Giorno 53 – Ritorno nella “terra promessa”

7 agosto 2018

Team 1: Ussurijsk-Birobidzhan (km 972) – Tot. 16.046

Partenza all’alba per il primo dei tre difficili giorni che dovrebbero permettere alla Hilux di portarsi presso Chita e poi da lì raggiungere il confine mongolo. Le distanze programmate sono quasi proibitive, ma confidando nell’aiuto reciproco Guido e Bruno tenteranno l’impresa. Prima della partenza un ennesimo saluto alla statua del “forestale” russo con in braccio un cucciolo della tigre dell’Ussuri, che assieme al leopardo popola questa zone. La tigre si ripete in tutte le salse, dai cartelli pubblicitari ai nomi dei ristoranti e perfino in una marca di benzina locale. Pausa colazione al “Fort Cement”, l’albergo-ristorante di Spassk-Dalnyj dove non siamo riusciti a dormire ieri sera causa del tutto esaurito. In effetti due bus sono parcheggiati sul piazzale, anche se l’ora è troppo mattutina per incontrarli a colazione. Il caffè non pessimo preparato dalla ragazza del bar accompagna la splendida vista sul cementificio che emana fumi nelle campagne circostanti. Nulla a confronto del panorama del pranzo, in un ristorantino armeno di Lucegorsk. Da qui si vede una immensa centrale a carbone che intossica tutto il circondario. Tubi di ogni dimensione e decine di tralicci elettrici portano in giro per il Primorskyj Kraj l’energia qui prodotta. Anche se dalle descrizioni appena fatte potrebbe non sembrare, in questa parte di Russia la natura è meravigliosa. Questa è una delle poche zone selvagge con clima temperato. Oltre a favorire la già citata presenza di tigri e leopardi, questo aiuta anche le coltivazioni, molto simili a quelle europee: in particolare modo è massiccia la presenza di grano.

Approfittando del fatto che in questo territorio a cavallo tra la regione di Vladivostok e quella di Chabarovsk si succedono numerose cittadine, possiamo ascoltare la radio senza perdere spesso il segnale. Quando si perdono i canali russi, ecco subentrare quelli cinesi, vista la vicinanza con il confine. L’occasione è giusta per riascoltare la classica musica italiana che impazza sulle radio locali. Oltre ad Al Bano e Romina, Riccardo Fogli e Toto Cutugno, oggi per la prima volta ascoltiamo su Radio Vladivostok un pezzo dei Negramaro.

A metà pomeriggio siamo a Chabarovsk e abbiamo già macinato 750 chilometri. Qui è prevista la sosta al punto di rifornimento privato dell’amico Aleksej, che già nel viaggio di andata ci aveva regalato un pieno di metano. Stavolta oltre al rifornimento, che useremo in Mongolia, Aleksej ci permette di fare un controllino alla salute dell’Hilux e cambiare il filtro del metano, usando così il primo ricambio messo a disposizione da Ecomotive Solutions e da Piccini Paolo Spa.

Lasciato il traffico della grande città si varca il lungo ponte sul fiume Amur che dà inizio anche alla temibile strada P-297. L’Amur è carico di acqua ed ha inondato molte zone non abitate nei pressi del suo corso. La differenza del volume d’acqua rispetto ad alcuni giorni fa è impressionante. Il viaggio prende decisamente la direzione occidentale, regalandoci nelle ore serali il sole in faccia basso sull’orizzonte, cosa che certo non aiuta, se sommata alla stanchezza del viaggio. Proprio in queste condizioni avvengono le ultime due ore di guida prima di Birobidzhan, obiettivo della tappa odierna, che ci ospitò anche due settimane fa. Curioso ritornare nel capoluogo dell’Oblast Autonomo Ebraico nonostante avessimo scommesso che difficilmente nella nostra vita ci saremmo potuti tornare.

Il cambio di albergo è d’obbligo dopo il bagno di umidità che facemmo nel viaggio di andata. Stavolta è il turno del vecchio albergo sovietico “Centralnaja”, tuttora noto col vecchio nome di Vostok (“Est”). Invece non si cambia il ristorante, tornando al caffè Felicità che aveva soddisfatto i nostri palati nella precedente visita. Passeggiata notturna lungo il fiume Biri e poi onoriamo il letto del Centralnaja, visto che domani mattina è prevista l’ennesima sveglia all’alba.

Team2: Pechino – strada verso Erenhot
L’ultima mattina a Pechino viene dedicata alla visita del 789 art district, un ex complesso industriale completamente riconvertito ad un’area dedicata all’arte contemporanea. I capannoni di un tempo sono diventati gallerie d’arte e non ci lasciamo sfuggire l’occasione di far visita alla mostra del connazionale Pistoletto attualmente in corso.
Nel pomeriggio, trasferimento alla stazione degli autobus a sud della città da dove partiamo alla volta di Erenhot. L’autobus a cuccette parte in orario dalla stazione per poi fermarsi dopo pochi chilometri per una non ben definita sosta di 2 ore alla periferia pechinese prima di riprendere il viaggio che sembra – ferma restando la capacità di comprensione reciproca – durerà circa 10 ore, con arrivo in mattinata a destinazione.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Anche oggi nel tragitto del team 1 abbiamo notato numerose auto elettriche circolare per strada dove non ci sono stazioni di ricarica veloce. Spesso alla guida ci sono uomini vestiti allo stesso modo come se fossero con la divisa di un’officina o concessionaria. Sembra che le Nissan Leaf che incontriamo vengano dal Giappone attraverso il porto di Vladivostok e via terra raggiungano località non servite dalla Ferrovia Transiberiana.

Equipaggio del giorno
Team 1: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale
Team 2: Andrea Gnaldi, Claudia Giorgio

Giorno 51 – Comincia il viaggio di ritorno

Team 1: Pechino-Hunchun

Nella giornata che ricorda il decimo anniversario del nostro ingresso in Cina con la Fiat Marea a gpl nel viaggio che ci portò alle Olimpiadi del 2008, avviene l’impegnativa e poco piacevole sveglia alle 4.45.

Tutto ciò per avere il tempo necessario di raggiungere in taxi la stazione ferroviaria centrale da dove parte l’unico treno giornaliero con destinazione Hunchun. Abbandonare il confortevole letto del Mercure Hotel per andare a fare file lunghissime, pure di domenica, nella affollata stazione di Pechino non è affatto un buon inizio di giornata. Curioso che questo treno che porta essenzialmente ad un posto di confine russo e un altro nordcoreano sia strapieno di gente. Naturalmente non si tratta di gite domenicali fuori porta, ma persone che con ogni probabilità prenderanno altre coincidenze per raggiungere città della lontana Manciuria.

Questa galoppata ferroviaria di circa dieci ore è necessaria per fare in modo che domani mattina Guido riesca a rientrare in Russia, impossessarsi della Hilux e riprendere a macinare chilometri verso quella che è la nuova avvincente destinazione: la Mongolia. Attraversare le verdi valli e i deserti di questo Paese da est ad ovest non è affatto facile vista la condizione delle strade e la mancanza di stazioni di rifornimento se non nella zona della capitale Ulan Bator. La nuova scommessa è riuscire a tagliare la Mongolia da parte a parte appoggiandosi al solo rifornimento di gasolio della capitale. L’uso del metano per aumentare l’autonomia del veicolo ci consentirà di percorrere un distanza impossibile per le normali auto monocarburante senza bisogno di portarsi con noi taniche di scorta.

Dopo circa dieci ore di viaggio Guido è arrivato ad Hunchun ripetendo nelle ultime due ore di viaggio l’interessante osservazione dal finestrino del fiume che divide la Cina e la Corea del Nord.

Se lunedì scorso questo arrivo fu contraddistinto da temperature altissime, stavolta piove e fa addirittura leggermente freddo.

Un economico taxi locale permette il raggiungimento dello stesso hotel dal nome impronunciabile (forse “Sgiu Tsia”) dove assieme a Mr.Wang avvenne il soggiorno nella prima notte cinese. Le scritte in russo, che accompagnano il cinese in questa città di confine, aiutano Guido nel trovare un luogo per mangiare. La temperatura si è molto abbassata rispetto ai giorni precedenti e questo favorisce una piacevole passeggiata per digerire l’ultima cena cinese e allo stesso tempo conciliare il sonno visto che anche domani la sveglia sarà piuttosto mattiniera.

E intanto a Pechino…

Team 2: Pechino

Mentre Guido comincia il suo viaggio verso la Mongolia lungo la strada russa, Andrea e Claudia hanno la possibilità di godersi le meraviglie di Pechino per ancora due giorni prima di iniziare il loro viaggio di ricongiungimento con Guido. I due membri della spedizione Torino-Pechino raggiungeranno la Mongolia con autobus e treni per poi aspettare il capospedizione nei pressi del confine con la Russia.

La giornata pechinese trascorre piacevolmente tra i sentieri del complesso imperiale del Palazzo d’Estate, dove gli imperatori solevano rifugiarsi durante i mesi più caldi per sfuggire all’afa della Città Proibita. Anche Andrea e Claudia, seguendo l’esempio degli illustri abitanti della città imperiale, si dedicano alla scoperta del parco e delle sue bellezze architettoniche e paesaggistiche, senza però riuscire a vincere l’implacabile calura pechinese. Al ritorno, un nuovo incontro con Mr Wang dedicato alla pianificazione degli spostamenti verso la Mongolia. Purtroppo, i treni diretti a Erenhot, l’ultima città cinese sul confine mongolo sono già pieni per i prossimi tre giorni, per cui opteranno per un lungo spostamento in autobus.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– L’espansione della rete ferroviaria di alta velocità seguo lo stesso ritmo di quella stradale. I “treni veloci” cinesi raggiungono ormai qualsiasi angolo della Cina essendo capaci di coprire 1500 km in meno di dieci ore e garantendo comunque un numero elevato di fermate. Rispetto all’esperienza italiana possiamo costatare anche un prezzo del biglietto molto più basso e alla portata della gente.

Equipaggio del giorno:

Team 1: Guido Guerrini

Team 2: Andrea Gnaldi, Claudia Giorgio, Mr.Wang II

Giorno 50 – La grande decisione sotto l’ombra di Mao

4 agosto 2018, Pechino.

Dopo la consueta ricca colazione al Grand Mercure Hotel, arriva finalmente una mezza giornata da dedicare al turismo. Si comincia con una calda, ma fortunatamente ventosa, passeggiata in Piazza Tian’Anmen, la piazza pubblica più grande del mondo (ben 440.000 mq) racchiusa tra la Porta d’ingresso alla Città Proibita, dove campeggia una gigantografia di Mao Zedong, e il mausoleo a lui dedicato, meta di pellegrinaggio di milioni di cinesi e non, che con code incessanti vi si recano per rendergli omaggio.

Anche noi, armati di buone intenzioni, ci incamminiamo di buon’ora dal nostro albergo per tentare quello che già dieci anni fa non ci era riuscito. Purtroppo, anche questa volta, per una erronea informazione sugli orari di apertura e chiusura, manchiamo di pochi minuti l’agognato obiettivo, e dinnanzi a noi ritroviamo l’invalicabile cancellata metallica e umana, che nonostante le nostre suppliche, ci nega perentoriamente l’accesso al Mausoleo. Non resta che accontentarci di una foto ricordo davanti la Porta Celeste e ripiegare sulla Città Proibita e il vicino Parco Beihai, località molto suggestiva attorno ai laghi Houhai, dove ci concediamo una bella passeggiata fra salici piangenti e acque solcate da imbarcazioni curiose a forma di papere gialle e ricoperte da fiori di loto. Il parco Beihai, fra l’altro, sorge sul sito dove un tempo si ergeva il palazzo di Kublai Khan, il noto imperatore presso la cui corte soggiornò Marco Polo. Proviamo ad immaginarci il giovane mercante veneziano passeggiare nel cortile di questo palazzo.

Dopo un pasto veloce nell’unico punto di ristoro nel parco, a base di ravioli a vapore ripieni di carne e cavolo cinese, ci incamminiamo verso il nostro albergo, non prima di aggiungere alla lista dei mezzi di trasporto adoperati nel corso del viaggio anche una breve traversata del lago su una singolare pagoda a motore.

Alle 16.00 ci attende la riunione nel nostro albergo con Mr Wang. In questa occasione dobbiamo prendere la decisione definitiva relativamente al nostro viaggio e concordare la parte economica che l’agenzia cinese dovrà restituirci per il mancato prosieguo del viaggio. Per quanto riguarda il primo aspetto è deciso che Guido recupererà l’auto in Russia e tornerà verso il centro Asia attraversando da est ad ovest la Mongolia. Andrea e Claudia, più vicini al paese mongolo e senza dover recuperare l’auto, aspetteranno Guido presso il confine tra Russia e Mongolia. In questo modo Guido non percorrerà in solitaria la difficile traversata est-ovest del Paese di Gengis Khan e Andrea e Claudia vivranno comunque una interessante avventura nel dover farsi con i mezzi pubblici un lungo e impegnativo viaggio. La parte economica non regala particolari soddisfazioni visto che la parte più cospicua del pagamento non potrà tornare indietro. Del resto la nostra Hilux ha comunque una immatricolazione cinese nonostante non abbia realmente circolato negli ultimi chilometri prima di Pechino. Con buonsenso troviamo un buon accordo su quella parte di servizi di cui non abbiamo usufruito. Alla fine l’operazione cinese è costata come sempre molto, ma con la parte recuperata possiamo coprire l’aggravio di spese del nuovo viaggio in Mongolia.

Qualche ora di relax nel comodo albergo e poi arriva il momento di vivere l’ultima serata assieme in giro per Pechino. Su sapiente suggerimento di Mr.Wang, sempre molto pronto a risolvere i problemi attorno alle questioni legate al cibo, raggiungiamo non lontano dal nostro albergo il ristorante Hua’s, specializzato nella preparazione dell’Anatra alla Pechinese. All’ingresso del locale c’è una interessante galleria di personaggi importanti che hanno desinato in questo luogo. Nella sezione dedicata ai politici, tra Re, Presidenti o Primi Ministri, non poteva mancare una figura italiana. Tra tutti coloro che potevamo aspettarci di trovare, non ci aspettavamo certo l’onore di poter mangiare nello stesso locale dove si è seduta qualche anno prima Agnese Renzi. Per il resto il cibo era buono e la spesa contenuta, entrambi aspetti positivi per l’ultima cena in compagnia di tutta la delegazione cinese della Torino-Pechino. Il brindisi di buon auspicio è rivolto alla speranza di incontrarci tra circa una settimana ad est di Ulan Bator.

Concludiamo non troppo tardi la serata visto che il treno che porterà Guido di nuovo ad Hunchun partirà dalla stazione di Pechino alle 6.30 della mattina.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– In linea con il resto del mondo i prezzi a Pechino sono decisamente aumentati con la sorpresa di pagare anche l’ingresso in alcuni dei parchi cittadini.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Andrea Gnaldi, Claudia Giorgio, Mr.Wang II

Giorno 49 – Pechino ringrazia Torino. La Mongolia dice sì al nostro passaggio.

3 agosto 2018, Pechino.

Colazione di buon’ora per avere tempo ed energie per affrontare la nuova calda giornata che abbiamo davanti. Il primo incontro è già alle 8.00 all’interno del nostro albergo con Mr.Wang con il quale dobbiamo definire i dettagli della strategia odierna. Tra le varie cose emerge che se confermassimo la nostra intenzione di non rientrare in Cina una seconda volta da un altro valico stradale, la cifra che risparmieremmo è di appena mille dollari su circa settemila spesi per pratiche burocratiche per immatricolare l’auto in Cina. Il tutto si giustifica con il fatto che le pratiche sono state comunque portate avanti e i soldi in questione depositati presso gli enti competenti.

Il secondo scoglio da affrontare è la richiesta di visto per la Mongolia, comunque utile per il prosieguo del viaggio. Troviamo massima collaborazione nel personale diplomatico della piccola ambasciata e di fronte al pagamento di circa 80 dollari a testa ci viene promesso che il visto sarà pronto per il pomeriggio.

Il passaporto fermo dai diplomatici mongoli impedisce di far partire una eventuale richiesta di visto russo da parte di Andrea e Claudia. Ci sarà tempo fino a lunedì per valutare la strategia e come e se affrontare l’eventuale richiesta di visto per la Russia.

Nel frattempo Guido acquista il biglietto ferroviario che nella giornata di domenica lo riporterà ad Hunchun, con l’obiettivo di superare di nuovo il confine russo e tornare a recuperare l’auto nel parcheggio di Kraskino lunedì mattina.

Nella tarda mattinata e con due ore di ritardo sull’agenda mattutina, l’equipaggio della Torino-Pechino incontra ufficialmente i rappresentanti del settore turistico della città di Pechino. Assieme a Minna Lian, già protagonista dell’incontro del 2008, siedono al tavolo con noi i signori Wen Wei e Zhenyu Zhang. Raccontiamo lo scopo del nostro viaggio, della bontà del sistema dual fuel con il diesel-metano e tutte le vicende che ci hanno portato fino alla capitale cinese. Consegniamo i doni della città di Torino tra cui la lettera di saluto della Sindaca Chiara Appendino e del Presidente del Consiglio Comunale Fabio Versaci, una medaglia commemorativa del nostro viaggio e la bandiera ufficiale del Comune di Torino. Riceviamo in cambio tre pacchi contenenti un thermos per thè, una chiavetta usb e una batteria di emergenza per dispositivi elettronici. Il tutto avviene nella massima cordialità.

Pausa pranzo molto occidentale visto che per velocizzare i tempi dell’ennesima impegnativa giornata testiamo, senza grandi soddisfazioni, il Mc Donald’s cinese a due passi dal nostro albergo.

Il pomeriggio lo trascorriamo interamente nel quartiere delle ambasciate con prima il ritiro con successo del visto che ci autorizza ad entrare in Mongolia e poi con la programmata visita all’ambasciata italiana. La decisione della Mongolia di permettere il nostro passaggio apre nuove prospettive all’itinerario di ritorno interamente da riorganizzare.

L’incontro con i nostri connazionali nasce grazie al fatto che nelle ultime settimane dalla nostra sede diplomatica di Pechino abbiamo avuto messaggi di sostegno per la nostra avventura. Grazie all’interesse dei funzionari che si occupano dell’ufficio economico e commerciale, tra cui Emanuele De Maigret e Luca Fraticelli, abbiamo l’opportunità di illustrare il progetto Torino-Pechino permettendo anche ai nostri principali sponsor di avere la giusta visibilità, grazie alla brochure che racconta le loro storie. All’incontro partecipa anche Eugenio Poti che si interessa al nostro problema burocratico spiegandoci quali mosse possiamo fare per un eventuale ritorno a Pechino in auto nella prossima settimana. Consegniamo due regali alla nostra ambasciata: il gagliardetto ufficiale della città di Torino e una bottiglia di vino toscano “43°” prodotto dall’azienda agricola Tenute Nardi in collaborazione con le Officine della Canonica e messo a disposizione dagli amici Filippo ed Emanuele Nardi. Ci vantiamo del fatto che probabilmente dai tempi di Marco Polo, nessun regalo italiano sia più arrivato in Cina via terra!

Con la promessa reciproca di tentare di rivedersi presto nella capitale cinese e con le doverose foto di rito, salutiamo tutti coloro che ci hanno ospitato in questo incontro.

Serata passeggiando in un quartiere non lontano dal nostro albergo e nei pressi del Tempio dei Lama. Qui, ancora una volta immersi negli Hutong, scoviamo un piccolo birrificio artigianale. La cena è più europea che cinese, ma in compenso la birra è davvero buona. Passeggiando rientriamo in Hotel consapevoli che domani, finalmente, potremo fare anche un po’ di turismo nell’attesa di ulteriori notizie e relative decisioni sul prosieguo del viaggio.

 

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Il già accennato miglioramento ecologico di Pechino è dovuto sicuramente ad un concorso di fattori. Noi abbiamo notato più cose: la maggior parte degli autobus è alimentato a metano e nelle stazioni di servizio cittadine pare che non si trovi più il gasolio, poiché, almeno a Pechino, il gasolio è stato completamente bandito negli ultimi tre anni. Molto presenti anche i motorini elettrici – silenziosissimi – in tutta la città.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Andrea Gnaldi, Claudia Giorgio, Mr.Wang II

 

Giorno 48 – Grandi consultazioni nell’afa di Pechino

2 agosto 2018, Pechino.
Il racconto di oggi inizia da una dinamica scaturita nella notte precedente. Dopo l’arrivo al Grand Mercure Hotel e dopo le prime consultazioni su cosa fare dal giorno successivo, è emerso un problema: non c’era una stanza disponibile per Guido, arrivato a Pechino con un giorno di anticipo rispetto al programma definito in precedenza. Non è possibile correggere la prenotazione e una camera di livello “deluxe” risulta essere troppo costosa. Questo costringe il capospedizione a trasferirsi in un ostello a circa due chilometri dal Mercure Hotel. Per effettuare il viaggio improvvisiamo la chiamata di un taxi lungo la strada. Si ferma un giovane alla guida di un’auto privata che invita il capospedizione a salire a bordo per recarsi all’ostello convenuto. La saggezza dell’esperto viaggiatore porta a definire il prezzo in anticipo e viene concordato un troppo economico 16 yuan cinesi. All’arrivo al luogo desiderato la cifra diventa 110 yuan a causa dell’orario, del quartiere periferico (non vero!) e di altri elementi non chiari. Il povero tassista semiabusivo non ha capito di avere a che fare con un uomo fortemente provato dai due giorni precedenti e pronto anche all’omicidio pur di andare a dormire in tempi brevi. Dopo una breve discussione e una finta telefonata in inglese alla polizia, il tassista cede e si scende a 40 yuan per la corsa. Guido rinuncia ad ulteriori discussioni e si incammina al suo posto letto nella camerata da otto persone refrigerata, anche troppo, da un potente condizionatore. Al mattino nuovo disguido con un altro tassista, stavolta ufficiale: indicare “Grand Mercure Hotel” senza sapere che della stessa catena a Pechino ne esistono più di uno può portare il tassista ad andare in quello sbagliato. Così è, e non vale nessuna delle considerazioni sulla strada troppo lunga che Guido ha cercato di fare al conduttore di taxi in grado di parlare e capire solo il cinese. Per fortuna rimette in ordine la situazione il personale dell’albergo e con un ennesimo taxi che attraversa l’afa mattutina di Pechino tutto torna a posto.
In albergo Claudia e Andrea hanno dormito senza problemi e alle 11.00 comincia il lungo incontro-riunione con Mr. Wang. L’unica decisione effettiva presa è che non tenteremo un secondo ingresso in Cina da un altro confine. Il viaggio proseguirà percorrendo le strade degli altri paesi fino a raggiungere, come da programma, l’Asia centrale. A questo proposito è necessario comprendere quali percorsi burocratici possono permetterci di ottenere un visto per tutto l’equipaggio per la Mongolia ed eventualmente per la Russia relativamente ad Andrea e Claudia.
Con un caldo micidiale e una altrettanto fastidiosa umidità, ci trasferiamo al quartiere delle ambasciate dove raccogliamo le informazioni necessarie per ottenere un visto per il paese di Gengis Khan. Più tardi comincia un lungo balletto stradale, con l’uso di più mezzi pubblici, per trovare il centro visti russo. Arriviamo a destinazione, dopo anche una lunga camminata a piedi, alle 15.33, 180 secondi dopo la chiusura del centro visti. Il cinese addetto alla sicurezza, vagamente somigliante ad Alvaro Vitali, ci nega l’ingresso. Fortunatamente nello stesso momento escono dei russi che invitano il nostro “Pierino” a farci passare. Grazie a questo fortuito piacere siamo in grado di trattenerci a parlare per oltre due ore con due addette del centro, prima una cinese molto disponibile ad aiutarci avendo capito la nostra situazione e poi una russa che ci trasmette una ottima impressione.

La giornata di domani sarà decisiva visto che proveremo a presentare le richieste ufficiali di visto sia per la Mongolia che per la Russia. Il risultato di questo lavoro, soprattutto la definizione dei tempi di rilascio, permetterà di determinare l’itinerario di ritorno della Torino-Pechino e se Andrea e Claudia potranno in qualche modo supportare Guido nel prosieguo della spedizione. Allo stesso tempo le nuove dinamiche in atto potrebbero permettere al viaggio di assumere una ulteriore e interessante dimensione avventurosa, visto che le strade che dovranno essere percorse, sia in Mongolia che in Siberia, sono ricche di paesaggi e storie molto interessanti.

Quando rientriamo in albergo è già tardo pomeriggio. La giornata è trascorsa senza neppure lasciarci il tempo per pranzare. Decidiamo di alleggerire la pressione a cui siamo sottoposti fidandoci dei consigli della guida Lonely Planet, che in passato ci ha risolto positivamente più di una situazione. Ceniamo al Dàli Courtyard, un piacevole hutong, ovvero una casa tradizionale della vecchia Pechino con corte interna. Lo chef propone giornalmente piatti della tradizione della regione dello Yunnan, speziati con la giusta delicatezza. Caratteristica di questo ristorante è l’assenza del menù, visto che il già citato chef “impone” le proprie scelte ai clienti, sottraendo a questi ultimi l’annoso problema di decifrare gli ideogrammi che descrivono le pietanze. Soddisfatti per la degustazione di cibi avvenuta, rientriamo in albergo sottoponendoci ad una ulteriore riunione per definire i dettagli della giornata chiave di domani.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

– Pur confermando una vistosa presenza di smog, Pechino in dieci anni ha fatto dei notevoli miglioramenti relativamente all’inquinamento urbano. La strada è ancora lunga, ma i progressi non sono di certo terminati.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Andrea Gnaldi, Claudia Giorgio, Mr.Wang II

Giorno 47 – Tutti a Pechino!

1° agosto 2018, Hunchun-Pechino

La notte non è trascorsa molto serena, dato che nella giornata di ieri i nervi si erano caricati eccessivamente. Facciamo una buona colazione in stile cinese nel nostro albergo, accompagnati dal rammarico per la situazione complicata in cui ci siamo venuti a trovare, pur nella totale consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per provare a proseguire in auto. Non ci sentiamo responsabili dell’inghippo di ieri, e molte risposte dovrebbero arrivare dall’agenzia che fino ad un mese fa ci ha rassicurato sul fatto che il valico di confine non avrebbe riservato sorprese. Nutriamo un cauto ottimismo di riuscire almeno a recuperare una parte delle spese sostenute per l’immatricolazione dell’auto, anche se la partita la dovremo giocare a Pechino con i responsabili dell’operazione.

Allo stesso tempo abbiamo trascorso parte della giornata di ieri a raccogliere informazioni su questa anomala politica doganale della Russia, senza trovare informazioni chiare. Cercare di capire come funziona una cosa in Russia è spesso una vera impresa anche per un russo, dato che tutti gli addetti ai lavori ti forniscono risposte ogni volta diverse. Continuiamo a ritenere impossibile che tutte le dogane orientali della Russia, per oltre tremila chilometri, non permettano in questo periodo il transito di auto, mentre autobus e camion passano senza problemi. Nella nottata e nelle prime ore di questa mattinata sono proseguiti i contatti con Andrea e Claudia già arrivati a Pechino, con Emanuele impegnato a Mosca nel cercare di trovare una soluzione al nostro problema e con i principali promotori e sostenitori del nostro viaggio. In ogni caso la spedizione non si è fermata e l’obiettivo minimo del capospedizione Guido e di Mr. Wang è riuscire ad arrivare a Pechino entro la notte per permettere al viaggio di raggiungere la capitale cinese rigorosamente via terra, per poter consegnare i doni del Comune di Torino alla città di Pechino, uno degli scopi principali di questo viaggio.

Alla nostra Toyota Hilux a diesel-metano rimane la grande soddisfazione di aver unito i due oceani oltre che essere andata a livello di longitudine ben oltre la città di Pechino. Tradotto in chilometri, la nostra Hilux è almeno mille lunghezze più ad est della capitale cinese e il viaggio che porterà Guido e Wang a destinazione dovrà seguire una rotta sud-ovest, indietro verso l’Europa. Ci vuole un doppio treno con coincidenza per arrivare a destinazione partendo dalla remota Hunchun, dato che l’unico treno diretto ha finito i posti a disposizione. Dopo le difficoltà affrontate nelle ultime ore il cambio di un treno non possiamo certo considerarlo un problema.

Prima di andare alla stazione è il momento di recarsi anche alla sede locale della Banca Nazionale Cinese per poter cambiare il nostro denaro. Durante gli spostamenti tra albergo, banca, mercato cittadino e stazione notiamo come quasi tutti i taxi di Hunchun abbiano vicino alla targa la scritta CNG. Grazie a Wang che funge da interprete veniamo a sapere che il metano è molto diffuso in questa città e che sono presenti numerose stazioni di rifornimento, di cui neppure i tassisti interpellati conoscono il numero esatto. Curioso che Wang mi traduca la sigla CNG in “China Natural Gas” e non in “Compressed Natural Gas”: un esempio di nazionalismo ecologico. Questa scoperta aumenta ancora di più il rammarico per i fatti di ieri, visto che con la nostra autonomia con il diesel-metano di oltre 1500 chilometri avremmo coperto senza problemi la distanza fino a Pechino con un rifornimento di metano ad Hunchun.

Alle 12.00 siamo nella stazione della città che ci ospita e e prima di salire, alle 12.45, nel treno D22 che ci porterà a Changchun, facciamo in tempo ad esplorare tutta la struttura ferroviaria probabilmente di nuova costruzione e molto pulita. Simpatico il fatto che tutte le poltrone della sale d’aspetto possano massaggiarti collo e schiena. In Cina ci si può avvicinare al binario solo negli ultimi dieci minuti prima dell’arrivo del treno e tutto il sistema di apertura delle porte che conducono ai binari è controllato automaticamente. Guido non è sorpreso del fatto di essere l’unico straniero a bordo e di conseguenza di essere guardato da tutti come un raro esempio di “europeo”, in particolare modo dai bambini.

Nei primi chilometri del nostro viaggio il treno costeggia il fiume che fa da confine con la Corea del Nord, una nuova occasione per incontrare il Paese dove il capospedizione ha passato lo scorso fine settimana. La differenza tra le città cinesi e coreane che si affacciano sul fiume è rappresentata dalla maggiore vivacità e qualità delle case nella sponda in cui ci troviamo. Non notiamo particolari strutture di confine, se non qualche torretta di guardia, a ridosso del fiume che sembrerebbe anche non particolarmente difficile da attraversare. L’altra compagna di viaggio verso Pechino è la moderna autostrada che porta dal confine fino alla capitale. Come tutte le autostrade cinesi è diventata a pagamento. Se comprendiamo bene le parole di Mr.Wang il costo è di circa mezzo euro per ogni dieci chilometri.

Il pranzo in treno è a base delle leccornie acquistate nella mattinata in uno dei grandi mercati di Hunchun assieme all’esperto Wang. Continuando ad osservare il verde paesaggio, prima montano e poi pianeggiante, abbiamo modo di apprezzare come i treni cinesi viaggino a velocità molto elevate, ma allo stesso tempo facciano numerose fermate, cosa non molto comune in Europa. Del resto sotto le rotaie passano stazioni di città che spesso superano il milione di abitanti. Sia le grandi città che i villaggi della enorme campagna sembrano in perfetto ordine, oltre a trasmettere una sensazione di modernità e tranquillità. Il bello del viaggio via terra è poter osservare da vicino molte cose, compresi i cambiamenti rispetto allo stesso viaggio del 2008. Relativamente alle campagne che osservammo dieci anni fa la situazione appare molto migliore. La Cina cresce anno dopo anno, ma la locomotiva città cerca di portarsi dietro ogni vagone, compresa la campagna.

A metà pomeriggio siamo nella grande e trafficata città di Changchun, dove abbiamo poco più di un’ora per cambiare treno. La stazione ferroviaria è simile ad un aeroporto, divisa in terminal. Di fatto per passare dal nostro binario a quello dove si fermerà il treno che va a Pechino impieghiamo tutto il tempo a nostra disposizione. Salendo e scendendo tra le varie piattaforme rinunciamo anche ai bisogni fisiologici. Saliamo sul treno veloce G384, molto più affollato di quello precedente. Già nel tardo pomeriggio le ombre dei palazzi cominciano ad allungarsi e il sole presto tramonta. Il paradosso della Cina è che c’è un solo fuso orario in un grande Paese che si dovrebbe estende almeno su quattro. Questo ha il vantaggio di tenere tutto il Paese in un’unica ora, ma allo stesso tempo costringe le provincie più orientali a vedere il sole sorgere e tramontare molto presto e le remote zone occidentali al problema opposto.

La cena in treno si svolge con gli stessi prodotti e le stesse modalità del pranzo. Alle 23.00 siamo a Pechino e con un taxi, anche questo a metano, copriamo i circa dieci chilometri che ci portano all’Hotel Mercure, il migliore hotel dove possiamo dormire in questo viaggio, scelto per noi dall’amico Maurizio Bragagni, che a distanza di dieci anni non ha fatto mancare il proprio appoggio al progetto Torino-Pechino.

Quando è quasi mezzanotte Guido e Andrea, i due reduci della spedizione del 2008, possono salutarsi presso l’ingresso dell’albergo ad una settimana di distanza dal decimo anniversario dell’inizio delle Olimpiadi del 2008 qui a Pechino e dell’arrivo in città della spedizione di dieci anni fa. Difficile andare a dormire, visto che tutti sentiamo il bisogno di confrontarci su come proseguire l’avventura cinese e come impostare il viaggio di ritorno che sarà probabilmente molto diverso da quello che avevamo in programma.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Con il fatto che le ottime autostrade sono diventate a pagamento, non è un caso che una parte del traffico si sia spostato nelle strade statali.

– Almeno in questa parte di Cina il miglioramento delle zone di campagna appare evidente.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Mr. Wang II