Arrivo in Ucraina

30 Dicembre 2014. Łańcut -Novovolynsk ( 224 km)

Di prima mattina il piccolo alberghino di Łańcut prende vita. Assieme a noi, intenti nel gustare l’abbondante colazione tipica polacca, ci sono normali famiglie in viaggio in occasione delle feste di fine anno e naturalmente autisti di furgoni e camion che fanno la spola tra Polonia e Ucraina. Nei 200 chilometri scarsi che ci separano dal confine abbiamo modo di far passare sotto le ruote del nostro Expert strade importanti e stradine remote che, nonostante i dieci gradi sotto lo zero, risultano essere in piena efficienza. Unica attenzione costante è nei confronti di qualche cumulo di neve fresca dove ancora non sono passati gli spazzaneve. La Polonia è una delle nazioni che negli ultimi venti anni ha fatto enormi passi in avanti. Molte delle persone emigrate dopo il 1989 sono tornate ed hanno contribuito a far crescere il Paese. Lo stereotipo del lavavetri (in Italia) o dell’idraulico (in Francia) sono decisamente superati. Qui la gente ha costruito anno dopo anno un nuovo tessuto industriale, luoghi per il turismo, infrastrutture buone. Gli oltre 35 milioni di polacchi sono cittadini europei attivi a tutti gli effetti. Assieme a questo cresce anche la diffusione del metano con circa 25 impianti attivi in quasi tutti i voivodati (regioni) e altrettanti in fase di apertura.

Anche i varchi di frontiera con l’Ucraina crescono come funghi, a quello principale tra Cracovia e Leopoli se ne sono aggiunti molti altri e le mappe cartacee o dei navigatori satellitari non fanno in tempo ad aggiornarsi. Complice la crisi che ha colpito l’Ucraina, almeno per le aree occidentali del paese ex sovietico, la Polonia è un riferimento importante. Non è un caso che un bel pezzetto di Ucraina era in passato parte dello stato polacco. Gli ultimi chilometri prima del confine costeggiano il fiume Bug, un tempo  muro naturale a “protezione” dell’Unione Sovietica. Restano di quei tempi le torrette di guardia sull’altra sponda ed una buona parte di burocrazia sopravvissuta agli ultimi 25 anni. Finalmente siamo ad uno dei momenti più temuti dell’intero viaggio: la dogana di Ustyluh, proprio ai due lati di un ponte sul Bug. Siamo consapevoli che trasportiamo un carico ben al di sopra dei limiti doganali permessi per l’ingresso in Ucraina, lo sappiamo da prima di partire, è ciò che facciamo in ogni viaggio di solidarietà.

La previsione di lasciare senza problemi la sponda polacca è giusta, all’unica domanda del doganiere rispondiamo dicendo che il nostro carico è destinato alla chiesa di Novovolynsk, senza specificare nulla di più. Il giovane con aria svogliata alza la sbarra e noi in meno di un minuto siamo dall’altra parte del Bug verso l’esame più duro.

Ci consoliamo del fatto che siamo uno dei tanti furgoni strapieni di materiali e persone che rientrano per le festività di fine anno. Nei paesi dell’ex Urss il 31 dicembre è il giorno in cui arrivano i doni di Babbo Natale che localmente assume il nome di Nonno Gelo (Ded Moròz). Tanti bagagli e tante donne ed uomini che con pulmini partiti da tutti i luoghi d’Europa tornano per un periodo di vacanza nel paese di origine. Il trasporto dei migranti è un affarone notevole per tanti autisti improvvisati e privi di qualsiasi licenza. Un posto nel pulmino da Roma a Leopoli costa attorno ai 100 euro e lo spericolato autista spesso guida 24 ore di fila senza mai fermarsi a riposare. Così due volte a settimana. Finalmente è il nostro turno e alle nostre spiegazioni sulla natura della missione di solidarietà ci viene risposto che servono documenti di entrata, di invito dell’istituzione religiosa che visiteremo e burocrazie varie. Rispetto al passato e a situazioni analoghe, alla nostra indifferenza verso le complicazioni burocratiche, non segue troppa insistenza da parte dei doganieri nel cercare di complicarci la vita o di chiederci i consueti regali. Si limitano, con un controllo non troppo accurato, al verificare che non trasportiamo alcolici o merci di particolare valore. L’unico vero problema ci viene posto da una ragazza in divisa che non riesce a tradurre i nostri documenti e ci pone domande, alle quali avrebbe la risposta nelle carte che controlla se solo conoscesse l’inglese, sulla autorizzazione a guidare in Ucraina il veicolo di proprietà della Bigas. Il momento più divertente è stato quando la doganiera è uscita in mezzo alle macchine per cercare il signor Alfredo Biagiotti, il proprietario della Bigas e che ha firmato la delega a condurre l’auto fuori dall’Italia.

Alla fine superiamo l’ostacolo burocratico in circa 90 minuti, dei quali almeno la metà fuori dal veicolo con la solita decina di gradi sotto lo zero, a cui va aggiunta la differenza di fuso orario che ci porta un’ora avanti rispetto al nostro Paese d’origine.

Il battesimo con le strade ucraine avviene con un colpo che prendiamo sotto al furgone. Quando si somma il peso di un generoso carico con gli avvallamenti dell’asfalto, la conseguenza può essere di toccare la parte più bassa del veicolo con la parte più alta della strada. Si risolve con maggior cautela nei 25 chilometri che ci separano da Novovolynsk, dove alleggeriremo il veicolo.

Siamo accolti dalla famiglia di Igor, nostro contatto in loco e organizzatore della consegna del carico alla chiesa evangelica locale che concorderà con noi le modalità di distribuzione. A causa della mancanza di energia elettrica, problema sempre più frequente dall’inizio della crisi con la Russia, passiamo quattro ore fuori dalla consueta normalità. Per chi vive qui questo è un problema con cui fare i conti spesso negli ultimi mesi, lo dimostrano la presenza di pile più o meno potenti e di candele nelle varie stanze. I sette figli di Igor e Viktoria sono eccitati dalla visita di questi buffi stranieri e pure noi ci divertiamo a giocare con loro cercando di comunicare con la massima difficoltà.

Igor e Viktoria ci offrono un’ottima cena, a base di fantastici pel’meni ripieni di carne, durante la quale parliamo della situazione economica nella cittadina e delle problematiche emerse in Ucraina nell’ultimo anno. Novovolynsk è una città che base la propria economia sull’estrazione del carbone dalle miniere di proprietà statale. Oltre alla beffa della svalutazione della moneta locale, in pochi mesi dimezzata rispetto all’euro, arrivano notizie di ipotesi di chiusura delle miniere per scarsa redditività. Aggiungiamoci il fatto che nell’ultimo mese il Governo di Kiev ha scelto di ritardare gli stipendi per utilizzare le risorse economiche per fronteggiare la crisi bellica nell’est del Paese e sarà semplice capire perché negli ultimi due giorni i minatori hanno scioperato bloccando tutte le strade e attività della città.

Igor, che lavora nella miniera più grande della città, è una persona molto pacata e ragionevole, ma sarà anche lui a Kiev il 12 gennaio alla manifestazione di tutti i minatori della Volinia per chiedere al governo di non chiudere gli impianti.

Finiamo la nostra serata nel tentativo di sfuggire alla temperatura glaciale trovando rifugio nel piacevole, pulito e dal nome improbabile Hotel Don Chisciotte, circa 12 euro per una doppia con bagno e colazione.

Ad Auschwitz c’era la neve…

29 Dicembre 2014 – Seconda tappa Trnava-Łańcut  (582 chilometri)

Latitudine e longitudine, accompagnate da un cielo particolarmente nuvoloso, fanno in modo che quando ci svegliamo sia ancora buio. Poco male, visto che dal sesto piano dell’hotel Inka l’alba da un est parzialmente sgombro da nubi permette di rendere piacevoli anche i palazzoni a nove piani che si vedono dalla nostra terrazza. La città di Trnava al lunedì è particolarmente operosa e tutti si riversano nelle strade verso i luoghi di lavoro. Qualche migliaia di persone si recano ogni giorno presso gli enormi stabilimenti di Peugeot e Citroen che sorgono alla periferia di questa cittadina. Anche noi non possiamo fare a meno di recarci in pellegrinaggio presso gli stabilimenti dove nascono le sorelle del nostro Peugeot Expert.

I viaggi sono fatti anche di incontri con persone difficili da scordare, una di queste è la signora Maria che ieri sera ci ha accolto in tarda serata e stamattina ci ha salutato con grande vitalità nonostante una notte di lavoro e una età non troppo giovane. Maria non parla inglese e ci siamo intesi mescolando tedesco, serbo e russo. Nonostante tutto il risultato è stato positivo al punto che ci ha regalato sorrisi ed una bottiglia di pseudochampagne slovacco. Chissà da quanti anni questa signora è al servizio prima dello stato cecoslovacco, poi slovacco ed infine di qualche privato che ha rilevato lo storico Hotel Inka.

La moderna, e libera da neve, autostrada slovacca ci permette di raggiungere Zilina in poco meno di due ore ammirando interessanti rovine di castelli lungo l’intero percorso. A Zilina facciamo il nostro unico rifornimento di metano in terra slovacca, nazione ricca di una decina di distributori ben posti negli itinerari strategici e tutti rigorosamente self service con pagamento tramite carta di credito. Senza l’aiuto di una ragazza di passaggio che parlava italiano non saremmo venuti a capo del problematico rifornimento che si è concluso senza effettuare il pieno del nostro serbatoio vista la bassa pressione di erogazione del metano (prezzo del metano Euro 1,18 al kg). Il tutto nel gelo assoluto e circondati da decine di centimetri di neve.

Ripartenza con l’unico valico di giornata che prevede di scavalcare le propaggini occidentali dei Monti Tatra passando dalla Slovacchia alla Repubblica Ceca per poi entrare in Polonia. Non si toccano grandi altitudini ma incontriamo di nuovo una nevicata che rallenta ulteriormente il nostro cammino verso la prestigiosa tappa di Bielsko-Biala dove non ci lasciamo scappare l’occasione di una foto davanti agli stabilimenti Fiat Polonia. All’ennesima fotografia esce la custode che ci interroga con fare poliziesco sulle nostre intenzioni. Riusciamo a cavarcela raccontando della Fiat Abarth campione del mondo FIA Energie Alternative nata proprio in questo stabilimento.

Su strette stradine di campagna sufficientemente pulite da ghiaccio e neve si percorre gli ultimi trenta chilometri fino alla meta più toccante della giornata: i due campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau ubicati nella poco ridente cittadina di Oswiecim. Non è la prima volta che visitiamo questo storico e tragico luogo, ma le volte precedenti siamo passati sempre nel periodo estivo. D’inverno è tutta un’altra cosa, sembra un’affermazione banale ma è terribilmente vero. Neve ovunque, freddo gelido, temperatura di cinque-sei gradi sotto lo zero e qualche fiocco di neve che timidamente cade in modo democratico su baracche, case in mattoni, torrette di guardia e filo spinato. Un raggio di sole illumina i binari di Birkenau, solo per un attimo, mentre facciamo le foto di rito. Manca meno di un mese al 27 gennaio, il giorno dell’inverno del 1945 che i soldati dell’Armata Rossa raggiunsero questo luogo prima che i nazisti potessero eliminare le tracce dei massacri. Visitiamo proprio una mostra organizzata dalla Federazione Russa che raccoglie le testimonianze originali dei primi soldati che arrivarono qui. Sono esposte cineprese e macchine fotografiche d’epoca e relativi filmati e foto originali. L’orrore di vedere persone perse che non sanno neppure sorridere davanti alla fuga dei carnefici e l’arrivo dei liberatori è nelle facce di tutti i superstiti.

In cinque anni di “attività” in questo luogo sono morte oltre un milione di persone, prevalentemente di origine ebraica, ma pure zingari, prigionieri politici, omosessuali, intellettuali.

L’altra faccia di Oswiecim è il dover continuare a vivere nonostante il peso storico dei principali memoriali che gravitano sulla città. Il centro cittadino è piccolo, ma il fatto di trovarsi a pochi chilometri dalla meravigliosa Cracovia e da Wadowice, il luogo dove è nato Giovanni Paolo II, ha portato a questa realtà uno sviluppo economico impensabile. Tra i tanti centri commerciali, noti fast food internazionali, ristoranti e alberghi, non possiamo non notare la Pizzeria Ristorante “Del Papa” (non un cognome, ma davvero dedicato al Pontefice!) proprio di fronte all’ingresso del campo di Auschwitz.

La periferia di Cracovia ospita l’ultimo rifornimento di metano della giornata, non più a self service ma con l’operatore che oltre a fare il suo lavoro ci intrattiene con domande sull’impianto Bigas-Cavagna installato sul nostro veicolo. Il prezzo, in linea con la tradizione dell’europa orientale è di circa mezzo euro a metro cubo. Attenzione metro cubo e non Chilogrammo. Per la cronaca sia benzina che diesel in Polonia sono poco al di sotto dell’euro, mentre il gpl gravita attorno ai 50 centesimi.

Dalla tangenziale di Cracovia alla città di Rzeszow c’è una modernissima autostrada costruita in occasione degli europei di calcio del 2012 organizzati da Polonia ed Ucraina, e non a caso questa è una delle direttrici più trafficate tra le due nazioni. Peccato che assieme alla bella autostrada si scateni una nuova tempesta di neve che porta la nostra andatura media a scendere attorno ai 50 chilometri orari. Decidiamo di continuare il cammino per fare in modo che nella giornata di domani restino meno chilometri da fare e che il tempo guadagnato possa servire in caso di lungaggini burocratiche nella temibile dogana polacco-ucraina, che ormai dista meno di 200 chilometri.

La sosta di fine giornata avviene nei pressi del paesino di Łańcut ben fornito di alberghetti e ristoranti per viaggiatori stanchi. Camere pulite e un ottimo gulash al piccolo Hotel Gosciniec lungo la strada statale che ha appena preso il posto dell’autostrada non finita di costruire. Del resto gli europei di calcio ormai sono passati…

Se il buongiorno di vede dal mattino…cronaca di una giornata in bianco

28 Dicembre 2014. Sansepolcro-Trnava (985 chilometri)

Gli ultimi mesi del 2014 saranno ricordati per l’autunno più caldo degli ultimi cento anni, ma l’inverno appena cominciato sembra voler rimettere temperature e precipitazioni nevose nella media storica. Peccato che l’inizio di questa azione di recupero debba avvenire proprio sulle nostre teste nella prima giornata di un viaggio che a proposito di freddo non si farà mancare nulla. Ed ecco l’anteprima: in occasione della pre-partenza istituzionale di sabato 27 dicembre presso la piacevole cornice del Palazzo della Provincia ad Arezzo si scatena l’inferno con pioggia gelata e vento. La prima vera giornata di viaggio vede il Peugeot Expert a metano partire da una gelida Sansepolcro alle 8.00 in punto con raffiche di vento e neve ben in vista nei vicini Appennini. Infatti sarà proprio la E45 ed il valico di Verghereto a far assaggiare agli pneumatici invernali la prima neve stagionale. Quando si mette in conto di raggiungere un luogo come l’Ucraina si è perfettamente consapevoli di andare incontro alle insidie climatiche. Magari non verrebbe da pensare che le stesse insidie ti rendano la vita impossibile già dopo 15 chilometri dalla partenza! Poi passato un valico di quasi mille metri ti rilassi pensando al fatto che in Romagna a zero metri sul livello del mare non dovresti incontrare problemi. Peccato scoprire che pure una strada piatta e priva di dislivelli come la SS309 Romea può, in circostanze quasi uniche, diventare un campo minato con neve e lastre di ghiaccio. Anticipiamo la sosta per rifornirci di metano (0,92 al kg) dopo l’attraversamento del Po. Lo facciamo soprattutto per tirare il fiato dopo una guida decisamente stressante e favorita solo dalla quasi assenza di traffico. Dopo il primo pieno del nostro super serbatoio, che ci può regalare una autonomia di quasi 400 chilometri, eccoci di nuovo in marcia con davanti l’unica speciale tregua metereologica della giornata. Arrivati nei pressi di Chioggia, proprio nel punto dove la strada attraversa la laguna ed è circondata dalle acque, ci fa finalmente un saluto il Sole. Ma l’astro che regala la vita al nostro pianeta non è il solo protagonista, ecco pure l’azzurro del cielo e le innevate Alpi che grazie alla conformazione geografica del litorale adriatico nel nord Italia ci appaiono come un semicerchio che copre 180 gradi di orizzonte. Mai visto niente di simile in tanti anni che percorriamo queste strade! Altra piacevole sorpresa è la fine dei lavori per la terza corsia nella A4 tra Venezia e Palmanova oltre alle frequenze di Radio Birikina che come sempre regalano allegria. Non si può fare a meno di concederci un pranzetto a base di pesce prima di cominciare la scalata del secondo importante valico di giornata, il Tarvisio. La scelta del pranzo come di consueto cade sulla mitica Trattoria Pola ad Ontagnano di Gonars e alla piacevole accoglienza che Sara e Roberta ogni volta ci regalano. Con il senso del gusto soddisfatto riprende il cammino senza intoppi fino alla frontiera con l’Austria. Nella trentina di chilometri che separano l’acquisto della vignetta per il pedaggio autostradale fino al rifornimento di metano di Villach si prosegue a meno di 30 chilometri orari dietro allo spazzaneve. Ebbene si, il versante nord delle Alpi è seriamente colpito dalla bufera con temperature sette gradi sotto lo zero. Un camion bloccato nei cumuli di neve a bordo strada ci costringe a fermarci ed assistere ad uno show di efficienza dei pompieri carinziani. La sosta al metano di Villach (1,064 al kg) è provvidenziale per recuperare energie e per distendere i nervi. Dalla Carinzia alla Stiria la strada ritorna vicino ai mille metri e di nuovo le temperature precipitano in basso costringendoci ad una guida lentissima ed oculata. Tra gli intoppi si aggiunge anche la non disponibilità di metano nella aerea di servizio autostradale vicino a Graz, ma per chi ha alle spalle una realtà come Ecomotori il problema di individuare un punto di rifornimento alternativo è praticamente nullo. Ed eccoci ad un punto di rifornimento a mezzo chilometro dall’autostrada poco a sud della capitale austriaca (1,139 al kg). Le necessità di orario ci costringono ad abolire la sosta cena che viene sostituita con un veloce panino volante con il suggestivo scenario delle migliaia di pale eoliche che si possono ammirare tra Vienna e Bratislava. Di notte la luce rossa di segnalazione aerea, che sembra lampeggiare ogni volta che è oscurata dalle pale, assume un aspetto inquietante, soprattutto quando in lontananza se ne vedono anche una cinquantina apparire e scomparire in modo assolutamente non coordinato. In questo pezzo di ex cortina di ferro della guerra fredda tra l’Austria e la ex Cecoslovacchia oggi si respira aria pulita grazie a questo immenso investimento dedicato alle energie rinnovabili. Infine ecco apparire in lontananza il Castello di Bratislava che come un faro ci guida verso la città che sovrasta. La moderna tangenziale ci fa volare sopra il Danubio che rincontreremo tra circa due settimane e dopo l’acquisto della locale vignetta di pedaggio autostradale ci lanciamo per gli ultimi 50 chilometri della giornata. Prima tappa del viaggio verso l’Ucraina è la città di Trnava che, vista la presenza di numerose chiese e palazzi storici, assume il pretenzioso nome di “Roma slovacca”! L’Hotel Inka, relitto in vecchio stile socialista nel cuore della parte moderna del centro cittadino ospita la nostra meritata notte di riposo. Nella parte di strada percorsa oggi abbiamo potuto comparare i prezzi del carburante di tre nazioni. Inutile dire che l’Italia è la più cara in benzina e diesel, mentre nel Gpl e metano ha prezzi più bassi rispetto ad Austria e Slovacchia. Comunque erano anni che non rivedevamo la benzina e Diesel costare attorno 1,10 euro in quasi tutti i distributori al di fuori della rete autostradale. Da segnalare, invece, come nella costa adriatica abbiamo visto alcuni distributori vendere Gpl a meno di 0,60 al litro.

Solidarietà a metano in Ucraina

Da Arezzo a Chernobyl il viaggio ecosostenibile organizzato da Ecomotori.net

E’ partito oggi sabato 27 dicembre, il viaggio di solidarietà organizzato dal portale ecologico Ecomotori.net per raggiungere l’Ucraina.

La delegazione è capitanata da Guido Guerrini e Andrea Gnaldi, amici toscani già protagonisti di altre “avventure” nel mondo – come non ricordare la Torino-Pechino e ritorno del 2008 – che utilizzando un Peugeot Expert alimentato a Metano, messo a disposizione da Cavagna-Bigas, raggiungeranno con un viaggio di due giorni la città ucraina di Novovolynsk.

Proprio nell’Ucraina occidentale avverrà la consegna degli aiuti raccolti, anche in collaborazione con la Caritas aretina: più di 500 Kg di alimentari e un migliaio di altri beni, tra indumenti, scarpe e giocattoli. “La recente crisi economica, dovuta alla guerra civile dell’anno passato” – racconta Guido Guerini – “ha abbassato la qualità della vita e ridotto alla metà il potere di acquisto della moneta locale, con conseguenze disastrose per la popolazione locale ”.

“Ecologia e solidarietà sono le parole d’ordine del nostro viaggio” – racconta Andrea Gnaldi soffermandosi anche sulle altre mete dall’avventura invernale: “In particolare il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau che visiteremo pochi giorni prima del settantesimo anniversario della liberazione e la centrale nucleare di Chernobyl protagonista nell’aprile del 1986 del più grande disastro ambientale in Europa”.

L’intero viaggio avverrà utilizzando esclusivamente metano, grazie al fatto che i paesi attraversati in questi ultimi anni hanno contribuito a costruire una capillare rete di distribuzione.

“Dopo la prima esperienza di viaggio di solidarietà con un veicolo ecologico avvenuto nel 2013 siamo lieti di coinvolgere ancora Guido Guerrini ed il suo team di ecoviaggiatori” – commenta

Nicola Ventura, Direttore di Ecomotori.net, soddisfatto per questa ennesima collaborazione che regalerà, a chi ne ha veramente bisogno , piacevoli sorprese per l’anno nuovo.

Tra le aziende che hanno contribuito alla missione di sostegno è doveroso ringraziare Cavagna Group, Bigas, Assogasmetano, Newlat-Buitoni, Salpa Special Food, i principali supermercati della Valtiberina toscana ed umbra, Maglificio Bma, Io vivo in Toscana-Cespit, Ecosanit Calzature.