Giorni 106-109 – Metano, patrie e famiglia

29-30 settembre – 1-2 ottobre 2018 Kazan-Mosca-San Pietroburgo (km. 1472, tot. 31.329)

29 e 30 settembre 2018

Il sabato e la domenica successive all’arrivo di Alisa in Via dei Cosmonauti sono il momento di pace che precede il lungo e come al solito complicato viaggio verso l’Italia della Toyota Hilux della Torino-Pechino. Il programma prevede il lunedì il trasferimento a Mosca e il giorno successivo adempimenti burocratici al Consolato italiano e trasferimento a San Pietroburgo. Nella ex Leningrado la Hilux e il capospedizione Guido Guerrini saranno ospiti dell’International Gas Forum. Il giorno 4, ultimo giorno di validità del visto, la spedizione uscirà dalla Russia per entrare nelle Repubbliche Baltiche. Il week-end trascorre più veloce del previsto tra i preparativi della ripartenza e gli assestamenti dovuti al nuovo membro della famiglia. Guido dopo aver aspettato a lungo l’arrivo della figlia è costretto a salutarla per rivederla tra cinque settimane, ovvero quando inizierà il periodo del nuovo visto russo. Il rifornimento di metano alla nuova stazione Gazprom di Kazan, dove scopriamo la presenza dell’attacco europeo oltre a quello russo, precede di pochi minuti il momento di addormentarsi.

1° ottobre 2018

La sveglia delle 6 mattutine lascia la bocca davvero amara. Colazione, valige in auto, saluti a moglie e figlia per poi partire verso Mosca cercando di evitare il traffico della capitale tartara. Poco oltre l’attraversamento del Volga la Torino-Pechino “tocca” il chilometro 30.000 del lungo viaggio. Si festeggia con una colazione abbondante appena entrati nella Repubblica di Ciuvascia, ennesima entità federale della Russia. Il percorso che collega Kazan e Mosca è ormai molto conosciuto e in senso contrario fu percorso dalla Toyota Hilux lo scorso giugno. Il Mondiale di Calcio 2018 ha contribuito ad un miglioramento della viabilità e permette di viaggiare molto più sereni, visto che le temibili buche del passato sono scomparse. Le voragini impedivano di superare i limiti di velocità, cosa oggi più probabile rispetto al passato. Episodio curioso nei pressi di Nizhnij Novgorod, quando nel parcheggio del kafè dove pranziamo troviamo uno spazio riservato ai “visitatori cosmici” accompagnato da un simbolo con un disco volante… Accompagnati da un bel sole e con una temperatura tornata attorno ai quindici gradi, Bruno e Guido arrivano poco prima del tramonto a Vladimir dove riforniscono di metano nella nuova stazione Gazprom inaugurata circa un mese fa, che quindi non era attiva durante il viaggio di andata. La stazione ci è stata segnalata da Fornovo, che ha installato il compressore, ed è molto all’avanguardia, considerato che oltre al metano ha una colonnina elettrica in grado di caricare a 22 kW. Circa tre ore di buio accompagnano il viaggio fino al quartiere di Otradnoe a nord di Mosca, dove è in programma una curiosa cena tra alcuni protagonisti della Torino-Pechino. Guido e Bruno incontrano il padrone di casa Emanuele e rivedono, dopo averlo salutato in quel di Vilnius oltre tre mesi fa, anche Augusto. Se Emanuele da molto tempo vive a Mosca, Augusto è appena arrivato per seguire un master universitario. Si cena, si brinda all’incontro e alla paternità di Guido per poi concentrarci e metterci a lavorare in vista dell’evento di San Pietroburgo di dopodomani. Non possiamo sfigurare con Gazprom, visto che essere invitati a questa fiera era un sogno fin dall’inizio del viaggio, ma la stanchezza della lunga giornata ci costringe ad addormentarci in poco tempo.

2 ottobre 2018

Qualche ora di riposo in più del consueto e, per Guido, fuga al Consolato italiano per adempimenti burocratici conseguenti alla nascita della figlia. Come da copione, dopo quasi un’ora di lunga fila, emerge la mancanza di un qualcosa che costringerà ad un ennesimo ritorno a Mosca nel corso del mese di novembre. La burocrazia italiana è complessa, quella russa è terribile. Se le due si sommano insieme si possono raggiungere perversioni non pensabili. La mezza giornata persa dietro ai documenti costringe la Toyota Hilux a lasciare Mosca attorno all’ora di pranzo. Volante girato verso nord nel tentativo di arrivare a San Pietroburgo ad un’ora non troppo tarda. Ad agevolare il cammino c’è la nuova autostrada M11, che in parte prende il posto della vecchia M10 che avevamo percorso nei viaggi precedenti. La M11 ricorda molto l’Italia sia per i cartelli verdi che la contraddistinguono che per il salatissimo pedaggio nei primi ottanta chilometri. Senza alcuna giustificazione plausibile, la prima parte di strada costa esattamente come tutto il restante. Circa 1200 rubli (15 euro) per i cinquecento chilometri già costruiti, suddivisi in 650 rubli per la prima parte e 550 per la seconda. Esattamente come le autostrade belghe, tutto il tratto in questione è dotato di un ottimo e funzionante impianto di illuminazione. Al completamento finale mancano ancora circa centocinquanta chilometri, in parte attorno a Tver’ e l’ultima parte, comunque già a doppia corsia, che conduce a San Pietroburgo. La strada passa attraverso il Rialto del Valdaj, che oltre ad essere un parco nazionale è anche il luogo dove nasce il fiume Volga. Curioso che un fiume di oltre 3.500 chilometri, dal Valdaj al Mar Caspio, abbia la propria sorgente ad appena 228 metri di altitudine. La catena collinare che supera in alcuni punti i trecento metri dà origine anche al Dnepr, che sfocia sul Mar Nero, e alla Dvina, che si tuffa nel Mar Nero. Pochi metri di altitudine che riescono a dividere tre bacini idrografici. Usando con attenzione i rifornimenti di metano e gasolio fatti nella giornata di ieri riusciamo ad arrivare nella città di Tosno, a circa cinquanta chilometri dalla sede fieristica che domani ci ospiterà. Sempre qui domani mattina visiteremo una nuova stazione di rifornimento dove si trova anche, e non solo, il metano. Un’ottima cenetta all’interno dell’hotel che porta lo stesso nome della città precede gli ultimi preparativi per la conferenza di domani.

Equipaggio di questi giorni: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Emanuele Calchetti, Augusto Dalla Ragione

Giorni 102-105 – Dalla fine dell’esilio kazako al primo viaggio in auto di Alisa

25-26-27-28 settembre 2018, Uralsk e dintorni – Kazan e dintorni (km 702, tot. 29.857)

Giorno 102 – 25 settembre 2018

La giornata successiva alla lieto evento comincia il più tardi possibile a causa delle difficoltà ad abbandonare il letto dell’appartamento 47. I postumi della serata di festa si fanno sentire e con fatica Guido e Bruno raggiungono il ristorante di Sergej dove consumano il pranzo e dove vengono arruolati dall’amico kazako per un trasloco che impegnerà l’equipaggio della Torino-Pechino l’intero pomeriggio. Il lavoro fisico aiuta a superare i problemi di inizio giornata. Nel frattempo da Kazan arrivano notizie confortanti sulla salute della partoriente e della nuova arrivata. Si decide di proseguire l’esilio kazako per continuare a guadagnare giorni di visto russo da spendere nei primi giorni di ottobre. La stanchezza consiglia di cenare prima che tramonti il sole per permettere di andare a letto non molto tempo dopo e cercare di recuperare le energie.

Giorno 103 – 26 settembre 2018

Ritornate le forze, continua anche il lavoro a fianco di colui che sta ospitando a pranzo e cena nel proprio ristorante l’equipaggio italiano. Tra un infisso e una lastra di vetro portata da una parte all’altra della città, c’è la comunicazione che il soggiorno di Olga e della bambina in ospedale terminerà venerdì, probabilmente immediatamente dopo l’ora di pranzo. A questo punto i giorni recuperati sul visto sono quattro se il confine verrà passato prima della mezzanotte o addirittura cinque se il transito avverrà dopo. Da bravi incoscienti prediligiamo la seconda opzione. Nell’ultima parte del pomeriggio torniamo alcuni minuti in Asia facendo il giro dei due ponti sull’Ural, approfittando della bella giornata per scattare qualche foto. Interessante serata con un vecchio compagno di scuola di Sergej emigrato in Israele negli anni ’90. L’occasione è utile per parlare di politica internazionale e della fine dell’Unione Sovietica, verso la quale rimane una grande nostalgia da parte di molti commensali di entrambe le etnie principali in Kazakistan. La conversazione si addentra nei dettagli della vita nel grande paese a cavallo tra Europa e Asia. Chiedo con garbo le opinioni dei presenti sul presidente kazako Nursultan Nazarbajev, che ha il primato di essere stato l’ultimo Segretario del Partito Comunista Kazako ai tempi dell’Urss e il primo ed unico Presidente del Kazakistan indipendente e quindi in sella da oltre trenta anni. Mi viene risposto che è molto meglio non avere una democrazia compiuta che rischiare un guerra civile come in Ucraina.

Giorno 104 – 27 settembre 2018

Ormai deciso che in tarda serata la Torino-Pechino tornerà in Russia, la giornata diventa utile per riposare e poi preparare nel modo migliore il nuovo trasferimento a Kazan. Non mancano anche oggi i momenti dedicati al trasporto di vetrate assieme a Sergej. Il resto del pomeriggio serve per lavare l’auto in vista di un importante ospite che salirà a bordo nella giornata di domani, per fare compere a prezzi convenienti al mercato agricolo di Uralsk e rifornirsi di gasolio kazako, uno dei più economici al mondo. Dopo l’ultima cena con gli amici del ristorante ASS e con la promessa di un ritorno nella città divisa tra i due continenti appena la figlia avrà la possibilità di viaggiare in auto, la Toyota Hilux si incammina a velocità moderata verso il confine con la Russia, che si trova a meno di sessanta chilometri da Uralsk. L’uscita dopo le ore 24 ci permette di chiudere l’esperienza kazaka con un guadagno netto di cinque giorni sul visto russo. Il vecchio programma prevedeva di lasciare Kazan il 26 settembre, la Russia il 28 e dopo aver vagato per le repubbliche baltiche rientrare a San Pietroburgo per l’evento Gazprom dedicato al metano il solo giorno del 3 ottobre. Adesso invece possiamo goderci la nuova arrivata alcuni giorni, lasciare Kazan il primo ottobre e raggiungere direttamente San Pietroburgo, dopo una sosta a Mosca al Consolato italiano, senza ulteriori strani passaggi di confine. Sempre nella giornata di oggi arriva la conferma che avremo l’onore di essere presenti e relatori all’evento dedicato al metano che si terrà nella ex Leningrado nella prima settimana di ottobre. Siamo attesi la mattina del giorno 3 per la tavola rotonda dedicata alla sicurezza nel mondo del gas naturale.

Giorno 105 – 28 settembre 2018

Alla mezzanotte dell’ora di Uralsk entriamo nella stazione doganale kazaka. Le pratiche di questa dogana interna all’Unione Euroasiatica durano appena quindici minuti. Per pura curiosità e cautela chiediamo a tre doganieri diversi che ora sia poco oltre il ponticello che divide il Kazakistan dalla Russia. Tutte e tre le volte il personale della stazioni di confine ci fa presente che i russi sono indietro di un’ora. Queste affermazioni minano le nostre certezze visto che eravamo sicuri che nell’oblast’ di Orenburg ci fosse lo stesso fuso orario del Kazakistan occidentale. Nel dubbio, per non perdere un giorno di visto, decidiamo di trascorrere circa quarantacinque minuti nella “terra di nessuno” per poi presentarci alla dogana russa dove apprendiamo che i kazaki si sbagliavano. Nella regione di Orenburg vige la stessa ora di Uralsk e noi abbiamo buttato via un’ora inutilmente. Per fortuna i controlli russi non sono particolarmente opprimenti e attraversiamo il confine con oltre cento chili tra patate, cipolle, cocomeri comprati nel mercato della città kazaka da commercianti indicati dall’entusiasmo di Sergej. Nella lunga notte di guida attraversiamo due fusi orari e superiamo un centinaio di uzbeki in viaggio con auto stracariche di ogni bene possibile. Arriviamo all’ospedale di Kazan di prima mattina dopo circa undici ore spese tra guida e dogana. Il programma della giornata prevede adempimenti burocratici per la registrazione anagrafica di Alisa. Purtroppo la levataccia notturna e quindi la presenza di Guido non è sufficiente a risolvere un problema legato alla traduzione del passaporto che deve essere rifatta e autenticata in fretta e furia. Questo costringe il capo-spedizione della Torino-Pechino a non andare a dormire come precedentemente sperato e dedicarsi all’ennesimo problema burocratico che potrebbe far tardare il passaporto italiano, ma anche quello russo, alla neonata. L’evento più interessante della giornata è programmato per le tre del pomeriggio: alla clinica “RKB” è prevista la dimissione di Olga e Alisa. In Russia il momento dell’uscita dall’ospedale e di fatto dell’inizio di vita del neonato è considerato molto importante. Non mancano fotografi e cameraman pronti a rivendere ai genitori i frutti del proprio lavoro. Per Guido il momento è ancora più importante visto che dopo diversi giorni di esilio forzato lontano dalla famiglia finalmente vedrà la nuova arrivata Alisa. La direzione dell’ospedale permette alla Toyota Hilux di arrivare fino alla porta del padiglione dove nascono i bambini e, scherzando, chiede visibilità per l’ospedale pubblico nei nostri racconti di viaggio. L’incontro avviene con il consueto cerimoniale fastoso della tradizione russa. Oltre all’emozione e mancanza di parole nell’incontrare il frutto in carne ed ossa dei tanti viaggi in giro per l’Eurasia, per Alisa arriva il momento del primo viaggio in automobile, ma non in un’auto qualsiasi! La più giovane viaggiatrice sul Toyota Hilux della Torino-Pechino è finalmente a bordo e i circa dieci chilometri che la separano dalla casa di Via dei Cosmonauti sono carichi di attenzione. Anche l’arrivo al nuovo domicilio è una festa e la lunga giornata si conclude con un banchetto familiare allietato da buon vino italiano delle Tenute Nardi. La serata di Alisa, invece, finisce con l’emozione del primo bagnetto. Peccato che la giovanissima neoviaggiatrice potrà far parte della squadra solo fino a lunedì mattina, quando la Torino-Pechino riprenderà la via occidentale che la porterà prima a Mosca e poi a San Pietroburgo per prendere parte al Ros-Gaz-Expo 2018, uno dei più grandi eventi al mondo dedicati al metano.

Equipaggio di questi giorni: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Sergej Abakumov, Olga Guerrini, Alisa Guerrini

Giorni 81-100 – Fuga in Kazakistan e attesa del parto

4-23 settembre 2018, Kazan e dintorni – Uralsk e dintorni (km. 907, totale 29.131)

Il diario della Torino-Pechino si era interrotto in occasione della lunga sosta a Kazan in attesa che il viaggio verso la paternità di Guido si compisse. Il percorso che ha portato alla nascita di Alisa Guidovna Guerrini è stato decisamente complesso e merita un diario speciale dedicato al lieto evento e al perché il capo-spedizione della Torino-Pechino sia adesso in Kazakistan lontano dalla propria famiglia. Andiamo per ordine. La Torino-Pechino era stata programmata senza tenere conto di una possibile maternità che riguardasse uno dei membri della spedizione. Alla notizia che Guido sarebbe diventato padre, il viaggio ha subito delle modifiche per permettere al capo-spedizione di poter essere a Kazan in compagnia della moglie con tre settimane di anticipo sul tempo previsto per il parto e con un margine di tempo successivo a vivere con la propria famiglia i primi giorni di vita della figlia. Il problema occorso alla dogana russo-cinese ha creato un corto circuito al programma di viaggio che è stato rimodulato con una modifica del percorso e del calendario. Ciò ha portato due conseguenze: la perdita di sette giorni di visto russo di Guido, consumati nel tentativo di riprendere il programma di viaggio dal Kirghizistan, e l’arrivo a Kazan in ritardo rispetto al primo programma. Questo secondo inconveniente non ha generato alcun problema: lo avrebbe generato solo in caso di parto anticipato. Il primo problema è stata la fonte dei fatti che andremo a descrivere nelle prossime righe.

Giorno 81 – 4 settembre 2018

Il primo della lunga serie di giorni di attesa a Kazan. Da questo giorno il diario di viaggio si è fermato. Alessandra e Giulia si sono spostate a Mosca per poi tornare in Italia il giorno successivo. Viene utilizzato lo spazio delle pagine social per ringraziare tutti gli sponsor del viaggio.

Giorno 96 – 19 settembre 2018

Il giorno in cui termina il tempo della gravidanza di Olga coincide con l’inizio di serie preoccupazioni di non riuscire a vedere la nascita della bambina da parte di Guido. Il visto della durata complessiva di 90 giorni, senza ulteriori uscite dalla Russia terminerebbe il 29 settembre. Considerato che la Torino-Pechino dovrebbe partecipare ad un importante evento a San Pietroburgo nei primi giorni di ottobre, questo costringerebbe ad uscire dalla Russia il 28 settembre via Lettonia per rientrare il giorno stesso dell’evento dalla frontiera estone distante da San Pietroburgo appena 160 chilometri. A questo aggiungiamo che da Kazan, per arrivare al confine lettone, occorrono circa due giorni. Di fatto Guido dovrebbe lasciare la città il 26 settembre e il rischio di non assistere al parto o di non vedere la bambina è elevato.

Giorno 97 – 20 settembre 2018

Nessun segnale che possa fare pensare ad un parto nelle prossime ore. Le procedure legate alla nascita dei bambini in Russia non prevedono la presenza del padre accanto al letto della madre. Allo stesso tempo nei tre giorni successivi alla nascita è di fatto impedito qualsiasi contatto con l’esterno da parte di mamma e nascitura. La possibilità di non vedere la bambina diventa certezza. L’ultima possibilità è che la nascita avvenga nel giorno successivo.

Giorno 98 – 21 settembre 2018

Diventa necessario prevedere un piano B che permetta a Guido di vedere la bambina, ma con il rischio di non poter accompagnare Olga in ospedale il giorno dell’inizio del travaglio. Vengono valutate due opzioni possibili: raggiungere la città di Uralsk in Kazakistan, ovvero la frontiera più vicina a Kazan, e aspettare la nascita della bambina risparmiando giorni di visto, oppure volare dall’aeroporto internazionale di Kazan. L’opzione aerea viene approfondita con diversi preventivi con biglietti con data aperta nel giorno del ritorno. Eliminate tutte le destinazione interne alla Russia e quelle esterne dove fosse necessario il visto e preso atto che i restanti voli avevano prezzi molto elevati, è incredibilmente emerso che l’unica combinazione a prezzi elevati ma sostenibili era raggiungere Bologna via Mosca con voli Aeroflot. In ogni caso la partenza sarebbe dovuta avvenire il 22 settembre. Dopo aver meditato l’intera notte è emersa la discriminante che i 550 chilometri verso la frontiera kazaka avrebbero permesso un repentino ritorno a Kazan in caso di bisogno, come del resto i 600 chilometri da Uralsk permettono in circa dieci ore di tornare nel capoluogo tartaro. La decisione è presa. Si torna in Kazakistan. Partenza al mattino del giorno successivo.

Giorno 99 – 22 settembre 2018

Senza alcun entusiasmo, cosa insolita per Guido che ama viaggiare, la Torino-Pechino riparte e il Toyota Hilux a diesel-metano si rimette in moto ufficialmente per un drive test e una prova consumi. La strada è la stessa che lo scorso primo settembre portò l’equipaggio da Uralsk a Kazan. Stavolta il capo-spedizione farà il percorso inverso accompagnato solo dall’immancabile Bruno Cinghiale. Samara è a circa metà strada ed è il luogo dove riforniamo di metano nella seconda stazione cittadina, non la stessa di venti giorni prima. Doppio spostamento di lancetta dell’orologio in avanti e arrivo in frontiera a sole quattro ore dalla mezzanotte. Le infinite auto di uzbeki stracarichi di ogni bene possibile spaventa Guido e Bruno, che tuttavia scoprono che in modo leggermente discriminatorio sono state allestite più file dove russi, kazaki e forse altre nazionalità protette passano prima. Così è, ed in appena un’ora il sospirato timbro russo è apposto sul passaporto di Guido. Il tempo della burocrazia si ferma e restano sette giorni da usare nel mondo migliore in attesa del parto di Olga. Circa cinquanta chilometri di guida notturna ed eccoci nella città dove passa il fiume Ural, storico confine tra Europa e Asia. Urge trovare una sistemazione e dei pasti caldi, per questo la scelta ricade di nuovo sull’Hotel Kurmet dove alloggiammo in precedenza e dove si può mangiare a qualsiasi ora del giorno o della notte. Qui finisce la giornata, dopo una passeggiata digestiva nelle climaticamente tiepide strade di Uralsk, e dopo avere visto la partita del mondiale di pallavolo tra Italia e Russia.

Giorno 100 – 23 settembre 2018

Il centesimo giorno di viaggio inizia con il più tardivo possibile check out dall’albergo per aumentare le ore di riposo. A seguire la riattivazione della scheda telefonica kazaka comprata in precedenza. Quindi in vista di una permanenza di più giorni ecco un bel giretto in auto per tutta la città per valutare alberghi, monumenti e ristoranti e capire come trascorrere il tempo. Nel corso della passeggiata automobilistica varchiamo il ponte che superando l’Ural riporta la Torino-Pechino per circa mezz’ora nel continente asiatico. Interessante la toponomastica della città dove tra tutti i nomi spicca il principale viale “Eurasia”. Nel primo pomeriggio decidiamo di trovare un luogo per pranzare tra i piccoli ristoranti situati nella sponda europea del fiume. Molti sono chiusi essendo già terminato il periodo estivo. Non lontano dal fiume e vicino alla stazione di polizia notiamo la “traktir” (trattoria) “ASS”, che scopriremo essere l’acronimo del titolare Sergej Sergeevic Abakumov. Qui in un tavolo all’esterno pranzano Sergej, la cuoca Tanja e l’amico Andrej. Bruno sceglie di cibarsi lungo le accidentate sponde del fiume, mentre Guido viene invitato ad unirsi ai commensali che festeggiano il compleanno di Sergej. Poco dopo arrivano anche Sasha, figlio di Tanja, e un altro amico. Il racconto dell’avventura della Torino-Pechino affascina i nuovi amici kazaki come pure le interessanti difficoltà burocratiche che hanno portato Guido di nuovo ad Uralsk. Sergej dimostra di essere l’uomo dei miracoli poiché trova in pochi minuti un bello e pulito appartamento a soli 12 euro al giorno per Guido e Bruno e ci conduce personalmente ad una vecchissima stazione di metano che nemmeno gli amici di Ecomotori conoscevano. A circa dieci chilometri da Uralsk sorge un incredibile cimelio dell’Unione Sovietica. La stazione di metano risale agli anni ‘70 e in tutti i macchinari resiste la scritta “sdelano v CCCP”  (made in URSS), con anni di produzione dei pezzi attorno all’inizio degli anni ‘80, ovvero in occasione dell’ultimo ammodernamento. Peculiare il fatto che l’unico rifornimento possibile si basa sul dichiarare la capienza delle bombole e pagare per intero senza la possibilità di far presente che a bordo potrebbe esserci, come nel nostro caso, un cospicuo residuo di gas. Paghiamo più del solito, ma siamo felici dell’esperienza museale vissuta. La giornata si conclude con un’altra, più solenne, cena per il compleanno di Sergej. Stavolta sono molti i commensali e la presenza di un “italiano vero” al tavolo porta come sempre a discutere di Al Bano, Toto Cutugno e del Commissario Cattani. Si susseguono i brindisi di compleanno e di auguri per il parto di Olga e la prossima paternità di Guido. A questo punto possiamo affermare di avere degli amici ad Uralsk e la paura di affrontare i brindisi in occasione della nascita della figlia senza compagnia lascia spazio all’ipotesi di brindare assieme a dei nuovi conoscenti. I fiumi di vodka costringono Guido a lasciare Bruno e l’auto nel parcheggio della trattoria e rientrare al nuovo appartamento in taxi.

Giorno 80 – Tempo di attese

di Guido Guerrini, capospedizione della Torino-Pechino 2018

3 settembre 2018, Kazan (0 km – tot. 28.224)

Dopo oltre 26.000 chilometri, dei quali molti vissuti in situazione di emergenza e di corsa a causa del noto problema alla frontiera cinese, finalmente si può respirare con calma e senza la preoccupazione di dover raggiungere ad ogni costo la città meta del programma del giorno.
Un’altra ansia che ha caratterizzato buona parte del mio viaggio è stata quella di non riuscire a raggiungere Kazan in tempo per la nascita di mia figlia. Anche questo possibile problema è stato scongiurato. Ero consapevole del rischio fin dal momento della partenza per questa avventura, ma il ritardo accumulato dopo Pechino e la paura di avere qualsiasi altro tipo di problema nel prosieguo del viaggio potevano azzerare il margine di sicurezza che avevo previsto. Adesso sono a Kazan, dove vivo per metà dell’anno assieme alla mia famiglia e dove si è chiuso il complicato anello che ha composto il viaggio principale della Torino-Pechino. Da qui all’Italia sono altri 4.000 chilometri che andranno in parte a sovrapporsi a quelli fatti nel viaggio di andata. Prima di questo ci sono alcune “attese” che nei prossimi giorni delineeranno tempi e itinerari dell’ultima parte della Torino-Pechino.

Primo tra tutti la nascita della bambina, prevista attorno alla metà di settembre e che naturalmente sarà un evento talmente importante che influenzerà le dinamiche di tutti gli altri.
Tra questi, è da valutare una possibile partecipazione della nostra auto all’evento ROS-GAZ-EXPO, la più importante fiera dedicata al mondo del metano, che si svolgerà a San Pietroburgo dal 2 al 5 ottobre. Una giornata di queste potrebbe essere dedicata al lungo viaggio con l’uso del metano che abbiamo appena effettuato.
Infine, c’è anche l’attesa di capire come avverrà il rientro in Italia della nostra Hilux, chiamata ancora a quattro rifornimenti di metano e una probabile festa di arrivo nella nostra Penisola in una location ancora da definire.

Nei prossimi giorni il diario quotidiano di viaggio sospenderà la propria attività, pronto a ricominciare in occasione degli eventi sopra descritti ed in ogni caso ricomincerà alla vigilia dell’inizio del viaggio di ritorno. Non si fermerà l’attività delle pagine social che vi terranno al corrente di ogni sviluppo, oltre a continuare a pubblicare materiali inediti dei primi 26.000 chilometri della Torino-Pechino.

Aregolavanti!

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Olga Fedotova, Bruno Cinghiale.

Giorno 79 – Una domenica di riposo

2 settembre 2018, Kazan (25 km – tot. 28.224)

La giornata a quasi chilometri zero comincia molto più tardi del solito. Sono le dieci quando l’equipaggio della Torino-Pechino decide di esplorare la città che ospitò la nostra auto per una settimana a cavallo tra giugno e luglio. I mondiali di calcio sono terminati e i prezzi sono tornati normali. Molta meno gente in giro per le strade di Kazan, che comunque dimostra la consueta vivacità. Il primo impegno della mattina è tornare a visitare il mercatino delle pulci che si svolge ogni domenica non lontano dal porto fluviale sul Volga. Qui è possibile trovare oggettistica originale di epoca sovietica ma addirittura anche della Russia di prima del 1917. Non mancano gli oggetti di uso quotidiano che vanno dai vecchi telefonini ai piccoli elettrodomestici di casa. La componente femminile dell’equipaggio si dedica all’acquisto di numerosi oggetti da regalare in vista del ritorno in Toscana. Il resto della giornata prosegue con la visita della parte centrale della città subito dopo aver testato una mensa in stile e prezzo sovietico ubicata nella strada pedonale Baumana. Durante la permanenza al Cremlino della città si aggiungono alla squadra Olga, Olesya e Matvey. In successione visitiamo la grande moschea Kul Sharif, la Cattedrale ortodossa dell’Annunciazione, la torre pendente Sjujumbike, il palazzo presidenziale e la bella terrazza panoramica che domina il fiume Kazanka e permette di osservare tutte le innovazioni urbanistiche ed immobiliari che hanno cambiato Kazan in questi ultimi anni. La moschea Kul Sharif è la più grande d’Europa se non vengono considerate quelle di Istanbul. Fu ricostruita all’inizio del XXI secolo nell’esatto luogo dove esisteva una simile moschea distrutta dai russi dopo la conquista di Kazan. La Cattedrale dell’Annunciazione ha una lunga storia e fu costruita immediatamente dopo la capitolazione della capitale tartara. La torre Sjujumbike, che vanta una inclinazione di ben due gradi, è protagonista di una curiosa leggenda: Sjujumbike era l’ultima principessa tartara e si racconta che per evitare il matrimonio con Ivan il Terribile, conquistatore di Kazan, abbia preferito lanciarsi dai cinquantotto metri della torre. Il riconoscimento di “patrimonio della umanità” concesso dall’Unesco è senza ombra di dubbio pienamente meritato per questo luogo ricco di fascino ed interesse. Il poco tempo non ci permette la visita dei numerosi complessi museali presenti all’interno della cittadella fortificata. Lasciando il Cremlino e scendendo nel lungofiume, luogo molto amato dai cittadini del capoluogo tartaro, abbiamo modo di fermarci a degustare i dolci tipici della città accompagnati da un buon tè. L’impegno successivo è la separazione dell’equipaggio visto che Alessandra e Giulia avranno un treno nel tardo pomeriggio che viaggiando di notte le porterà a Mosca dove visiteranno la capitale russa. Da segnalare che il treno che effettua la tratta Mosca-Kazan e Kazan-Mosca è lo stesso che circa due mesi fa portò qui Emanuele e Marina. Siamo quindi alla stazione ferroviaria per la cerimonia di saluto mentre il bellissimo treno a due piani lascia il Tatarstan diretto verso ovest. Guido e Bruno restano per l’ennesima volta soli, ma stavolta con la consapevolezza che non ci saranno nei prossimi giorni imprese chilometriche da effettuare. La serata prosegue nella massima tranquillità e con contatti con tutti i soggetti coinvolti nel viaggio per definire i dettagli della parte conclusiva della Torino-Pechino, che vedrà la Toyota Hilux alimentata a diesel e metano ritornare in Italia dopo aver percorso oltre 30.000 chilometri.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Alessandra Cenci, Giulia Messina, Olga Fedotova, Olesya Fedotova, Matvey Fedotov

Giorno 78 – Di nuovo a Kazan

1° settembre 2018, Uralsk-Kazan (621 km. – tot. 28.199)

La sveglia suona con un’ora di anticipo rispetto al previsto, ma solo perché sbagliamo il fuso orario. Tutto sommato questo tornerà comodo visto che anche oggi i chilometri da fare saranno molti. Essendo il primo settembre, e quindi il primo giorno di scuola in numerosi paesi ex sovietici, possiamo osservare molti bambini elegantissimi recarsi con mazzi di fiori alle proprie scuole. Spiccano i fiocchi bianchi nelle teste delle femmine e le cravatte indossate da molti bambini di appena sei anni.
Il primo possibile rallentamento della giornata è il vicino confine tra Kazakistan e Russia. Siamo la seconda auto in attesa e in meno di quindici minuti siamo al cospetto dei doganieri russi. La Russia è burocraticamente lenta e complessa, ma completiamo le pratiche abbastanza in fretta. Sembra che il confine tra gli stati dell’unione doganale euroasiatica sia diventato più permeabile rispetto al passato. Neppure la documentazione di importazione temporanea dell’auto viene compilata, sperando che questo non si trasformi in un problema quando dovremo uscire dalla Russia. Spostiamo le lancette indietro di un’ora e ci allineiamo all’orario in cui aveva suonato la sveglia questa mattina. La strada è buona e si prosegue senza alcun inconveniente fino alla stazione di metano Gazprom di Samara dove effettuiamo il rifornimento di gas naturale. Poco dopo siamo fermati dalla polizia di Samara nel posto di blocco all’ingresso della città. Non capiamo il perché dell’attento controllo ai nostri documenti e a quelli dell’auto. Non ci sono problemi se non quello di avere perso un quarto d’ora. Approfittiamo del lento e trafficato transito nel centro di Samara per cambiare i soldi e per pranzare nella periferia della città. Nonostante abbiamo cambiato nazione anche qui la città pullula di bambini impegnati nel ritorno dal primo giorno di scuola. Uscendo da Samara osserviamo con curiosità i cartelli che indicano la vicina città di Togliatti, dedicata all’ex Segretario del Partito Comunista Italiano, dove sorge la fabbrica Lada. Oltre cinquanta anni fa il governo sovietico avviò una cooperazione con la Fiat per creare una industria automobilistica in grado di permettere alla popolazione locale di dotarsi di auto. L’intera linea della 124 fu portata a Togliatti per far partire la produzione di un modello, la “Žigulí”, che fino a sei anni fa non aveva subito quasi alcuna modifica. Oggi la Fiat ha perso questa posizione di quasi monopolio e la fabbrica è sotto il controllo di altre case automobilistiche che hanno saputo sfruttare nel modo migliore la situazione. Il viaggio prosegue attraverso piccole strade che ci portano in tempi brevi a rientrare, dopo aver guadagnato una ulteriore ora in un solo giorno, nella Repubblica del Tatarstan dove torniamo quasi due mesi dopo il primo transito. La chiusura di un cerchio geografico di oltre ventimila chilometri è di fatto una enorme soddisfazione. Dopo qualche ora di pausa tornano le moschee ad accompagnarci lungo il cammino che ci porterà a Kazan. L’attraversamento della Kama, grande affluente del Volga, ci permette di ammirare l’enorme lago generato alla confluenza dei due fiumi e controllato dalla diga di Kujbishev. Alle 18.00 siamo in città, per l’esattezza presso la casa tartara di Guido dove ci accoglie la moglie Olga con il resto della famiglia. Qui comincia una nuova parte del viaggio, quella dell’attesa della nascita della figlia di Guido e Olga prevista per le prossime settimane. La serata finisce con la divisione del gruppo in due squadre: Guido e Bruno si dedicano alla serenità del riposo in famiglia, Alessandra e Giulia cominciano l’esplorazione della città iniziando, visto dove abbiamo trascorso i giorni precedenti, dal ristorante uzbeko denominato Karshi.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– L’unione doganale euroasiatica regala qualche buon risultato. I confini tra Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia sono diventati più semplici da attraversare. Oggi, per esempio, siamo passati dal Kazakistan alla Russia in appena quaranta minuti. Un record.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Alessandra Cenci, Giulia Messina

Giorno 18 – La Torino-Pechino protagonista a Kazan

3 luglio 2018, Kazan (km 22) – Totale 5.349 km

La nostra Toyota Hilux alimentata a diesel-metano ha dovuto aspettare quasi una settimana per essere finalmente protagonista e diventare una sorta di “osservata speciale” nelle strade di Kazan. La giornata del mezzo che ci porterà a Pechino comincia con un bel lavaggio ad interni e carrozzeria. Primo trasferimento presso la stazione ferroviaria dove accogliamo Marina ed Emanuele che si uniscono ufficialmente alla Torino-Pechino. Lasciati i due moscoviti a rimettersi in sesto dopo le dodici ore di treno, Guido e Olga si recano presso la sede di Master English Kazan, la scuola con la quale abbiamo trascorso la splendida serata di venerdì scorso. Questa volta gli interlocutori non sono giovani e meno giovani provenienti da tutto il mondo, ma un simpatico gruppo di bambini russi tra gli 8 e i 13 anni che passano una parte dell’estate ad esercitarsi con la lingua inglese. Oggi avranno una lezione speciale, visto che parleremo del nostro viaggio verso la Cina e faremo una lezione di lingua italiana usando l’inglese. Impariamo giocando i numeri in italiano, le forme di saluto, i luoghi delle città, ma il momento che più interessa i bambini è la visita al macchina che andrà in Cina. Curiosamente lo spazio più apprezzato, dove i giovani ospiti chiedono di poter entrare, è il grande bagagliaio. Forse perché viene scoperta e saccheggiata la busta contenente i cinghialini di pelouche, mascotte del nostro viaggio.

(foto tatar-inform.ru)

L’equipaggio, con a bordo anche Albina, insegnante di italiano e spagnolo presso la stessa scuola Master English Kazan, si ritrova per un velocissimo pasto presso il già noto ristorante Basilico. A soli cento metri da qui c’è il luogo del prossimo incontro, ovvero la sede dell’organizzazione turistica della città di Kazan. Qui siamo ricevuti ufficialmente dalla responsabile del settore DariaSannikova, con la quale avviene una cordialissima riunione dove si parla del nostro viaggio e di possibili collaborazioni future tra le nostre città e Kazan. All’incontro assistono anche numerosi giornalisti della stampa locale, ai quali a margine rilasciamo interviste. La signora Sannikova ci ospita al vicino museo dedicato alla nascita e allo sviluppo urbanistico di Kazan e ci autorizza a raggiungere in auto la piazza antistante l’ingresso del Cremlino, in modo da poter scattare foto con la nostra Toyota Hilux in quell’affascinante scenario.

Gli impegni della lunga giornata si concludono con una straordinaria cena-degustazione al ristorante Basilico, lungo Ulitsa Baumana, l’arteria pedonale principale della città. Al gruppo si aggiungono Gulya e il piccolo, quasi due anni, Kamil’. Gulya, assieme al cugino Iskander, fu fondamentale nella spedizione di dieci anni fa ed è stata poi un importante punto di appoggio durante le visite successive al viaggio del 2008. Possiamo dire che se non ci fossero state le attenzioni e la voglia di farci conoscere la città da parte di Gulya ed Iskander, probabilmente il nostro affetto per Kazan non sarebbe mai arrivato ai livelli attuali. La degustazione che ci viene proposta consiste di un antipasto parzialmente “made in Italy”, un’ottima pizza affiancata da una lasagna ed infine carne di vitello: “Se tutte le componenti alimentari del gustoso antipasto non sono provenienti dall’Italia”, sottolinea lo chef, “è per via delle sanzioni alla Russia che complicano notevolmente il lavoro di chi vuol portare in tavola una cucina italiana vera”. Quando viaggiamo lontani dall’Italia preferiamo sempre la cucina locale a quella internazionale oppure italiana. Se dobbiamo fare delle eccezioni,questo può avvenire solo in luoghi dove la qualità di ciò che mangiamo è certa. Questo è il caso di Basilico, l’unico ristorante “italiano vero” di Kazan.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Gulya è rimasta tale e quale a dieci anni fa, se non per l’arrivo di un figlio e per il cambio del lavoro.

– La visita al museo dedicato allo sviluppo e crescita della città è stato il tassello finale che ci è servito a comprendere i cambiamenti urbanistici di Kazan negli ultimi dieci anni grazie ad eventi come Universiadi, mondiali di nuoto e mondiali di calcio.

– C’è un bel parcheggio a pagamento nel sotterraneo della stazione principale della città. Peccato che il sistema di pagamento, con metà delle macchinette automatiche in avaria, crei delle file in uscita talmente lunghe da fare rimpiangere di non aver parcheggiato a due chilometri dalla stazione.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini,Olga Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Albina Faskhutdinova, Bruno Cinghiale (e tutti i bambini della scuola English Master School).

Giorno 17 – Cambio di equipaggio

2 luglio 2018, Kazan (km 15) – Totale km 5.327

Secondo rientro in Patria per un membro della Torino-Pechino. Oggi con un comodo doppio volo Aeroflot Sergio torna in Italia per il suo programmato abbandono della spedizione. Diciassette giorni di viaggio sono bastati per farsi una concreta idea di come questa parte di mondo sia cambiata rispetto ai precedenti viaggi del 1970 e 1971 da lui effettuati in Unione Sovietica. Non essendo ancora pronta l’auto, siamo costretti ad accompagnarlo all’aeroporto di Kazan usando i mezzi pubblici, come al solito efficientissimi, tra tutti il treno veloce che con circa mezzo euro collega il centro della città con l’aeroporto. Domani arriveranno a Kazan Emanuele e Marina che si uniranno alla spedizione per la parte siberiana fino a Vladivostok.

In tarda mattinata effettuiamo un sopralluogo presso l’officina, dove il nostro Hilux ha assunto un nuovo aspetto grazie ad un miracoloso puzzle di pezzi vecchi e nuovi. Adesso manca solo la verniciatura del paraurti e un sano lavaggio e il veicolo sarà come nuovo. La giornata di attesa prosegue con una sessione di esami medici per Guido. Il sistema sanitario russo esige una serie di controlli anche per i futuri padri e non solo per le madri dei bambini in arrivo. La cosa interessante è che durante i nove mesi di gravidanza questi esami devono essere ripetuti più volte per accertarsi che non emergano malattie in corso d’opera, e paradossalmente Guido nell’ultima settimana di luglio, probabilmente a Vladivostok prima dell’ingresso in Cina, dovrà effettuare una nuova sessione di esami del sangue, rigorosamente in territorio russo.

In serata viene definitivamente recuperata l’auto e saldato il conto all’officina che, grazie ai consigli dell’amico Farid, ha ridato splendore al nostro vecchio Toyota Dual-Fuel. Molti dei meccanici che hanno lavorato per noi sono di origine tagika e fotografano orgogliosi la bandiera del loro Paese che risplende, assieme a quelle altre delle nazioni che attraverseremo durante il viaggio, nella parte posteriore del nostro veicolo.

Il lavoro verrà completato quando torneremo nel mese di settembre a Kazan, dove nel frattempo arriveranno gli ultimi pezzi mancanti, come il fendinebbia distrutto nell’incidente. Nel frattempo un nuovissimo treno a due piani percorre i circa mille chilometri che separano Mosca e Kazan. A bordo, in un vagone non piombato, ci sono Emanuele e Marina che da domani faranno ufficialmente parte della Torino-Pechino 2018.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Lo sviluppo del sistema aeroportuale di Kazan negli ultimi dieci anni è stato sopra ogni aspettativa: un nuovo aeroporto, infrastutture efficienti che lo collegano alla città e un sempre maggiore numero di voli internazionali che arrivano nel capoluogo tartaro, in particolare modo dalla Turchia e da molti paesi arabi. L’incredibile è che negli stessi dieci anni è fallita due volte e in modo definitivo la compagnia aerea del Tatarstan di proprietà del governo locale.

– Non è cambiata affatto la burocrazia e le dinamiche all’interno degli ospedali pubblici, dove si devono fare file e incomprensibili attese in occasione di ogni esame medico. Unica consolazione i prezzi assolutamente modesti, rispetto ai ticket italiani, delle prestazioni mediche.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini (per poco), Olga Guerrini, Bruno Cinghiale

Giorno 16 – La Russia vince mentre l’auto è quasi pronta + Lo chef-pizzaiolo Leonardo Trappoloni

1° luglio 2018, Kazan (km 0) – Tot. 5.312

In un Paese dove le sicurezze sociali legate al lavoro sono quasi scomparse dopo il collasso dell’Unione Sovietica, non deve affatto stupire che un’officina ci chiami di domenica mattina per valutare l’avanzamento dei lavori di recupero del nostro veicolo. Di fatto il paraurti è stato completamente ricostruito grazie al puzzle dei vecchi pezzi recuperati dopo l’incidente lettone con l’aggiunta delle parti mancanti che ignoriamo da dove e come possano essere arrivate in officina. Manca solamente la completa riverniciatura per poter recuperare il mezzo. Di fatto sarà pronto lunedì tardo pomeriggio e questo ci permette di rispettare tutti gli impegni concordati in precedenza sia con il Comune di Kazan che con gli amici del ristorante Basilico.

La domenica mattina, oltre che essere la giornata in cui le officine ti possono contattare, è anche il giorno dedicato ad un luogo assai interessante di Kazan, ma del tutto sconosciuto ai turisti. Non lontano dal porto fluviale sul Volga, in un vecchio parco con al centro un mosaico dedicato a Lenin, si svolge la domenica mattina un mercatino delle cose vecchie dove è possibile trovare oggettistica risalente anche ai tempi dello zar, qualsiasi tipo di cosa di epoca sovietica e perfino cimeli di guerra nazisti. Frugando nelle infinite bancarelle non sfugge ai nostri occhi un interessante libro di ricette italiane, ma scritte in russo, a firma di Marcello Mastroianni e Sofia Loren. Immancabili i vinili di Pupo, Ricchi e Poveri, Adriano Celentano, Gianni Morandi, Riccardo Fogli, Al Bano e Romina, tutti con copertina ed elenco delle canzoni in caratteri cirillici. I prezzi sono molto più bassi di quelli dei mercatini simili presenti a Mosca.

Esattamente come se fossimo in Italia, alle 17 il Paese si ferma. Si giocano gli ottavi di finale del Campionato del Mondo di Calcio e allo Stadio Luzhniki di Mosca è il giorno di Russia-Spagna, apparentemente un match dal pronostico scontato. Infatti poco dopo il decimo minuto un goffo autogol porta in vantaggio la Spagna. Gli iberici dominano la partita arrivando a sfiorare un possesso palla dell’80%. Peccato per loro che una ingenuità difensiva regali alla Russia il calcio di rigore che riporta in parità la partita. Da qui in poi è un assedio nella metà campo russa. Due linee di cinque giocatori ciascuna riescono ad impedire alla Spagna di essere pericolosa. La storica tattica di arretrare e contrattaccare, strategia che ha visto Napoleone ed Hitler soccombere, funziona almeno oggi. L’ultimo baluardo, una sorta di “Stalingrado”, è il portiere russo che para tutto compresi due rigori della lotteria di fine partita. La Russia è ai quarti di finale e il 7 luglio, con un fuso orario di due ore più ad est, saremo costretti a seguire in serata molto tarda la sfida tra russi e croati. La festa intanto coinvolge l’intera Kazan e le riserve di birra di cui dispone la città sembrano non finire.

Equipaggio di giornata: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Olga Guerrini, Bruno Cinghiale

Nel nuovo appuntamento con la rubrica “L’Italia ai mondiali siamo noi”, parliamo oggi di Leonardo Trappoloni, nostro concittadino di Sansepolcro che incontriamo ogni volta che passiamo da Mosca.

Come sei arrivato in Russia?

Sono arrivato in Russia perché mi ero fidanzato con una ragazza russa. In questo paese ho avuto la possibilità di mettere a frutto l’esperienza che avevo maturato in Italia dopo aver frequentato il corso da pizzaiolo e aver lavorato in pizzeria per alcuni anni. A partire dal 2014, ho avuto modo di lavorare a Mosca come chef pizzaiolo, inizialmente al ristorante “Giotto” di Mytishi e oggi al “Bro&N”, a Patriarshie Prudy. Inoltre dirigo la filiale di Mosca della scuola nazionale maestri pizzaioli.

Che rapporto hanno i russi con la cucina italiana?

I russi adorano il cibo italiano in generale e la pizza in particolare. C’è da dire che la vera cucina italiana è abbastanza di nicchia, è soprattutto per persone che capiscono le differenze di gusto, soprattutto per quelli che sono stati in Italia ed hanno potuto rendersi conto meglio di tutti i particolari.

Di regola i russi amano piatti particolarmente speziati e saporiti, e per esempio non tutti amano la pasta, ma moltissimi vanno pazzi per il minestrone! Credo gli si addica molto soprattutto la nostra cucina casereccia.

Una cosa positiva e una negativa di Mosca?

La cosa positiva di Mosca è che offre enormi possibilità ad ogni livello. La cosa negativa di questa città, invece, è che il costo della vita è in linea generale molto alto, se lo mettiamo in proporzione con gli stipendi medi.

Dove vedi il tuo futuro, in Russia o in Italia?

Ad essere onesto non lo vedo né in Russia né in Italia. Da noi per la situazione politico-economica, qui perché sono un po’ stufo della burocrazia e delle condizioni di lavoro; peraltro, con il cambio sfavorevole, anche uno stipendio buono si trasforma in spiccioli, se cambiato in euro.

Giorno 15 – Dasvidania Maradona + La Russia e la sua storia con Giovanni Savino

30 giugno 2018, Kazan (km 0) – Tot. 5.312

Il sabato non porta alcuna notizia sulla salute della nostra auto. Decidiamo di dedicarci allo “shopping immobiliare” andando ad esplorare lo sconosciuto mondo delle relative agenzie di Kazan. Non lontano dal quartiere dove abitiamo è in corso una grande riconversione urbanistica. Al posto di una caserma militare e di molti palazzoni di epoca sovietica a cinque o nove piani stanno sorgendo dei nuovi palazzi apparentemente molto più piacevoli e funzionali di quelli precedenti. Per Guido è l’occasione anche per valutare l’acquisto della nuova casa per la famiglia italo-russa che si sta allargando. Abbiamo la consapevolezza che i mondiali di calcio si portano dietro una bolla immobiliare che è destinata ad abbassare i prezzi delle case nei prossimi mesi. Tenendo conto di tutto questo partecipiamo ad una cosiddetta “ekskursia” all’interno dei palazzi in costruzione per avere le idee più chiare. Tutto si rivela interessante, soprattutto il fatto che, se si compra in contanti e istantaneamente un appartamento che sarà pronto tra due anni, si può avere fino al 20% di sconto.

Il resto della giornata è caratterizzato dall’ottavo di finale giocato alla Kazan Arena che vede scontrarsi Argentina e Francia. A duecento anni di distanza dalla disfatta napoleonica, questa volta ai francesi sembra andare meglio. Non sappiamo se riporteranno a casa la coppa, ma senza dubbio oggi hanno fatto piangere Maradona e rimandato a casa Messi e compagni. Seguiamo il tutto dalla terrazza del secondo ristorante “Basilico”, quello nei pressi dello stadio nel quartiere detto “Meridiana” dal quale si gode di un ottimo panorama sia del Cremlino che della zona dello stadio. Qui osserviamo l’ordinato deflusso dei tifosi sotto i vigili occhi di molti poliziotti e soldati. Nonostante si possa notare a metri di distanza la delusione degli argentini e una tutto sommato contenuta gioia dei francesi, emerge anche questa volta un atteggiamento festoso che abbiamo modo di approfondire ulteriormente nella cittadella del mondiale lungo il fiume Kazanka. Una folla allegra segue nei maxi schermi la seconda sfida degli ottavi tra Uruguay e Portogallo. Noi riusciamo ad entrare nella zona solo dopo aver superato l’estenuante fila dei controlli di sicurezza. Il clima è davvero piacevole e il clima gioioso attorno a questo evento è lontano anni luce dalle dinamiche tipiche dei campionati di calcio nazionali. La par condicio è rispettata e giustamente anche Cristiano Ronaldo decide di andare a fare compagnia a Messi salutando il mondiale di Russia. La giornata, ancora una volta a chilometri zero, si conclude nella splendida e affollata passeggiata sul lungo Kazanka, la “naberezhnaya” vicino al Cremlino.

Cosa è cambiato in dieci anni?

– Il quartiere “Meridiana” è diventato il salotto buono di Kazan. Gli impianti sportivi costruiti per i mondiali di nuoto del 2015 e quelli di calcio del 2018, accompagnati dal recupero urbanistico del quartiere, hanno fatto di questa zona la parte più “in” di Kazan. Rispetto a dieci anni fa il quartiere è irriconoscibile.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini,Sergio Guerrini, Olga Guerrini, Bruno Cinghiale

Oggi riprendiamo la rubrica “L’Italia ai Mondiali siamo noi” con Giovanni Savino, docente di storia a Mosca.

Come sei arrivato in Russia?

Studiavo storia all’Università Federico II di Napoli quando sono arrivato per la prima volta a San Pietroburgo, il 6 agosto 2005. Ho passato l’estate-autunno del 2005 e del 2006 a raccogliere materiali per la tesi di laurea specialistica, e a studiare russo presso il Centro di lingua e cultura russa dell’Università statale di San Pietroburgo. Quando nel 2008 ho passato l’esame di ammissione al dottorato in Storia contemporanea presso l’Istituto di Scienze Umane, ho cominciato a lavorare alla tesi (sul nazionalismo russo di inizio Novecento) tra Helsinki e San Pietroburgo , vivendo a Piter fino all’autunno del 2011. Sono tornato in Italia, ho discusso la tesi di dottorato il 17 febbraio 2012, e poi… come spesso accade, non essendoci molte opportunità nell’immediato, ho deciso di “provare” Mosca. Sono arrivato a Mosca il 6 settembre (sempre questo 6!) del 2012, e già dal gennaio successivo ho insegnato alla RGGU, poi ho ottenuto un fondo di ricerca presso l’Università russa delle scienze umanistiche “Mikhail Sholokhov”, e per un periodo ho collaborato con l’agenzia di stampa RIA Novosti. Dal 2016 lavoro presso l’Istituto di scienze sociali dell’Accademia presidenziale dell’economia nazionale e della pubblica amministrazione, e presso l’Istituto di lingue straniere dell’Università pedagogica di Mosca, dove insegno storia contemporanea.

Tra i temi di cui mi sono occupato, i rapporti tra l’estrema destra italiana e quella russa, questione che mi ha portato anche qualche conseguenza spiacevole qualche tempo fa, mentre al momento sono impegnato in due lavori paralleli ma nemmeno tanto: un progetto di ricerca sulla Guerra civile russa e sull’ideologia dei Bianchi, e una monografia sul nazionalismo russo e la questione ucraina a inizio Novecento.

Una cosa positiva e una negativa della Russia e di Mosca?

Mosca è una megalopoli che indubbiamente stressa: forse va bene se sei uno studente, o al limite nei primi anni di lavoro, dopo inizia a essere stancante, perché ha un ritmo molto sostenuto. Però a Mosca si può tranquillamente fare a meno dell’auto, perché il trasporto pubblico è probabilmente uno dei migliori in Europa; in città ci sono moltissimi parchi, c’è un’ampia scelta di cinema e teatri, e ci sono tante biblioteche; si può mangiare una pizza napoletana a pranzo e andare a cenare in un caffè vietnamita e tutto è molto buono ed autentico… La Russia invece (e so di dire una banalità) è enorme in tutto e per tutto – ma credo che in questa varietà di climi, di panorami, di culture, di tradizioni ci sia una grande ricchezza e una fantastica opportunità che forse sono spesso un po’ sottovalutate.

Dove vedi il tuo futuro?

È una domanda a cui non so dare una risposta univoca – perché ogni volta che ho pianificato qualcosa nella vita tutto è andato in un’altra direzione, e perché dopo tanti anni se c’è il desiderio di provare altre esperienze, dall’altro lato subentrano anche altri elementi, non ultimi gli affetti. Chissà!