell’esistenza di questa pizzeria e dell’aspetto gradevole del cibo, almeno attraverso le fotografie. Gli Eigi ammettono di essersi innamorati dell’Italia e del nostro cibo anche attraverso i loro periodici soggiorni in Valtiberina. Da ex ristoratore che ha contribuito a far nascere questo amore, ammetto di essere stato davvero emozionato nel visitare “La casa nostra”, e sentirmi dire che è anche merito mio e di Sansepolcro se tutto questo è stato realizzato mi ha lasciato senza parole. Il fatto che oggi a Kaberneeme e dintorni tanti estoni possano mangiare una pizza italiana eccellente è frutto di attenzioni che gli osti e i ristoratori di Sansepolcro hanno avuto nei confronti di questa famiglia estone. Mi chiedo quanti casi simili esistano in giro per il mondo e probabilmente della maggior parte di questi in Valtiberina non è mai arrivata notizia.

A Varsavia!

La Polonia è un Paese dove la diffusione del metano per autotrazione vive un momento di stallo anche per le scelte del governo nazionale di non volere essere troppo legato economicamente alle risorse naturali vendute dalla Russia. Non mancano le stazioni di rifornimento di gpl, se ne contano circa quattromila. Qui gli italiani giocano ancora una volta un ruolo da protagonisti con posizioni importanti nel mercato della trasformazione delle auto verso i due carburanti gassosi. All’andata fummo ospiti della filiale polacca della Landi Renzo, stavolta abbiamo il piacere di raccontare il nostro viaggio nell’Ambasciata d’Italia a Varsavia. Abbiamo avuto modo di incontrare la vicecapo missione Laura Ranalli assieme al Primo segretario Simone Balzani, che hanno ascoltato con interesse la nostra avventura e ci hanno invitato ad inserire Varsavia anche nelle prossime tappe di eventuali avventure simili.

Articolo pubblicato originariamente su www.teverepost.it.

Tra Mosca e il Tatarstan

Visita a Garant-Gas

Dopo le tempeste burocratiche e quelle meteorologiche è tornato il sereno su entrambi i fronti della spedizione italiana verso il Giappone. Successivamente alla lunga sosta alla frontiera russa e dopo la pausa programmata per consentire la partecipazione all’Ecorally del Portogallo, la Toyota ibrida-gas naturale di Snam ha ripreso il viaggio all’interno della Federazione Russa. A questo punto resta un’unica complessa frontiera da attraversare, quella tra Russia e Giappone, che al momento sembrerebbe impenetrabile. Il team a supporto della spedizione è al lavoro per ottenere gli ultimi permessi, consapevole che il momento della verità sarà tra circa novemila chilometri e otto fusi orari. Nel frattempo continuano le attività parallele al viaggio, come la visita alle officine Landi Renzo lungo il percorso.

L’accoglienza a Mosca

Non era facile pronosticare come e quando avremmo superato la frontiera viste le complicazioni che hanno costretto Domenico Raguseo e il sottoscritto a ripetere più volte le procedure di ingresso in dogana. Non abbiamo potuto dare neppure ventiquattro ore di preavviso a coloro che ci aspettavano a Mosca, con la conseguenza che l’appuntamento all’Ambasciata d’Italia sarà posticipato al viaggio di ritorno dal Giappone, mentre con nostra sorpresa una sola ora di preavviso è stata sufficiente per organizzare l’accoglienza presso l’officina Garant-Gas di Mosca. Dopo il rifornimento di metano alla stazione Gazprom ANGSK-11 situata a nord-ovest, non lontano dal MKAD, il raccordo anulare che gira attorno alla capitale, siamo arrivati nel quartiere di Chorošëvo-Mnëvniki dove ha la sede Garant-Gas, storico partner di Landi Renzo in Russia. Il titolare Arno e un intero esercito di meccanici hanno prima accolto e poi lungamente esaminato l’impianto installato sulla nostra auto. Oltre agli aspetti tecnici ha attratto l’interesse delle maestranze il particolare colore azzurro delle tre bombole da ventiquattro litri ciascuna installate nel bagagliaio della C-HR, nonché i particolari di come è stato attrezzato il bagagliaio e la conseguente riduzione dell’impatto che solitamente le bombole hanno sugli spazi e sull’estetica del vano bagagli. Giudicata interessante anche la scelta di “nascondere” la presa di carico all’interno dello sportellino del serbatoio. Oltre alle foto di rito con il persone dell’officina non è mancato un ottimo pranzo nel ristorante vicino e la promessa di accoglienza alla filiale di Juzno Sachalin della stessa Garant-Gas. Proprio dove terminerà la parte russa del nostro viaggio, sull’isola ad appena quarantatre chilometri dal Giappone, si trova una delle sedi degli installatori che operano assieme a Landi Renzo. Terminato l’incontro con Arno e i suoi uomini ci siamo avventurati nella tempesta d’acqua che ha colpito Mosca nel giorno del nostro arrivo determinando allagamenti e problemi alla circolazione. Nei dieci secondi utilizzati per fare le foto di rito nella Piazza Rossa ci siamo letteralmente inzuppati d’acqua come se avessimo fatto un tuffo nella Moscova.

Il viaggio verso il Tatarstan

A Podol’sk, dove vive la famiglia di Domenico, il nuovo membro della spedizione, abbiamo sperimentato le nuove regole Covid in vigore in Russia. Da qualche giorno in più di una regione non è infatti possibile accedere ai ristoranti e locali pubblici in assenza di vaccinazione o di test Covid recente. Naturalmente la stretta sulle regole complica il nostro viaggio, così come l’assurda vicenda del mancato riconoscimento reciproco tra i vaccini russi ed europei. Il tragitto da Mosca a Kazan’, meno di mille chilometri, vede un’ottima copertura delle stazioni di metano. Effettuiamo il primo rifornimento a Vladimir, storica città già capitale della Russia nel suo glorioso passato. Qui sono due le stazioni di metano e non c’è nessun problema per la presa di rifornimento europea presente in ben due colonnine. Dal precedente viaggio dual fuel del 2018 le infrastrutture stradali russe sono ulteriormente migliorate, e il fondo stradale, un tempo il vero terrore di ogni automobilista, conferma che anche l’amico Fabio Cofferati in Vespa troverà una situazione molto migliore rispetto agli anni precedenti.

Nižnij Novgorod, bella città alla confluenza tra Oka e Volga, vanta uno splendido cremlino e anche quattro stazioni di metano. La fila di camion, taxi, bus e furgoni ci ricorda ancora una volta come il gas naturale si stia velocemente espandendo in tutta la Russia. Nella città a metà strada tra Mosca e Kazan’ non troviamo l’attacco europeo Ngv-1, ma ci sono gli adattatori messi a disposizione dalla stazione di rifornimento. I restanti 450 chilometri per arrivare a Kazan’ non sono in una piatta pianura come tra Mosca, Vladimir e Nižnij Novgorod, ma salite e discese si alternano in quella che è la sponda destra del Volga, il fiume più lungo d’Europa. Non ne avremo bisogno poiché copriremo i 450 chilometri con l’ultimo pieno effettuato, ma in ogni caso avremmo avuto posti per rifornirci sia in Ciuvascia che alle porte del Tatarstan. Proprio il passaggio dalla terra dei ciuvasci a quella dei tartari è stato salutato da un nuovo collegamento radiofonico con Caterpillar, trasmissione di RadioDue che ha preso a cuore le dinamiche che ruotano attorno alla nostra avventura intercontinentale e contribuisce in modo netto a mantenere alta l’eco mediatica del nostro viaggio.

La sosta a Kazan’

Ancora una volta Kazan’ è il quartier generale avanzato del nostro viaggio. La scelta di una delle ultime grandi città prima dei Monti Urali è anche dovuta al fatto che è da alcuni anni il mio luogo di residenza e dove vive la mia famiglia. La sosta serve a riprendersi dopo le fatiche della prima parte della nostra avventura, ma anche a fare manutenzione al nostro veicolo e risolvere ulteriori aspetti burocratici che ormai contraddistinguono il nostro viaggio in tempo di pandemia. La variazione dell’equipaggio con l’arrivo di Domenico ci obbliga a mettere in regola la sua posizione per il resto del viaggio. Colui che ha risolto i nostri problemi di frontiera ha un visto in scadenza il 12 luglio e un altro che parte il 15 dello stesso mese. Per poterlo aspettare è quindi necessario fare una sosta, e Kazan’ è logisticamente il luogo migliore. Se i controlli all’auto necessiteranno di pochi giorni, non è ancora chiusa la pratica per cercare di raggiungere il Giappone. Avremo un invito ufficiale da parte di Ngv-Japan e prima o poi dovremo tentare di avviare la pratica di concessione del visto in uno dei numerosi consolati nipponici in terra russa. L’impresa è ardua ma ci è stato consigliato di rivolgerci ad uno di quelli più vicini all’arcipelago che ospiterà i giochi olimpici. Južno-Sachalinsk o Vladivostok sono le sedi diplomatiche migliori per tentare di superare l’ultimo scoglio burocratico e soprattutto l’ultimo braccio di mare che separa il continente euroasiatico dal Giappone. La sosta in Tatarstan sarà ulteriore occasione di rafforzare i legami tra i nostri viaggi e la città di Kazan’, dove si terrà anche un incontro con le autorità e i media locali nei prossimi giorni.

Numeri del viaggio tra sorprese e conferme

Le difficoltà avute lungo le strade europee hanno portato ad un notevole aumento dei chilometri previsti finora. Secondo il programma di viaggio all’arrivo a Kazan’ dovevamo aver percorso circa 4.500 chilometri. I numeri reali raccontano di poco più di duemila chilometri oltre il previsto. Il motivo è dovuto sia al doppio rimbalzo alla frontiera tra Lettonia e Russia, sia alla scelta di allungare via Estonia e San Pietroburgo. Solo la deviazione verso la città di Pietro il Grande e il passaggio obbligato da Riga è costata oltre mille chilometri, ma ha permesso il vantaggio di riuscire a rifornire metano con maggiore tranquillità, considerato l’ampio numero di punti di rifornimento tra San Pietroburgo e Mosca. Ad oggi su 6.571,2 chilometri percorsi abbiamo dovuto usare la benzina solo in circa 200, pari al 3% del viaggio. Di conseguenza è il 97% la parte di viaggio percorsa a gas naturale. Come più volte sottolineato i consumi si sono per ora attestati molto vicino agli auspicati 40 chilometri con un chilogrammo di metano che significa, tenendo conto dei prezzi europei, tra i 2 e 3 eurocent a chilometro, di gran lunga il consumo più basso mai registrato da quando effettuiamo lunghi viaggi. Solo più avanti, oltre il lago Bajkal, avremo modo di testare il consumo della nostra auto a benzina. Lo faremo laddove non sarà sempre possibile il rifornimento di metano. Il dato del consumo di benzina sarà determinante per scoprire il risparmio che l’impianto a gas naturale permette alla Toyota C-HR. Seppure irreali per il mercato europeo, è interessante comprendere come in Russia tutte le stime sull’aspetto economico del consumo abbiano un impatto diverso. Con la benzina che costa circa 0,55 euro al litro e il metano attorno ai 0,35 euro al chilo è evidente che il risparmio aumenta di tre volte, portando il nostro consumo a chilometro attorno ad un eurocent, o se preferite ottanta copeche.

Articolo pubblicato originariamente su TeverePost.it.

Giorni 106-109 – Metano, patrie e famiglia

29-30 settembre – 1-2 ottobre 2018 Kazan-Mosca-San Pietroburgo (km. 1472, tot. 31.329)

29 e 30 settembre 2018

Il sabato e la domenica successive all’arrivo di Alisa in Via dei Cosmonauti sono il momento di pace che precede il lungo e come al solito complicato viaggio verso l’Italia della Toyota Hilux della Torino-Pechino. Il programma prevede il lunedì il trasferimento a Mosca e il giorno successivo adempimenti burocratici al Consolato italiano e trasferimento a San Pietroburgo. Nella ex Leningrado la Hilux e il capospedizione Guido Guerrini saranno ospiti dell’International Gas Forum. Il giorno 4, ultimo giorno di validità del visto, la spedizione uscirà dalla Russia per entrare nelle Repubbliche Baltiche. Il week-end trascorre più veloce del previsto tra i preparativi della ripartenza e gli assestamenti dovuti al nuovo membro della famiglia. Guido dopo aver aspettato a lungo l’arrivo della figlia è costretto a salutarla per rivederla tra cinque settimane, ovvero quando inizierà il periodo del nuovo visto russo. Il rifornimento di metano alla nuova stazione Gazprom di Kazan, dove scopriamo la presenza dell’attacco europeo oltre a quello russo, precede di pochi minuti il momento di addormentarsi.

1° ottobre 2018

La sveglia delle 6 mattutine lascia la bocca davvero amara. Colazione, valige in auto, saluti a moglie e figlia per poi partire verso Mosca cercando di evitare il traffico della capitale tartara. Poco oltre l’attraversamento del Volga la Torino-Pechino “tocca” il chilometro 30.000 del lungo viaggio. Si festeggia con una colazione abbondante appena entrati nella Repubblica di Ciuvascia, ennesima entità federale della Russia. Il percorso che collega Kazan e Mosca è ormai molto conosciuto e in senso contrario fu percorso dalla Toyota Hilux lo scorso giugno. Il Mondiale di Calcio 2018 ha contribuito ad un miglioramento della viabilità e permette di viaggiare molto più sereni, visto che le temibili buche del passato sono scomparse. Le voragini impedivano di superare i limiti di velocità, cosa oggi più probabile rispetto al passato. Episodio curioso nei pressi di Nizhnij Novgorod, quando nel parcheggio del kafè dove pranziamo troviamo uno spazio riservato ai “visitatori cosmici” accompagnato da un simbolo con un disco volante… Accompagnati da un bel sole e con una temperatura tornata attorno ai quindici gradi, Bruno e Guido arrivano poco prima del tramonto a Vladimir dove riforniscono di metano nella nuova stazione Gazprom inaugurata circa un mese fa, che quindi non era attiva durante il viaggio di andata. La stazione ci è stata segnalata da Fornovo, che ha installato il compressore, ed è molto all’avanguardia, considerato che oltre al metano ha una colonnina elettrica in grado di caricare a 22 kW. Circa tre ore di buio accompagnano il viaggio fino al quartiere di Otradnoe a nord di Mosca, dove è in programma una curiosa cena tra alcuni protagonisti della Torino-Pechino. Guido e Bruno incontrano il padrone di casa Emanuele e rivedono, dopo averlo salutato in quel di Vilnius oltre tre mesi fa, anche Augusto. Se Emanuele da molto tempo vive a Mosca, Augusto è appena arrivato per seguire un master universitario. Si cena, si brinda all’incontro e alla paternità di Guido per poi concentrarci e metterci a lavorare in vista dell’evento di San Pietroburgo di dopodomani. Non possiamo sfigurare con Gazprom, visto che essere invitati a questa fiera era un sogno fin dall’inizio del viaggio, ma la stanchezza della lunga giornata ci costringe ad addormentarci in poco tempo.

2 ottobre 2018

Qualche ora di riposo in più del consueto e, per Guido, fuga al Consolato italiano per adempimenti burocratici conseguenti alla nascita della figlia. Come da copione, dopo quasi un’ora di lunga fila, emerge la mancanza di un qualcosa che costringerà ad un ennesimo ritorno a Mosca nel corso del mese di novembre. La burocrazia italiana è complessa, quella russa è terribile. Se le due si sommano insieme si possono raggiungere perversioni non pensabili. La mezza giornata persa dietro ai documenti costringe la Toyota Hilux a lasciare Mosca attorno all’ora di pranzo. Volante girato verso nord nel tentativo di arrivare a San Pietroburgo ad un’ora non troppo tarda. Ad agevolare il cammino c’è la nuova autostrada M11, che in parte prende il posto della vecchia M10 che avevamo percorso nei viaggi precedenti. La M11 ricorda molto l’Italia sia per i cartelli verdi che la contraddistinguono che per il salatissimo pedaggio nei primi ottanta chilometri. Senza alcuna giustificazione plausibile, la prima parte di strada costa esattamente come tutto il restante. Circa 1200 rubli (15 euro) per i cinquecento chilometri già costruiti, suddivisi in 650 rubli per la prima parte e 550 per la seconda. Esattamente come le autostrade belghe, tutto il tratto in questione è dotato di un ottimo e funzionante impianto di illuminazione. Al completamento finale mancano ancora circa centocinquanta chilometri, in parte attorno a Tver’ e l’ultima parte, comunque già a doppia corsia, che conduce a San Pietroburgo. La strada passa attraverso il Rialto del Valdaj, che oltre ad essere un parco nazionale è anche il luogo dove nasce il fiume Volga. Curioso che un fiume di oltre 3.500 chilometri, dal Valdaj al Mar Caspio, abbia la propria sorgente ad appena 228 metri di altitudine. La catena collinare che supera in alcuni punti i trecento metri dà origine anche al Dnepr, che sfocia sul Mar Nero, e alla Dvina, che si tuffa nel Mar Nero. Pochi metri di altitudine che riescono a dividere tre bacini idrografici. Usando con attenzione i rifornimenti di metano e gasolio fatti nella giornata di ieri riusciamo ad arrivare nella città di Tosno, a circa cinquanta chilometri dalla sede fieristica che domani ci ospiterà. Sempre qui domani mattina visiteremo una nuova stazione di rifornimento dove si trova anche, e non solo, il metano. Un’ottima cenetta all’interno dell’hotel che porta lo stesso nome della città precede gli ultimi preparativi per la conferenza di domani.

Equipaggio di questi giorni: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Emanuele Calchetti, Augusto Dalla Ragione

Giorno 10 – Dalla nuova alla vecchia capitale + La Russia underground di Rita Bonacini

25 giugno 2018, Mosca-Vladimir (201 km) – Totale 4.659 km.

Anche la seconda mattina moscovita comincia con un orario tardivo rispetto alla media della sveglia mattutina dell’intero viaggio. L’obiettivo non difficile della prima parte della giornata è il recupero dell’auto nel parcheggio privato del Centro Italiano di Cultura. L’occasione è utile anche per un ultimo saluto con la direttrice Silvia, gli insegnanti Gianpaolo e Sara, oltre che la segretaria Yulia, che ci ha donato due scatole di fiammiferi portafortuna che porteremo con noi nell’intero viaggio. Tornati nel quartiere di Otradnoe, dove abbiamo dormito in questo finesettimana, incontriamo il responsabile marketing di Italgas, partner russo del nostro sponsor Ecomotive Solutions. L’incontro con Ilya Dorodnev è molto cordiale e con la collaborazione del suo staff veniamo coinvolti in una videointervista sul nostro viaggio, sul sistema diesel-metano e sulla mancata qualificazione dell’Italia ai mondiali di calcio. Lasciato Ilya, si provvede al carico di bagagli e ci congediamo da Emanuele che tornerà ad essere compagno di viaggio dalla prossima settimana nella lunga tratta Kazan-Vladivostok.

L’ultimo gradito impegno in terra moscovita è presso una nuovissima stazione di metano situata al km 109, nel lato interno, del MKAD, il già citato anello stradale che circonda la capitale russa. La nuova stazione di Gazprom, realizzata in collaborazione con Fornovo Gas, è aperta da appena una settimana ed è ubicata in un luogo simbolo della storia dei nostri viaggi ad oriente. Proprio all’uscita per Shosse Entuziastov del MKAD, nel lontano 2004, nacque l’idea della Torino-Pechino realizzata nel 2008. Quel giorno di luglio di 14 anni fa, a quel bivio girammo a destra verso il viale Entuziastov che conduce al parco di Izmajlovo alla periferia est di Mosca. Avemmo un brivido al solo immaginare la bellezza di poter svoltare a sinistra verso la M7, la strada che collega Mosca agli Urali e poi, cambiando nome, alla Siberia. Quattro anni dopo, e adesso quattordici dopo, il piacere di svoltare a sinistra ed avventurarsi nelle lande più orientali del continente euroasiatico è diventata una realtà. Concludiamo il rifornimento di metano con una foto scattata dal gestore che ha voluto fermare nei ricordi la prima auto non russa a rifornirsi in questa stazione, oltre naturalmente alla prima auto a diesel-metano.

I circa 180 chilometri che ci separano dall’antica capitale russa Vladimir volano via in poco tempo anche grazie alle condizioni di traffico non proibitive. Riusciamo a sfruttare anche le ultime ore del giorno per fare un poco di turismo negli stessi luoghi che videro protagonista la Torino-Pechino 2008. All’epoca ci fermammo a Vladimir tre giorni per prepararci nel modo migliore al salto verso la Siberia. Quest’anno lo stesso ruolo sarà rivestito da Kazan, circa 600km più ad est e città dove vive la nuova famiglia di Guido. Vladimir è la città gemellata con la toscana Anghiari, patria di Andrea, uno dei nostri storici compagni di viaggio. Questa volta non abbiamo previsto momenti ufficiali di incontri o scambi culturali limitandoci ad un frettoloso soggiorno. La serata si conclude nella centralissima Bolshaja Moskovskaja Ulitsa dove degustiamo degli ottimi piatti di cucina uzbeka poco prima della passeggiata per digerire attorno alla quasi millenaria “Porta d’Oro”.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

– Le stazioni di metano attorno a Mosca sono diventate molte, forse una decina, contro le poche unità del 2008.
– Il nostro ristorante preferito a Vladimir, il tradizionale “Telega”, ha cessato l’attività da poco tempo
– I lavori di ampliamento della M7 tra Mosca e Vladimir sono finalmente terminati dopo circa un decennio di “remont”.

Anche oggi continuiamo la rubrica “L’Italia ai Mondiali siamo noi” con la storia di un’altra modenese, Rita Bonacini.

Come sei arrivata in Russia?

Dopo aver superato il temibile esame di ammissione a scienze della comunicazione a Bologna, cambiai subito strada e decisi di studiare lingue a Parma, e forse più per esclusione che altro scelsi francese e russo. Diciotto anni fa venni in Russia per la prima volta per un corso estivo. Arrivai in una San Pietroburgo che era molto meno accogliente di adesso, ma – nello studentato in cui vivevamo in condizioni igieniche precarie – mi legai fin da subito a un gruppo di amici fantastici. Terminato il corso rientrai in Italia per tornare l’anno dopo. Ho fatto un Erasmus in Francia, poi sono tornata in Russia, dove posso dire di aver iniziato a mettere radici più forti a partire dal 2003: all’inizio studiavo la lingua e intanto davo lezioni di italiano, poi, dopo la laurea, ho iniziato a lavorare nel settore dei trasporti, di cui mi occupo tuttora.

Quali luoghi preferisci di questo Paese?

Il cuore è a San Pietroburgo. Forse per il vissuto, gli amici, perché è molto bella esteticamente, perché rispetto a Mosca ha ritmi un po’ più blandi, è meno fighetta, più ruspante. E comunque forse mi piace ancora di più il resto della Russia, che è più verace. Ho avuto modo di vederne molta, e ad oggi ho viaggiato in 54 degli 85 soggetti federali che compongono il Paese, con due Transiberiane, parecchi voli interni e qualche escursione in macchina, tra cui una piccola partecipazione, o meglio, un’infiltrazione, alla trasmissione televisiva Overland.

Una cosa positiva e una negativa della Russia?

Una cosa positiva sono sicuramente i rapporti umani, i tanti amici; con loro ho avuto la possibilità di vivere un mondo un po’ “underground”, che è molto stimolante, tra poeti, artisti, ma va preso a piccole dosi: se vuoi continuare a lavorare, ad andare in ufficio al mattino, non puoi sempre andare dietro a chi tira tardi tutte le sere.

Tra le cose negative c’è che in certi ambiti qua siamo piuttosto indietro, e mi viene in mente la sanità, dove ci sono situazioni in cui ti senti dire: “Ok, l’operazione costa tot, ma farla meglio costa di più”, e allora ti sembra che venga data alla vita umana un’importanza diversa rispetto a come sei abituato.

Dove immagini il tuo futuro?

Il futuro me lo immagino qui, anche perché in Italia non saprei cosa andare a fare: ci ho fatto le scuole, ma tutta la mia vita adulta, la mia vita lavorativa è stata in Russia. Certo, magari sarebbe meglio a San Pietroburgo, ma va bene anche Mosca.

Equipaggio di oggi: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti (per poco), Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale.

Giorno 9 – Una giornata a km 0 e i luna park di Fulvio Tardini

24 giugno 2018, giorno 9 (km 0) – Totale 4.458.

Primo giorno di vero riposo dall’inizio del viaggio per il nostro veicolo a diesel-metano, che non si è mosso dal parcheggio del Centro italiano di Cultura. Per noi questo ha significato la possibilità di poter dormire, per la prima volta, fino alle 10 del mattino. Dall’“Hotel Calchetti”, ubicato nella parte nord della città, ci spostiamo con la metropolitana fino alla Piazza Rossa con l’obiettivo di portare Sergio in visita al Mausoleo di Lenin a quarantotto anni di distanza dalla prima e unica visita del 1970. Considerato che il Padre della Rivoluzione è morto nel 1924, è curioso constatare che sono passati più anni tra la prima e la seconda visita di Sergio che dalla morte di Lenin al viaggio del 1970. Nonostante la fine dell’Unione Sovietica non è mai scemato l’interesse per il Mausoleo di Lenin, la cui visita comprende non solo la contemplazione della salma imbalsamata di Lenin – sotto lo sguardo di soldati pronti a redarguire con severità chi parla, chi porta il cappello o le mani in tasca, chi indugia troppo o chi prova a uscire dal percorso previsto – ma soprattutto la necropoli sul retro della struttura principale, dove si trovano le tombe degli ex capi di stato, primi ministri, generali della seconda guerra mondiale, rivoluzionari e cosmonauti come Jurij Gagarin.

Dopo un nuovo frugale pranzo in un’altra mensa dei magazzini Gum, ci rechiamo nella zona del VDNKh, il celebre parco delle conquiste dell’economia nazionale. La visita comincia con il Monumento alla Conquista dello Spazio e col Museo della Cosmonautica per sognare un nostro viaggio a diesel-metano verso lidi sempre più lontani. Segue una lunga passeggiata nel grande parco moscovita, di fatto un cantiere a cielo aperto dove vestigia di epoca sovietica stanno tornando a nuova vita grazie ad un attento restauro in corso da almeno un anno, mentre turisti e popolazione locale passeggiano e fotografano miriadi di simboli del non lontano passato del Paese.

In un ristorante armeno nei pressi dell’Hotel Cosmos incontriamo quattro amici italiani di Mosca. Con la giornata di oggi prende il via la speciale parte di diario dedicata alle storie degli italiani che vivono in Russia. Questa parte di racconto sostituisce le cronache che avevamo progettato di fare seguendo la nazionale di calcio italiana ai Mondiali di Russia. Cercheremo, attraverso queste brevi interviste che costituiscono una rubrica dal titolo “L’Italia ai Mondiali siamo noi”, di raccontare la vita di quei connazionali che, senza bisogno di spareggi di qualificazione con la Svezia, vivono e vivranno quotidianamente la propria esperienza di vita in Russia.

Il primo racconto che vi proponiamo è quello di Fulvio Tardini, il venditore di giostre venuto da Modena.

Come sei arrivato in Russia?

Come spesso succede, per caso. Nei primi anni ottanta una vicina di casa mi chiese se mi interessasse partecipare a un corso di lingua russa organizzato dall’Associazione di amicizia Italia-URSS. Avevano bisogno di un numero minimo di iscritti per attivare il corso, così iniziai più per fare un favore a questa persona che per reale convinzione. Alla fine continuai per due anni, ma dopo questa parentesi abbandonai la lingua russa per quasi vent’anni. Nel frattempo iniziai a lavorare nel settore della vendita di giostre per luna park, prima a Modena, poi a Reggio Emilia e quindi a Vicenza, per un’azienda che fu interessata in particolare alle mie nozioni di russo e nel 2003 mi incaricò di recuperare deteriorati rapporti con i clienti di varie città della Russia.

E cosa hai fatto una volta arrivato in questo paese?

In una prima fase il lavoro mi costringeva a viaggiare molto, poi, in un periodo più tranquillo, ho avuto modo di riordinare appunti che avevo scritto nel corso del tempo e pubblicare un fortunato libro sull’organizzazione dei luna park. Dal 2013 ho poi iniziato a lavorare autonomamente, seguendo differenti progetti sempre nello stesso settore.

Nel corso degli anni mi sono trovato a vendere giostre in molte zone della Russia e dell’area ex sovietica, da Groznyj, che ho trovato in macerie subito dopo la guerra cecena, al Tagikistan, l’Uzbekistan, l’Ucraina, fino a cittadine siberiane che nonostante temperature di diverse decine di gradi sotto lo zero non si fanno mancare i luna park.

Si tratta infatti di un mercato molto vivo in cui i produttori italiani la fanno da padrone, sebbene negli ultimi tempi stia crescendo la concorrenza cinese.

Una cosa positiva e una negativa di Mosca?

Positive più di una: soprattutto dal punto di vista professionale è molto interessante e ti dà modo di costruire cose da zero, e questo ti inorgoglisce. E in più c’è sicurezza, servizi ottimi, ed è una città ricca di spunti sotto molto aspetti: per esempio c’è un Museo di arte orientale fantastico che non conosce nessuno. Una cosa negativa è che hai la sensazione che la maggior parte delle persone con cui entri in contatto cerchino sempre di cogliere l’occasione per “mungerti”, che si tratti di informazioni professionali o di soldi.

Vedi il tuo futuro in Russia o in Italia?

Be’, in futuro vorrei andare a vedere le partite del Modena, che quest’anno è tornato in serie D dopo il fallimento, e passeggiare con il cane per le mie montagne e per le vie della città.

Equipaggio di oggi: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale.

Giorno 8 – Nella Capitale mondiale

23 giugno 2018, Zvenigorod-Mosca (km 90) – Tot. 4.458 km

Naturalmente le lungaggini burocratiche della registrazione del visto russo non potevano essersi esaurite ieri sera. Fortunatamente le problematiche odierne riguardano solo la tempistica e non la sostanza della cosa. Il nostro tentativo di sveglia molto mattutina per arrivare presto a Mosca è reso vano dall’attesa del completamento della procedura. Lasciamo Zvenigorod e, riprendendo la M9-Baltica da dove l’avevamo lasciata, si riparte verso la capitale russa.

Pochi chilometri di MKAD, l’anello stradale a cinque corsie per senso di marcia che circonda la città, e ci rechiamo alla stazione di metano numero 11 situata nella strada Levoberezhnaja. Siamo arrivati alla stazione Gazprom dopo aver terminato il metano di Vilnius e percorso circa sei chilometri con il solo gasolio. Il nostro nuovo record di percorrenza con un pieno di metano sale a 970 chilometri.

Dopo la solita diffidenza iniziale dovuta alla mancata comprensione del fatto che un veicolo diesel possa viaggiare anche a metano, l’addetto al rifornimento nota nel nostro veicolo la pubblicità di Fornovo. Questa scoperta cambia l’atteggiamento di tutto il personale. Ci vengono mostrate foto di amici italiani in visita in questo luogo prima di noi, che sono tecnici e responsabili dell’azienda emiliana. Tra le note piacevoli di questo rifornimento c’è lo scoperta che l’attacco per il metano è del tipo Ngv 1, lo stesso che si trova in tutta Europa. La pressione di rifornimento è di soli 200 bar contro i 220 italiani. Ci viene spiegato che le nuove normative di sicurezza in Russia prevedono questo tipo di limitazione. Dopo le foto di rito e la consegna del libretto esplicativo del viaggio, finalmente possiamo raggiungere in pochi minuti casa di Emanuele Calchetti nel non lontano quartiere Otradnoe. Per la prima volta in questo viaggio dormiremo in questo luogo ben due notti consecutive.

Lasciati i nostri bagagli e le vettovaglie alimentari utili ad un italiano che vive in Russia, ci trasferiamo nel centro cittadino dove parcheggiamo la nostra auto presso il Centro italiano di Cultura, la scuola di lingue dove lavora Emanuele, presso la quale parcheggiamo il Toyota Hilux e soprattutto dove nel pomeriggio si svolgerà una iniziativa, dedicata al nostro viaggio, assieme agli studenti di lingua italiana.

Nelle ore di attesa prima dell’incontro pomeridiano, i due Guerrini approfittano per una passeggiata nel centro cittadino in festa per i Mondiali di calcio. Se per Guido la visita a Mosca è un rito ormai ripetuto diverse volte durante l’anno, non è così per Sergio. L’ultima volta che il Guerrini più grande ha solcato il pavimento della Piazza Rossa era il 1970, dal Cremlino sventolava un’altra bandiera e soprattutto Mosca era capitale di una nazione più grande e con un altro nome.

A parte il Mausoleo di Lenin e qualche stella rossa sulle torri, una delle poche cose rimasta in “soviet style” è la mensa numero 57 all’ultimo piano dei Magazzini Gum. Come in epoca sovietica c’è una lunga fila per conquistare un pasto a prezzo equo. Il centro di Mosca è strapieno di turisti e fa un’ottima impressione vedere popoli di tutto il mondo mescolarsi in un clima tutto sommato molto pacifico.

Rientrati a scuola diamo inizio all’incontro dedicato al nostro viaggio verso la Cina con passaggi sulla storia dei viaggi precedenti: da quello del 2008 sempre in Cina a quelli in Russia del 2011 e 2013 a Volgograd. Bello l’interscambio di notizie e domande tra i preparati studenti di lingua italiana, i loro docenti e i membri della spedizione Torino-Pechino 2018. Al centro dell’attenzione soprattutto ecologia, geografia e geopolitica.

A fine lezione si continua a parlare degli argomenti della “lectio magistralis” con alcuni degli insegnanti del Centro italiano di Cultura attorno a piacevoli piatti di cucina georgiana.

La serata termina non troppo tardi a “Casa Calchetti”.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– La prima cosa che ci viene in mente è il potenziamento dei mezzi pubblici di trasporto, metropolitana in primis, nella città di Mosca.

– Guardando il vecchio diario di viaggio del 2008 ci impressiona notare come il rublo sia svalutato del 100% in 10 anni, passando da circa 35 rubli per un euro ai circa 70-75 di oggi, al fronte di un’inflazione decisamente migliorata dato che è passata da circa il 13% a circa il 2,5%.

– Naturalmente gli stadi principali di Mosca sono tutti restaurati e in condizioni molto migliori di dieci anni fa.

I viaggiatori di oggi: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale