Giorno 65 – Alle falde del Pamir

19 agosto 2018, Usharal-Almaty (558 km – tot. 23.176)

La luce mattutina entra troppo presto attraverso le tende nella nostra camera, e alle otto ci ritroviamo per una colazione collettiva con i due equipaggi del Mongol Rally che dormono nel nostro stesso albergo. Espletato l’aspetto nutritivo si passa alle foto commemorative dell’incontro che è servito a rendere meno monotono il sabato sera a Usharal. Loro partono verso nord, Bruno e Guido vanno a sud. Usharal nel mondo post sovietico è nota per un terribile episodio di cronaca avvenuto nel 2012. In una postazione militare posta tra Usharal e il confine cinese furono trovati morti 14 militari e un cacciatore. In un primo momento fu difficile comprendere le dinamiche del fatto, ma successivamente emerse una possibile verità, secondo cui un commilitone non in servizio avrebbe compiuto la strage per vendicare episodi di nonnismo e di discriminazione etnica, essendo l’unico russo nella guarnigione kazaka. La versione ufficiale dei fatti è stata cambiata più volte, e il militare è al momento in carcere.

La marcia mattutina non procede spedita a causa delle condizioni non eccellenti delle strade. L’asfalto c’è sempre, ma spesso è in condizioni tali da rischiare di distruggere cerchi e sospensioni. Poco oltre la città di Sarkand, ottimizzando il tempo si provvede a cibarsi e ad effettuare il necessario lavaggio alla sempre più sporca Toyota Hilux.

Superata la grande città di Taldiqorgan comincia una ottima quattro corsie che permette di tenere buone velocità. In lontananza si cominciano a vedere le innevate montagne del Pamir, dove alcune vette superano i cinquemila metri. Proprio dal Pamir scendono i fiumi e i torrenti, in questo periodo colmi di acqua, che portano vitalità alla terra che passa dall’aridità della steppa al verde delle coltivazioni agricole.

La macchina pulita non poteva che essere benedetta da pioggia e grandine poco prima di entrare ad Almaty. Va a vuoto un tentativo di rifornirsi di metano dato che il distributore che ci era stato segnalato in realtà vende gpl. Decidiamo di rinviare l’operazione al giorno successivo consapevoli che il metano si troverà visto l’enorme numero di bus a gas naturale che percorrono le strade cittadine. Nel frattempo con il pieno di Barnaul abbiamo raggiunto l’incredibile cifra di 1476 chilometri, migliorando di molto il precedente record. I fattori che hanno aiutato la prestazione sono, oltre l’ottimo metano russo, la bassa velocità tenuta nella parte kazaka del viaggio e un minor numero di chilogrammi tra bagaglio e passeggeri rispetto al viaggio di andata.

Nella Torino-Pechino 2008 approdammo, proprio in questa settimana, all’hotel Turkestan di Almaty. Tentiamo con successo di rinnovare la tradizione e per pochi tenghe prendiamo anche questa volta una stanza in questo centrale albergo davanti al popolare “mercato verde” dedicato ai prodotti ortofrutticoli. La città ha conservato una grande vivacità nonostante la perdita dello status di capitale e lo svuotamento di tutti i ministeri prontamente recuperati con altre funzioni. Ceniamo in una “stolovaja” di epoca sovietica e passeggiamo lungo la “Nazarbayeva”, una delle vie centrali della città che porta il nome del presidente in carica, quindi non defunto, del Kazakistan. Il primo e unico presidente di questa nazione è in carica dai tempi dell’Unione Sovietica e apparentemente, visti i risultati elettorali in cui pure gli avversari dichiarano di votarlo, sembra che goda di un vasto appoggio popolare.

Il rientro in albergo avviene in taxi e il tutto porta ad una curiosa gag. Anche il tassista è un fan del commissario Cattani e chiede chiarimenti sul fatto che la Sicilia sia un’isola oppure no. Spieghiamo che è un’isola separata dal resto dell’Italia da pochi chilometri. A questo punto il tassista chiede perché non sia mai stato fatto un ponte tra Sicilia ed Italia per poi correggersi e dire che in fondo, visto quello che è successo a Genova, è meglio così. La triste storia del ponte ligure contribuisce ulteriormente a rovinare l’immagine dell’Italia nel mondo, lo conferma anche un tassista qualsiasi kazako. Con questa amara considerazione possiamo andare a letto.

Cosa è cambiato nel mondo in dieci anni?

– Almaty, nonostante non sia più la capitale del Kazakistan, continua ad essere un polo di attrazione economica importantissimo. La città in dieci anni si è notevolmente estesa e la popolazione ha superato i due milioni di abitanti; considerando i sobborghi e i molti irregolari si arriva anche a tre milioni.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale