Giorno 53 – Ritorno nella “terra promessa”

7 agosto 2018

Team 1: Ussurijsk-Birobidzhan (km 972) – Tot. 16.046

Partenza all’alba per il primo dei tre difficili giorni che dovrebbero permettere alla Hilux di portarsi presso Chita e poi da lì raggiungere il confine mongolo. Le distanze programmate sono quasi proibitive, ma confidando nell’aiuto reciproco Guido e Bruno tenteranno l’impresa. Prima della partenza un ennesimo saluto alla statua del “forestale” russo con in braccio un cucciolo della tigre dell’Ussuri, che assieme al leopardo popola questa zone. La tigre si ripete in tutte le salse, dai cartelli pubblicitari ai nomi dei ristoranti e perfino in una marca di benzina locale. Pausa colazione al “Fort Cement”, l’albergo-ristorante di Spassk-Dalnyj dove non siamo riusciti a dormire ieri sera causa del tutto esaurito. In effetti due bus sono parcheggiati sul piazzale, anche se l’ora è troppo mattutina per incontrarli a colazione. Il caffè non pessimo preparato dalla ragazza del bar accompagna la splendida vista sul cementificio che emana fumi nelle campagne circostanti. Nulla a confronto del panorama del pranzo, in un ristorantino armeno di Lucegorsk. Da qui si vede una immensa centrale a carbone che intossica tutto il circondario. Tubi di ogni dimensione e decine di tralicci elettrici portano in giro per il Primorskyj Kraj l’energia qui prodotta. Anche se dalle descrizioni appena fatte potrebbe non sembrare, in questa parte di Russia la natura è meravigliosa. Questa è una delle poche zone selvagge con clima temperato. Oltre a favorire la già citata presenza di tigri e leopardi, questo aiuta anche le coltivazioni, molto simili a quelle europee: in particolare modo è massiccia la presenza di grano.

Approfittando del fatto che in questo territorio a cavallo tra la regione di Vladivostok e quella di Chabarovsk si succedono numerose cittadine, possiamo ascoltare la radio senza perdere spesso il segnale. Quando si perdono i canali russi, ecco subentrare quelli cinesi, vista la vicinanza con il confine. L’occasione è giusta per riascoltare la classica musica italiana che impazza sulle radio locali. Oltre ad Al Bano e Romina, Riccardo Fogli e Toto Cutugno, oggi per la prima volta ascoltiamo su Radio Vladivostok un pezzo dei Negramaro.

A metà pomeriggio siamo a Chabarovsk e abbiamo già macinato 750 chilometri. Qui è prevista la sosta al punto di rifornimento privato dell’amico Aleksej, che già nel viaggio di andata ci aveva regalato un pieno di metano. Stavolta oltre al rifornimento, che useremo in Mongolia, Aleksej ci permette di fare un controllino alla salute dell’Hilux e cambiare il filtro del metano, usando così il primo ricambio messo a disposizione da Ecomotive Solutions e da Piccini Paolo Spa.

Lasciato il traffico della grande città si varca il lungo ponte sul fiume Amur che dà inizio anche alla temibile strada P-297. L’Amur è carico di acqua ed ha inondato molte zone non abitate nei pressi del suo corso. La differenza del volume d’acqua rispetto ad alcuni giorni fa è impressionante. Il viaggio prende decisamente la direzione occidentale, regalandoci nelle ore serali il sole in faccia basso sull’orizzonte, cosa che certo non aiuta, se sommata alla stanchezza del viaggio. Proprio in queste condizioni avvengono le ultime due ore di guida prima di Birobidzhan, obiettivo della tappa odierna, che ci ospitò anche due settimane fa. Curioso ritornare nel capoluogo dell’Oblast Autonomo Ebraico nonostante avessimo scommesso che difficilmente nella nostra vita ci saremmo potuti tornare.

Il cambio di albergo è d’obbligo dopo il bagno di umidità che facemmo nel viaggio di andata. Stavolta è il turno del vecchio albergo sovietico “Centralnaja”, tuttora noto col vecchio nome di Vostok (“Est”). Invece non si cambia il ristorante, tornando al caffè Felicità che aveva soddisfatto i nostri palati nella precedente visita. Passeggiata notturna lungo il fiume Biri e poi onoriamo il letto del Centralnaja, visto che domani mattina è prevista l’ennesima sveglia all’alba.

Team2: Pechino – strada verso Erenhot
L’ultima mattina a Pechino viene dedicata alla visita del 789 art district, un ex complesso industriale completamente riconvertito ad un’area dedicata all’arte contemporanea. I capannoni di un tempo sono diventati gallerie d’arte e non ci lasciamo sfuggire l’occasione di far visita alla mostra del connazionale Pistoletto attualmente in corso.
Nel pomeriggio, trasferimento alla stazione degli autobus a sud della città da dove partiamo alla volta di Erenhot. L’autobus a cuccette parte in orario dalla stazione per poi fermarsi dopo pochi chilometri per una non ben definita sosta di 2 ore alla periferia pechinese prima di riprendere il viaggio che sembra – ferma restando la capacità di comprensione reciproca – durerà circa 10 ore, con arrivo in mattinata a destinazione.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Anche oggi nel tragitto del team 1 abbiamo notato numerose auto elettriche circolare per strada dove non ci sono stazioni di ricarica veloce. Spesso alla guida ci sono uomini vestiti allo stesso modo come se fossero con la divisa di un’officina o concessionaria. Sembra che le Nissan Leaf che incontriamo vengano dal Giappone attraverso il porto di Vladivostok e via terra raggiungano località non servite dalla Ferrovia Transiberiana.

Equipaggio del giorno
Team 1: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale
Team 2: Andrea Gnaldi, Claudia Giorgio

Giorno 38 – Con il metano fino all’oceano!

23 luglio 2018, Chabarovsk (5 km) – Tot. 13.711

Finalmente un notte tranquilla in un appartamento con tutte le carte in regola e senza problemi di pulizia, umidità o letti poco confortevoli. Il primo impegno della mattinata è una sorpresa da parte di Gazprom e del responsabile per lo sviluppo della filiale italiana Sergej Colin, che alcuni giorni fa ci avevano segnalato la possibilità di fare un rifornimento in una stazione privata situata a Chabarovsk, previo contatto con il responsabile, il signor Aleksej: l’operazione va in porto e veniamo autorizzati a rifornirci in questo luogo “non ufficiale” e non segnalato da nessun sito o carta del mondo del metano. Ci dirigiamo in una zona periferica della città dove in un piazzale in mezzo ad alcuni edifici con attività legate al settore meccanico vediamo alcuni autobus di fabbricazione cinese con evidenti scritte CNG o NGV, indicanti il metano. Qui c’è il quartier generale della realtà guidata da Aleksej che si occupa di rifornire gli autobus a metano della città attraverso carri bombolai che prelevano il gas del metanodotto proveniente dall’isola di Sakhalin. Aleksej ci offre il pieno di metano ed è un piacere agganciare la nostra Hilux all’attacco europeo presente sul carro bombolaio e poter tornare ad usare il gas naturale assieme al gasolio. C’è stupore ed interesse nei nostri confronti e non mancano domande sul diesel-metano e sul nostro viaggio. Foto di rito e ripartenza verso la nostra casa dove lasceremo parcheggiata la Hilux per l’intera giornata. A questo punto è evidente che riusciremo a coprire la distanza che ci separa da Vladivostok e dall’Oceano Pacifico usando nuovamente il diesel-metano. Allo stesso tempo con questo pieno saremo in grado di varcare la frontiera cinese per poi cominciare a cercare le stazioni di metano anche prima di Pechino. Dei 14.500 chilometri che avremo percorso una volta raggiunto l’oceano, solo circa 2.200 (pari al 15% della distanza complessiva) sono stati percorsi senza metano. Non era possibile fare diversamente dato che pur di rifornire in tutte le stazioni utili, e coprire l’85% del percorso usando il metano, abbiamo anche allungato di oltre 400 chilometri l’intero viaggio.

La giornata di relax a Chabarovsk prosegue usando i già citati autobus cittadini a metano, prevalentemente “made in Cina”, che hanno sostituito molti dei vecchi e inquinanti bus russi. La soluzione del diesel-metano sarebbe perfetta per i vecchi autobus che circolano in Russia, ma almeno qui a Chabarovsk ancora siamo lontani dall’importare questo tipo di tecnologia. Prima tappa nella floreale Piazza Lenin, dove oltre alla statua del noto leader si possono ammirare aiuole e fontane. Qui incontriamo Mr. Ding, un giovane cinese incuriosito dalle nostra magliette della Torino-Pechino. Con lui scambiamo qualche parola sul prosieguo del nostro viaggio in Cina. Piacevole passeggiata nella strada principale della città, Ulica Muravyova-Amurskogo, che conduce fino ad un belvedere che domina dall’alto l’ansa del grande fiume Amur. Poco lontano si trova il luna park con vicino una spiaggia sul fiume molto frequentata. Proviamo la ruota panoramica per vedere dall’alto la città e ci gustiamo degli ottimi shashliki (spiedini di carne) in uno dei ristoranti del parco giochi. Sazi di cibo ci cimentiamo nella risalita della collinetta che domina l’Amur e dove si trova il monumentale luogo dove si ricordano le vittime della Grande Guerra Patriottica con la consueta fiamma eterna. Tutti i nomi dei caduti di questa regione sono elencati in grandi pareti e tutto ciò fa una discreta impressione. Contrapposto a questo monumento ce n’è uno più piccolo con tutti i morti di altri conflitti in cui Urss e Russia hanno partecipato. I nomi degli ultimi quattro caduti in Siria sono molto recenti.

Con il bus a metano ci rechiamo nei pressi della stazione della Ferrovia Transiberiana per provare a visitare l’interessante museo dedicato alla costruzione della ferrovia in estremo oriente. Purtroppo il museo è chiuso per restauro, esattamente come scritto nella nostra guida risalente al 2006. Ci consoliamo con la bella statua di Erofej Pavlovich Chabarovsk, esploratore russo che nel diciassettesimo secolo contribuì alla conquista di queste terre e che ha dato il nome, anzi il “cognome”, a questa grande città, mentre nome e patronomico li ha dati a Erofej Pavlovich, il piccolo avamposto dove abbiamo dormito alcune notti fa dopo la fine del difficile tratto di strada dopo Chita.

In vista della partenza di domani mattina verso Vladivostok decidiamo di ripetere la cena casalinga a base di pelmeni e non dormire troppo tardi.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Rispetto a dieci anni fa a Chabarovsk è arrivato il metano. Grazie all’intraprendenza degli amici che ci hanno regalato il rifornimento odierno, oggi questa città è dotata di numerosi bus a metano e di alcuni mezzi a gas naturale. Il percorso verso l’apertura di una stazione di rifornimento pubblica non richiederà molto tempo.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololei, Bruno Cinghiale

Giorno 37 – Viva l’Amur!

22 luglio 2018, Birobidhzan-Chabarovsk (188 km) – Tot. 13.706

Nonostante una forte umidità presente nelle nostre stanze, riusciamo a concludere una lunga dormita nell’ennesima angusta sistemazione che ci ospita. Abbandoniamo l’alloggio attorno a mezzogiorno e ritorniamo nel cuore di Birobidzhan per la visita alla sinagoga e al centro culturale-museo dedicato alla storia di questo luogo. Il complesso si trova non lontano dalla stazione ferroviaria ed è moderno. La maggior parte delle tracce rimaste dei novanta anni di ebraismo in questa terra sono visibili all’interno della piccola esposizione museale, che ospita oggetti e giornali originali degli anni ‘20, ‘30 e ‘40 del secolo scorso. Come abbiamo raccontato ieri, la migrazione degli ebrei, che vivevano principalmente in Bielorussia e Ucraina, cominciò nel 1927, incoraggiata dallo stato sovietico che aveva bisogno di coloni che presidiassero la lunga frontiera cinese e facessero nascere città lungo la Ferrovia Transiberiana. Nel corso dei primi anni circa 40.000 persone arrivarono qui con il mito della possibilità di creare una entità autonoma ebraica all’interno dell’Unione Sovietica, cosa che avvenne nel 1935. Le condizioni di vita in questo luogo non erano delle migliori. La zona era paludosa ed edificare la città non fu semplice. Se a questo aggiungiamo i rigori dell’inverno si può facilmente capire perché molti di loro nei decenni successivi abbandonarono la regione. Il colpo di grazia avvenne con la caduta dell’Urss e con la possibilità per molti ebrei di espatriare in Israele. Da quel momento la comunità locale si è ridotta ad un numero marginale e desta in noi ammirazione vedere che viene mantenuta aperta una scuola dove si può imparare l’yiddish, che almeno sulla carta è la seconda lingua ufficiale dell’Oblast’ Autonoma Ebraica.

Il richiamo della domenica italiana ci porta a concederci un piatto di pasta, sempre al “Felicità”, assolutamente non all’altezza della situazione e delle aspettative che avevamo. Riprendiamo il viaggio verso l’Oceano Pacifico e verso la città di Chabarovsk, facile obiettivo di giornata e lontano meno di 200 chilometri da Birobidzhan. La P-297 è ormai tornata ad essere una stradina che attraversa villaggi e questo alza molto i tempi di percorrenza. Tornano anche i fitti autovelox e la polizia pronta a sanzionare gli autisti indisciplinati. Pochi chilometri prima di Chabarovsk, in concomitanza con l’attraversamento del grande fiume Amur, chiudiamo la nostra esperienza ebraica per entrare nel Kraj (territorio) di Chabarobsk. L’Amur per gran parte del suo corso segna il confine con la Cina costituendo un punto di contatto importante per commercio e contrabbando. Se d’estate la massa d’acqua è attraversabile solo con barche, d’inverno grazie al ghiaccio diventa una autostrada per trafficanti di ogni cosa possibile tra Cina e Russia. Con questa vasta ansa l’Amur svolta verso nord andando a sfociare molto lontano da qui, mentre il confine con la Cina prosegue lungo l’affluente Ussuri. Molte delle cose che conosciamo relative al fiume Amur sono legate alla lettura di “Buonanotte Signor Lenin” di Tiziano Terzani. Lo scrittore toscano si trovava in navigazione lungo l’Amur durante il golpe dell’agosto del 1991 e riuscì a vivere in una posizione giornalisticamente privilegiata tutto il calvario che portò a fine anno alla dissoluzione del più vasto paese del mondo.

Troviamo un piacevole alloggio alla periferia est di Chabarovsk dove decidiamo di trascorrere due notti per poter visitare con la massima tranquillità l’importante città. Questo sarà il luogo dove dormiremo più ad est dell’intero viaggio, visto che da domani la strada oltre che in direzione sud piegherà anche verso ovest. Serata casalinga a base di pelmeni comprati al negozio vicino casa. Serve riposo per gestire al meglio le energie in vista degli ultimi 750 chilometri per raggiungere Vladivostok e l’Oceano.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Dieci anni fa la soluzione dell’alloggio temporaneo in un appartamento privato era poco in uso. Basta pensare che nell’intero viaggio del 2008 potemmo adottare questa soluzione soltanto una volta.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololei, Bruno Cinghiale