Giorno 7 – La “crisi” del settimo giorno

22 giugno 2018, Ludza-Zvenigorod (638 km , totale 4.368 km)

La giornata di oggi sarà la più difficile affrontata dall’equipaggio della Torino-Pechino 2018 nella prima settimana di viaggio e non per la temibile dogana russa. Si comincia nel peggiore dei modi visto che neppure venti chilometri dopo la partenza da Ludza rischiamo lo scontro con un daino pieno di intenzioni suicide. Gli animali vaganti sono una frequente causa di incidenti in questa parte d’Europa. Già da anni, viste le precedenti esperienze di viaggio, evitiamo di viaggiare la notte proprio per il rischio d’impatto che la massiccia presenza di fauna selvatica può regalare. Nessuno di noi si sarebbe aspettato che un evento del genere potesse arrivare a metà mattinata in una strada che, per fortuna, percorrevamo neppure ad alta velocità.
Al daino tutto sommato va bene, considerato che, dopo una forte frenata e sbandata, viene appena sfiorato dalla parte esterna della nostra auto. A noi non capita la stessa fortuna. La sterzata e relativa contro sterzata ci spediscono diretti sulla banchina della strada dove urtiamo la fine del guard rail alla nostra destra. L’impatto avviene a velocità molto bassa senza che si attivino gli air bag. Mentre il quadrupede si allontana spaventato, noi scendiamo dall’auto per verificare i danni subiti. Metà paraurti anteriore è andato, anzi incastrato nel passaruota anteriore destro. Ciò che ci preoccupa di più è il liquido che esce apparentemente dal motore e che ci porta immediatamente ai ricordi di un episodio simile avvenuto in Mongolia nel 2008 nella prima Torino-Pechino. Con fatica riusciamo a liberare la ruota e per nostra fortuna il liquido profumato che irrora la strada risulta essere quello per il lavaggio dei vetri. Non fidandosi delle condizioni del mezzo e dopo un rapido consulto in internet decidiamo di puntare su una officina nei pressi del confine lato lettone. I volenterosi meccanici riescono a stabilizzare la ferita dell’auto per fare in modo di poterci presentare in dogana senza troppi problemi.
Sarà proprio così, visto che i doganieri sono interessati a tutto all’infuori dell’evidente danno alla nostra auto. La parte lettone vola in dieci minuti, mentre le danze nella parte russa sono come al solito lente e fortemente burocratizzate. L’attenzione del personale di frontiera è legata all’enorme carico che portiamo e alle brochure in lingua italiana e russa che reclamizzano i nostri sponsor. Ci chiedono di aprire tutte le valigie e nella speciale officina della dogana avviene anche la prevista ispezione del vano dedicato alle bombole del metano. Vanno via circa due ore per completare le operazioni di controllo. Perplessità, invece, sui nostro libretti dedicati al viaggio e alle aziende che hanno sostenuto il progetto. Non si capisce se, secondo l’agente che ci ha preso in consegna, stiamo violando qualche non specificata legge editoriale russa. Altro tempo prezioso se ne va per spiegare tutti i contenuti del progetto Torino-Pechino. A proposito di questo, è sempre bello vedere la faccia della polizia quando alla domanda “dove siete diretti?” si risponde con massima tranquillità: “Cina!”.
Finalmente in Russia, ma ancora con problemi da risolvere il prima possibile visto che la nostra carta verde non è valida per questo Paese. L’acquisto del prezioso documento viene fatto assieme ad un caffè ed a cinque minuti di tranquillità dopo una mattinata terribile. A cinquanta chilometri dalla dogana esiste una sorta di caravanserraglio per camionisti chiamato Pustoshka. In questo luogo c’è una trattoria dove si mangia egregiamente carne alla griglia. Meno di un anno fa eravamo lì, mentre oggi la grande griglia deve aver fatto un brutto scherzo visto che tutto il ristorante è bruciato. Rimangono solo le fondamenta e i ricordi di ottimi spiedini di carne. Rimediato uno spuntino si continua a macinare chilometri con l’obiettivo di dormire alle porte di Mosca. Se domani saremo ospitati da Emanuele, oggi è necessario un albergo per procedere alla registrazione del visto, altro adempimento burocratico che caratterizza il turismo fai da te in Russia. In periodo di mondiale sono cambiate le leggi per la registrazione e se
normalmente si deve procedere a questo atto entro sette giorni lavorativi, durante la Coppa del Mondo si è scesi a tre giorni di calendario. Trovare un albergo fuori da Mosca che capisca questo problema si rileva una impresa difficile. Fallisce anche booking.com, falliscono i consigli dei passanti e di vari albergatori fino a quando non siamo costretti a pagare profumatamente un lussuosa camera nel migliore albergo di Zvenigorod a una trentina di chilometri dalla capitale russa e lungo il fiume Moscova. La cena a base di
carne su cui scarichiamo tutte le tensioni della giornata si svolge in un piccolo locale dove la figlia del titolare ed addetto alla cottura delle carni si dice entusiasta di poter parlare per la prima volta in inglese con due stranieri.
Nel frattempo siamo riusciti ad organizzare la riparazione del nostro veicolo. Una officina di Kazan ci aspetta la prossima settimana per aggiungere alla normale revisione del mezzo prima di affrontare la Siberia, anche la sostituzione del paraurti anteriore.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Per quanto riguarda la registrazione del visto russo, dieci anni fa vigeva la stessa regola che stanno applicando durante i mondiali di calcio. La normalità, fortunatamente è sette giorni lavorativi dall’ingresso in Russia.

Le strade russe hanno avuto un enorme progresso in questi dieci anni. Quella che percorriamo noi e che collega Riga a Mosca è finalmente perfetta e senza cantieri.

Non è cambiata la paura di ospitare stranieri negli alberghi minori e fuori dalle rotte turistiche. Nonostante la procedura di registrazione dovrebbe essere obbligatoria, si fatica enormemente a far comprendere questa necessità agli albergatori.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale

Giorno 6 – Giornata in Letgallia

21 giugno 2018, Vilnius-Ludza (307 km) – Totale 3.730 km

La giornata comincia con la separazione da Augusto, colui che si è occupato della parte social del viaggio fino a ieri sera. Tale mansione passerà ora ai due Guerrini superstiti, nessuno dei due all’altezza del lavoro da fare. Rimane da sperare in Bruno Cinghiale per il buon esito delle corrispondenze dal viaggio. Portiamo il giovane anghiarese al piccolo aeroporto di Vilnius, che sembra una stazione ferroviaria di un paese di provincia. Per Augusto una curiosa triangolazione con scalo di quasi due giorni ad Istanbul prima del ritorno in Italia.

Non è complesso attraversare la capitale lituana, neppure nell’ora di punta di una qualsiasi mattina. Molto più difficile è l’interpretazione, mai comune, delle enormi rotatorie. Proprio in un cambio di direzione nella rotatoria tagliamo la strada ad un’auto della polizia. I giovani tutori della legge non esitano ad accendere i lampeggianti e farci accostare in un parcheggio di un supermercato. Comincia, per l’ennesima volta in tanti anni, la consueta discussione con le forze dell’ordine. A bordo della Hilux regna l’ottimismo nonostante i poliziotti abbiano completamente ragione. L’esperienza insegna che se il poliziotto indugia sulla stranezza dell’auto, diventa necessario tempestare il soggetto di informazioni sul nostro viaggio. Scatta quindi il racconto, usando il russo come lingua comune di comunicazione, sulla finalità del viaggio, la brochure esplicativa con la cartina, il fatto che l’Italia non sia ai mondiali ed infine l’invito a guardare il motore. “Pobeda”, vittoria in lingua russa, e la multa non c’è più, solo strette di mano e cordiali saluti.

L’attraversamento di Vilnius finisce nell’unica stazione di metano cittadina. Stupore del gestore quando scopre che il nostro motore è un diesel. Spieghiamo tutto lasciando i materiali di Ecomotive Solutions, ma lui resta comunque sconvolto dall’aver appreso questa novità. Tra l’altro mentre riforniamo il nostro capiente serbatoio con l’ultimo metano da qui fino a Mosca (circa mille chilometri), a fianco alla stazione di servizio si alternano i bus del servizio municipale anch’essi a metano.

Non sappiamo se questo pieno ci porterà fino alla capitale russa, ma con certezza percorreremo i circa 25 chilometri che ci separano dal centro d’Europa! A meno di mille metri dalla strada che conduce a Utena, si trova questo strano luogo che pretende di essere il punto centrale del continente europeo. Secondo uno studio francese del 1989 che ridefinisce i limiti estremi del continente, questo sarebbe il cuore d’Europa. Restiamo perplessi dopo aver letto le motivazioni e il sistema di calcolo di questo punto, casualmente vicino ad un residence di lusso per golfisti.

In ogni caso il viaggio prosegue verso nord e in breve tempo la strada scivola via tra paesini e betulle fino alla veramente piacevole città di Zarasai sulle rive dell’omonimo lago. Finito il centro urbano finisce anche la Lituania che lascia il posto alla Lettonia. Non cambia il paesaggio se non per il fatto che ci fermiamo a pranzo a Daugavpils, seconda città per grandezza della Lettonia e capitale della Letgallia, una regione molto particolare e ricca di storia. Abitata da sempre da più etnie, la Letgallia in passato era una regione a maggioranza polacca, poi tedesca, oggi russa. Anche le chiese sono caratterizzate da questi passaggi storici visto che non mancano luoghi di culto per protestanti, per cattolici e per ortodossi.

Fece scalpore nel 2003 il fatto che nel referendum per l’adesione all’Unione Europea, in questa regione prevalse il No con percentuali elevate. Per capire le dinamiche delle città della Letgallia basta camminare per strada ed ascoltare che quasi tutti parlano russo e non lettone. Perfino la stampa locale e le radio che ascoltiamo durante il viaggio usano l’idioma russo. A completare il quadro il fatto che riconosciamo nei manifesti appesi ai muri le date di concerti di cantanti russi che di solito non sono molto conosciuti oltre i propri confini. Proprio per “tutelare” la sovranità della Lettonia, la Nato ha schierato in questa regione qualche migliaio di soldati, tra cui molti italiani, per disincentivare qualsiasi rivendicazione territoriale o azione di disturbo da parte della Russia. Non è nostro compito giudicare la situazione, ci limitiamo a raccontare quello che vediamo e osserviamo, e di fatto anche noi comunichiamo solo usando la lingua russa, largamente più compresa di tutte le altre. Altro segnale chiaro di nostalgia verso il passato comune è la massima cura e manutenzione dei memoriali relativi alla Seconda Guerra Mondiale. Ci stupiamo di vedere nella città di Rezekne un grande monumento in restauro e dotato di scritte in cirillico. Di solito quando una gru si avvicina a queste statue, almeno nei Paesi baltici, è per la demolizione. Qui non è così.

Anche la cena e la notte la passiamo in Letgallia, esattamente nella piccola città di Ludza dove decidiamo di prepararci alla lunga giornata di domani dedicata alla frontiera tra Lettonia e Russia, ovvero tra Unione Europea e un paese con cui i rapporti al momento non sono idilliaci. Sistemiamo i numerosi bagagli per rendere più semplici le lunghe ed immancabili ispezioni che domani affronteremo. Proprio per essere in frontiera al più presto, ci gustiamo una bella porzione di pelmeni e riposiamo nel delizioso Hotel Lucia nella piazza principale di Ludza.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

Esattamente come ieri è la geopolitica ad impegnare la rubrica dedicata al decennale del viaggio. Rispetto al 2008 constatiamo come il rapporto da Unione Europea e Russia sia diventato più complesso per non dire deteriorato. Naturalmente il peso della vicenda legata all’Ucraina ha la sua rilevanza, ma nel lungo periodo questi rapporti inaspriti non porteranno grandi soddisfazioni a nessuno dei due contendenti.

Equipaggio di oggi: Guido Guerrini, Augusto Dalla Ragione (per poco), Sergio Guerrini, Bruno il Cinghiale.

Giorno 5 – Il saliente di Suwalki

20 giugno 2018, Bronislawow-Vilnius (599 km) – Totale 3.423

Confortati dalla generosa colazione del Magellan, lasciamo questo strano albergo immerso tra boschi e zanzare per recuperare la strada che conduce a Varsavia. Oggi, liberi dai sempre piacevoli impegni al servizio dei nostri sponsor, cercheremo di macinare chilometri per avvicinarci il più possibile alla Russia. L’obiettivo di giornata è completare l’attraversamento della Polonia e provare a dormire a Vilnius in Lituania.
A circa 70 chilometri da Varsavia incontriamo un piccolo paesino chiamato Babsk, tristemente noto per un evento accaduto in una domenica di settembre del 1989. Di ritorno dalla città mineraria di Zabrze, il campione del mondo di calcio Gaetano Scirea, in quel tempo secondo allenatore della Juventus, ebbe un incidente stradale nel quale perse la vita assieme ad altre due persone. Ad un forte tamponamento da parte di un furgone, va aggiunta la complicità di alcune taniche di benzina presenti nel bagagliaio della Fiat 125 su cui viaggiava la piccola delegazione che tornava a Varsavia.
Questa tragedia suscitò forte commozione in Italia e in molti altri Paesi. Tuttora, le persone di Babsk ricordano questo episodio. Non mancano i fiori sulla piccola croce a bordo strada, anche se il luogo della tragedia ha connotati molto diversi rispetto a trenta anni fa. Oggi al posto di quel maledetto incrocio a raso c’è una uscita di una supestrada e il livello di sicurezza di questa arteria stradale è molto elevato.
Tutte le strade polacche, nel corso degli anni, sono diventate molto comode, sicure e quasi tutte gratuite. I cantieri negli ultimi anni hanno eliminato quei fastidiosi “binari” in corrispondenza delle ruote dei camion e hanno spesso allargato la sede stradale trasformando la viabilità ordinaria in moderne autostrade e superstrade. Proprio questi infiniti cantieri, che anno dopo anno abbiamo visto spostarsi, causano due lunghi rallentamenti con successive deviazioni. Uno prima di Varsavia e l’altro dopo la capitale polacca. Questo farà sì che anche oggi arriveremo nella sede di tappa molto tardi, tenuto conto anche che con la frontiera manderemo l’orologio avanti di un’ora.
Nella piccola città di Lomza, crocevia del traffico diretto da e per i Paesi Baltici o verso l’enclave russa di Kaliningrad, ci fermiamo ad effettuare una piacevole degustazione di “pierogi” presso un ristorante lungo la nostra strada. I pierogi sono un piatto tipico polacco, una specie di raviolo ripieno di carne o, più raramente, di patate. Particolarmente ghiotti di questa bontà, non esitiamo a strafogarci prima della difficile ripartenza.
Altri chilometri percorsi e ci troviamo in una zona d’Europa molto cara agli appassionati di geopolitica e agli amanti delle strategie militari: il saliente di Suwalki. Guardando una carta geografica è possibile osservare come il corridoio che collega la Polonia alla Lituania sia molto stretto, attraversato solamente da due vie di comunicazione. A nord-ovest c’è l’oblast’ russa di Kaliningrad, a sud-est la Bielorussia, fedele alleato di Mosca. Gli strateghi della NATO temono che, qualora i rapporti tra Occidente e Russia dovessero degenerare fino al punto di un conflitto armato, l’esercito russo potrebbe occupare velocemente le poche decine di chilometri che separano Kaliningrad dal confine bielorusso, chiudendo i Paesi baltici in una morsa e dividendoli a livello terrestre dal resto dell’alleanza atlantica. La zona che attraversiamo è amena, piena di laghetti, boschi, pascoli e fattorie; non merita certo di essere teatro di un conflitto da cui nessuno uscirebbe vincitore. Ci auguriamo quindi che l’importanza strategica del saliente di Suwalki rimanga tale solo sulla carta.
Dalla regione di Suwalki fino a Vilnius il viaggio procede liscio attraverso strade poco trafficate, ed anche l’ingresso nella capitale lituana avviene gradualmente, quasi senza accorgersene. Vilnius si rivela per quello che è: la piccola capitale (poco oltre mezzo milione di abitanti) di un piccolo Paese (meno di tre milioni di abitanti). Ordinata, pulita, assolutamente non caotica. Il centro storico è piuttosto elegante e dotato di diverse strade pedonalizzate, chiuse o parzialmente chiuse al traffico. Come nota di colore, passeggiando per il centro incontriamo casualmente una nostra conoscenza, una ragazza di Anghiari che si trova a Vilnius per un tirocinio che termina domani! Purtroppo, alla piacevolezza dell’impianto architettonico ed urbanistico fa da contraltare la nostra estrema difficoltà nel trovare un posto dove cenare. Essendo giunti tardi in hotel, e vista la propensione degli abitanti del posto a cenare presto, le nostre necessità alimentari vanno più volte a scontrarsi con l’orario di chiusura dei ristoranti, collocato tendenzialmente verso le 22. Irritati dalla situazione, ma ovviamente affamati, siamo purtroppo costretti a rivolgerci ad una nota catena di fast food statunitensi, da dove usciamo decidendo di tornare in hotel a piedi per smaltire un po’ la non esattamente salutare cena.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Oggi parliamo di un solo grande cambiamento, ovvero di ciò che è successo in Ucraina e che di fatto si riflette anche sul nostro viaggio. Nel 2008 attraversammo il Paese ex sovietico da ovest ad est con tre pernottamenti, sia nella capitale Kiev che in piccole città occidentali ed orientali. La situazione politica instabile e la guerra civile che impazza nelle regioni orientali ci hanno sconsigliato di intraprendere lo stesso itinerario di dieci anni fa. Questa volta siamo stati costretti, allungando l’itinerario, a percorrere la via “baltica” per poter raggiungere la Russia senza problemi. Non entriamo nel merito della “questione Ucraina”, ma ci limitiamo a registrare il regresso che questa situazione di instabilità ha trasmesso a tutte le componenti del conflitto. Abbiamo visto, anche in occasione di altri viaggi, questo paese migliorare forse toccando il momento migliore in occasione dei Campionati Europei di Calcio del 2012. È veramente un peccato che questa tendenza si sia successivamente invertita, riportando questo bellissimo Paese ad una situazione davvero precaria.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione.

Giorno 4 – Da Praga a Varsavia

19 giugno 2018, Praga-Szczedrzykowice-Czestochowa-Bronislawow (km 660) – Totale 2.824

La giornata in cui lasceremo Praga comincia con un’abbondante colazione e l’incontro con Luigi Pagliacci, nostro conterraneo e manager del Deminka Palace, l’hotel in cui abbiamo soggiornato in una meravigliosa suite. Luigi ci allieta con racconti sulle origini del palazzo ottocentesco che ospita attualmente l’albergo e sulla particolarità relativa al fatto che il ristorante birreria ubicato al primo piano, dove stiamo bevendo il caffè, ha visto la fondazione dello Sparta Praga, celebre società polisportiva non legata solamente al calcio. Interessante come l’attuale proprietà abbia saputo trasformare il palazzo, dopo la conclusione dell’esperienza comunista, in un bell’albergo molto frequentato da russi e italiani. Il Deminka Palace, oltre a sorgere sul confine amministrativo tra i quartieri Praga 1 e Praga 2, si trova ad appena 300 metri da Piazza San Venceslao.

Al momento della partenza incontriamo Marek Tomišek, ingegnere e giornalista che si occupa di una testata motoristica, di eco-viaggi ed eco-rally, il quale ci accompagna fuori Praga per scattare delle foto alla nostra macchina e successivamente parlare della Torino-Pechino nella pagina da lui gestita e dedicata ai motori, Efficient expeditions/Úsporné expedice, prima di ripartire in direzione Polonia.

Non lontano dalla nostra strada c’è la cittadina di Srbská Kamenice, nota per un tragico episodio accaduto nel gennaio del 1972. Un aereo della JAT, la compagnia aerea jugoslava, esplose in volo, forse per una bomba, quando si trovava a oltre diecimila metri di altezza. Delle ventotto persone a bordo, ventisette morirono mentre Vesna Vulović, hostess, sopravvisse miracolosamente alla caduta da dieci chilometri di altezza. A tutt’oggi la signora Vulović detiene il record della sopravvivenza al lancio più alto senza paracadute. Vesna Vulović è poi morta per cause naturali nel 2016, all’età di 66 anni.

Proseguendo il nostro viaggio verso nord accuratamente evitando strade a pedaggio, ci troviamo ad entrare nel territorio polacco nei pressi del confine tripartito tra Repubblica Ceca, Germania e Polonia. Tentiamo di avvicinarci al punto esatto in cui le tre nazioni si incontrano, celebrato da un monumento, ma non ci risultano strade percorribili per raggiungerlo, spingendoci a desistere. Con l’ingresso in Polonia, tocchiamo la sesta nazione dall’inizio della Torino-Pechino, la dodicesima se si considera anche il prologo portoghese.

Con nostro dispiacere, anche le belle cose giungono al termine: il nostro cacca-tour d’andata è finito. L’ultimo impianto di trasformazione degli escrementi in energia lo visitiamo nel remoto villaggio di Szczedrzykowice, dove troviamo ad aspettarci un giovane addetto. Costruito anch’esso da BTS Biogas tre anni fa, presenta due differenze rispetto all’impianto di Mantova: la struttura polacca non produce fertilizzante bensì solamente energia con i materiali di scarto utilizzati, che vengono comprati da aziende agricole del vicinato, e non riciclati da una produzione interna all’azienda. Inoltre, il materiale di partenza nel processo produttivo è costituito da scarti vegetali per una percentuale di circa il 75%, relegando il letame ad una quota minoritaria.

Pochi minuti dopo aver lasciato l’impianto di Szczedrzykowice, abbiamo modo di osservare come le strade che stiamo percorrendo siano completamente deserte. La conferma di ciò che sta per accadere è data dai numerosi bambini che incontriamo nei villaggi e dal fatto che sono tutti con la maglia della nazionale polacca o con bandiere bianco rosse tatuate nei visi. La Polonia esordisce al mondiale di Russia contro il Senegal, e il clima di partecipazione è molto simile all’atmosfera di vibrante attesa che si respira in Italia prima di tali eventi sportivi: tutti in casa o nei bar a tifare la propria nazionale che, purtroppo per loro, perde 2-1 contro la formazione africana. A questo punto ci viene in mente che due giorni prima eravamo in Germania in occasione dell’esordio dei tedeschi contro il Messico. Considerando la vittoria della squadra centroamericana, ci chiediamo se portiamo o meno sfortuna alle nazionali dei Paesi che attraversiamo di volta in volta.

In questo clima surreale raggiungiamo la celebre città di Czestochowa, nota per il santuario che ospita la “Vergine Nera”, ma nel nostro caso soprattutto baluardo indispensabile per proseguire il viaggio a diesel-metano. Abbiamo notizia di un impianto di rifornimento di gas naturale ubicato all’interno della rimessa degli autobus urbani. Non è chiaro se un veicolo privato possa o meno rifornirsi in questa stazione, siamo qui anche per scoprire questo e per comunicare la notizia agli amici di Ecomotori.net. L’impianto di Czestochowa è stato costruito da Fornovo Gas meno di due anni fa. Per molto tempo c’era la stazione di rifornimento, ma mancavano i bus a metano. Adesso finalmente i bus sono entrati in servizio e con piacere scopriamo di poter usufruire del servizio pure noi. Grazie al sistema self-service è possibile fare un pieno di metano a qualsiasi ora del giorno o della notte. Questo pieno è fondamentale per raggiungere il distributore di Vilnius, in Lituania, senza dover fare un “rabbocco” nella stazione di Varsavia, situata nel complicato e trafficato centro della capitale polacca.

Ancora un centinaio di chilometri e ci areniamo nei pressi del lago Zalew Sulejowsky, presso la microscopica cittadina di Bronislawow. Finiamo a dormire e cenare in un enorme albergo-centro convegni, il Magellan, non lontano dalla superstrada che domani ci porterà a Varsavia.

Come è cambiato il mondo in 10 anni

Booking ha stravolto il mondo dell’ospitalità e degli alberghi. Dieci anni fa non esisteva la possibilità di prenotare gli alberghi durante il viaggio confrontando i prezzi al cellulare: la conseguenza è la impressionante riduzione della tempistica per cercare posti dove passare la notte.

Le esigenze social ci impongono continui spostamenti e rimbalzi di foto e file di vario tipo tra i dispositivi elettronici dei membri della Torino-Pechino, divisi tra Valtiberina, Mosca, e le infinite strade d’Eurasia. Le distanze si sono ridotte, il mondo si è ristretto, ma la mole di informazioni si è decuplicata: ci siamo inventati app di ogni tipo per risparmiarci ore di lavoro, solo per riempirle con altro lavoro.

Andando dal generale (Eurasia) al particolare (Polonia), bisogna evidenziare come le strade polacche vivano un miglioramento graduale e continuo di anno in anno, con il plus della gratuità completa delle autostrade. Il Paese, in ogni caso, sembra avere un aspetto più trascurato rispetto alla vicina Repubblica Ceca.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione.

Giorno 3 – L’ultimo confine tra le due Germanie

18 giugno 2018, Ebersberg-Aßling-Mödlareuth-Praga (km 583) – Totale viaggio 2.164

“Il mattino ha l’oro in bocca” e “buon inizio settimana” sono modi di dire che nel nostro caso calzano a pennello, vista l’attività con cui iniziamo il primo lunedì di viaggio. E non ci riferiamo certo alla piacevole colazione dell’hotel Hölzer Bräu, ma all’impianto di trasformazione del letame che BTS Biogas ha costruito nella cittadina bavarese di Aßling. In Baviera rimaniamo piacevolmente stupiti dal constatare che ogni paese, quali che siano le dimensioni, è dotato di un proprio impianto di biogas, con conseguenze nemmeno troppo marcate dal punto di vista degli odori. L’impianto BTS sorge infatti alle porte del paese, accanto al depuratore comunale.

Lasciamo poi Aßling diretti a Monaco di Baviera, da dove un’efficiente e soprattutto gratuita autobahn ci porta fino al confine con la Turingia, nell’abitato di Mödlareuth. Nel mentre, non rinunciamo allo sfizio di ascoltarci in autostrada gli oltre 20 minuti del grande classico dei Kraftwerk Autobahn. Il minuscolo paesino di Modlareuth è diviso in due dal ruscello di Tannbach, che oggi segna il confine tra i due land di Baviera e Turingia. La peculiarità di Modlareuth deriva dal fatto che, oltre ad esser stato attraversato per circa quattro secoli dal confine tra le due regioni storiche tedesche, è stato tagliato in due anche dal confine tra Germania Est e Germania Ovest. Il confine è ora solamente amministrativo, ma di certo non è privo di barriere: con una mossa di grande lungimiranza, gli abitanti di Modlareuth decisero, al momento della riunificazione, di non abbattere né il muro né le strutture di sorveglianza circostanti, come torrette di avvistamento e recinzioni con filo spinato. Il risultato di quest’opera di preservazione è un tripudio di antiquaria da guerra fredda per i nostalgici (risaltata anche dalla presenza di un carro armato di fabbricazione sovietica, con cui Bruno il cinghiale ha voluto a tutti i costi posare per una foto), e una particolarissima e curiosa attrazione turistica per i viaggiatori.

La scoperta di Modlareuth da parte nostra è dovuta alla lettura di Verde Cortina, libro scritto a quattro mani dal giornalista Matteo Tacconi ed dal fotografo Ignacio Maria Coccia, già compagni di viaggio di una nostra spedizione in Ucraina alcuni anni fa. Tacconi e Coccia hanno abilmente descritto e fotografato tutto quello che c’è oggi tra Lubecca e Trieste, lungo quella cortina di ferro che ha diviso l’Europa per quasi mezzo secolo. Proprio la militarizzazione dell’area di confine ha permesso la mancanza di attività umane e una esplosione della natura. Finita la divisione dovuta alla guerra fredda, il filo spinato e le strade militari hanno lasciato il posto ai sentieri e alle piste ciclabili lungo itinerari davvero verdi, da cui il titolo di Verde Cortina (il libro fu anche presentato al Festival del Racconto di Viaggio nella nostra Valtiberina). Questa zona è, come tra l’altro un po’ tutta la Germania, costellata da numerosi e imponenti impianti eolici, panorama invece piuttosto raro nel nostro paese.

Abbandoniamo dunque la Germania in direzione Praga, superando il secondo confine di giornata, il primo ancora attuale. Attuale, però, fino ad un certo punto, dato che la linea di demarcazione tra Germania e Repubblica Ceca non è nemmeno segnalata dal classico cartello europeo dallo sfondo blu e dalle dodici stelle, ma solo testimoniata discretamente da vecchi cippi di pietra ai bordi della strada, rendendo il passaggio tra le due nazioni un processo fluido, continuo, desumibile dalla sola toponomastica. Il tortuoso cammino che ci porta nella capitale ceca, fra paesini e stradicciole di campagna, è piuttosto lento, ma addolcito dalla piacevolezza dei campi e dei boschi di questa parte di Mitteleuropa. A Praga siamo ospiti del nostro conterraneo Luigi Pagliacci, gestore di una locale catena di alberghi, il quale si prodiga di fornirci una spaziosa e comodissima suite nella suggestiva città boema, nel cui centro abbiamo occasione di rilassarci e passeggiare insieme al fashion manager Giorgio Fusberti, nostra vecchia conoscenza, prima del dovuto e meritato riposo notturno.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Abbiamo appurato che, perlomeno in Germania, è possibile pagare l’accesso ai bagni dell’autostrada attraverso la carta di credito, che dunque si rivela anche igienica.

L’asfalto e le condizioni delle strade in Repubblica Ceca sono indiscutibilmente migliori rispetto alle nostre, ma a questo punto ci assale ormai il dubbio che non sia tanto una nota di merito altrui, quanto piuttosto un demerito nostro.

L’offerta di droga e di servizi sessuali nelle strade di Praga ha raggiunto livelli da far impallidire Amsterdam e l’Olanda.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione, Bruno il cinghiale, Giorgio Fusberti, Luigi Pagliacci.

Giorno 2 – Cento anni dalla Grande Guerra

17 giugno 2018, Gonars-Ebersberg (km 457) – Totale viaggio 1.581

La nostra prima domenica di viaggio è focalizzata sul dramma e sulla stupidità di tutte le guerre, ed inizia nel piccolo cimitero della cittadina di Gonars. Ad aspettarci troviamo parte dell’amministrazione comunale, nei nomi dell’assessora Daniela Savolet, dell’ex Sindaco Ivan Cignola, dei Consiglieri comunali Carlo Tondon e Giancarlo Ferro. Ed è proprio il signor Ferro, significativamente figlio di una famiglia di profughi giuliano-dalmati, a farci da guida personale attraverso il sacrario degli jugoslavi che la cittadina di Gonars, che ospitò un campo di concentramento fascista durante la Seconda Guerra Mondiale, ha eretto nel 1973. Tale luogo, inoltre, accomuna Gonars con le nostre comunità di origine, Sansepolcro e Anghiari. Il motivo che unisce la cittadina friulana alla lontana Valtiberina è purtroppo una dolorosa nota di storia: dopo numerosi tentativi di fuga dal campo di Gonars, i soggetti che il regime fascista considerava più pericolosi per le loro attività anti-italiane venivano deportati nel campo di Renicci, nei pressi di Anghiari. Nell’austero e futuristico sacrario riposano circa 500 cittadini jugoslavi morti nel vicino campo di concentramento.

Deposto sul monumento un mazzo di fiori, proseguiamo il tour gonarese con l’incontro in municipio con il Sindaco della città, il dottor Marino del Frate. In un clima cordiale avviene uno scambio di doni caratterizzato dal racconto di aneddoti ed episodi che, da parte nostra, hanno caratterizzato le precedenti visite a Gonars, in quanto ultima (e prima, durante i vari ritorni) tappa italiana – dove gustare un ultimo piatto di pasta o un ultimo espresso – dei nostri numerosi viaggi verso est.

Da Gonars percorriamo circa 30 chilometri e spostiamo il tempo indietro di un secolo esatto, fino al 1918. In occasione dell’anniversario della fine della Grande Guerra, troviamo giusto dedicare una parte del tempo della Torino-Pechino ad un omaggio ai caduti di questa terribile carneficina. Nel gigantesco sacrario di Redipuglia, di fatto un cantiere in restauro in vista del prossimo 4 novembre, anniversario della fine della guerra in Italia, riposano oltre 100.000 caduti. Durante il viaggio verso la Cina incontreremo molti monumenti come questo, che ricordano le persone che hanno perso la vita nelle varie guerre che hanno caratterizzato il XX secolo. Non siamo qui a giudicare vincitori e vinti, ma vogliamo manifestare rispetto verso persone che, con o senza convinzioni patriottiche, hanno perso la vita in queste terribili esperienze.

Altri 20 chilometri e ci soffermiamo su un’altra storia di guerra, con parziale lieto fine. Fotografiamo il nostro veicolo nei due lati della piazza della stazione di Gorizia-Nova Gorica. Questa piazza è divisa in due dalla linea dell’armistizio che mise fine alla Seconda Guerra Mondiale. Il trattato di Osimo del 1975 pose ufficialmente termine alle rispettive rivendicazioni territoriali, istituzionalizzando la linea di confine. Col passare degli anni, e con un cambio di nome del soggetto confinante da Jugoslavia a Slovenia, si arrivò alla riapertura della piazza e, successivamente all’ingresso sloveno in Schengen, alla libera circolazione tra le due città. Oggi l’italiana Gorizia e la slovena Nova Gorica sono un tessuto urbano unico, con molti servizi gestiti assieme. Un piccolo museo ubicato nella stazione ferroviaria racconta la storia di questo “Muro di Berlino” made in Italy e della sua parziale fine.

Il nostro piccolo anello storico si chiude da dove lo avevamo cominciato: un veloce e ottimo pranzo alla Trattoria Pola di Ontagnano e il saluto delle sorelle Cvek ci aiuta ad indirizzarci velocemente verso nord, diretti a varcare il confine austriaco. Il passaggio del confine avviene sul valico di Monte Croce Carnico a 1.360 metri di altezza sul livello del mare. La cima di questo passo alpino, cento anni fa, vide susseguirsi terribili scontri tra esercito austro-ungarico e italiano, a testimonianza dei quali sono visibili le tracce di fortificazioni militari dell’epoca. Altrettanto visibili sono due pale eoliche situate a poche decine di metri dopo il confine, in terra austriaca, e che sembrano lavorare a pieno ritmo nel produrre energia pulita che sarà immagazzinata e gestita dai vicini austriaci. Ci viene naturale una piccola riflessione sul fatto che oltreconfine sia spesso più facile che in Italia mettere in piedi strumenti “green” come l’energia eolica. Altresì naturale ci viene chiedersi dopo quanto tempo la spedizione Torino-Pechino tornerà in Italia, una volta superata la linea rossa che divide il nostro Paese dalla pittoresca nazione alpina.

Scendendo sul lato austriaco abbiamo modo di fare una veloce visita ad un piccolo ma composto cimitero militare austroungarico. Ordine e pace regnano in questo angolo di bosco lungo la strada. Ragazzi come quelli di Redipuglia, indirizzati l’uno contro l’altro per volere di altri, e uniti nella stessa terribile sorte.

Gli ultimi chilometri della giornata vengono percorsi salendo e scendendo lungo le strade carinziane e tirolesi, fino all’ingresso in Baviera, dove pernottiamo nella cittadina di Ebersberg, a due passi dall’impianto di biogas che visiteremo domani di buon mattino, giusto per cominciare bene la settimana…

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

Dopo la moneta unica e l’abolizione delle frontiere, il roaming telefonico unico nella Unione Europea è uno dei pochi percepibili successi delle politiche comunitarie. Dieci anni fa per comunicare dall’estero si doveva aprire un mutuo bancario.

Oggi i navigatori satellitari hanno sostituito le vecchie mappe o gli atlanti, ma attenzione visto che la precisione di alcune indicazioni come “evita le strade a pedaggio” alcune volte rischiano di far prendere multe elevate, come è quasi capitato a noi!

La differenza tra i prezzi della benzina e del gasolio tra Austria e Italia continua ad essere elevatissima, con prezzi nettamente inferiori oltre confine. Peccato che questo non valga anche per GPL e metano, venduti a prezzi mediamente più alti in terra austriaca.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione, Bruno il cinghiale.

Giorno 1 – Finalmente si parte!

16 giugno 2018, Serralunga di Crea-TORINO-Gonars (km 638) – Totale viaggio 1.124

La giornata comincia con la colazione presso il Bar Lanterna Blu, dall’altro lato della strada rispetto alle camere dove abbiamo trascorso la notte e che fanno parte della stessa propietà. Il minicorteo delle nostre auto si muove poi alla volta di Torino. Oltre all’Hilux a diesel-metano e alla storica Marea a GPL, abbiamo due auto di Ecomotive Solutions che ci aiuteranno ad allestire la nostra postazione di partenza in piazza San Carlo.

Alle 10 il salotto buono di Torino è pronto ad ospitare l’evento. Sotto lo sguardo attento di polizia e vigili urbani, e sotto il diretto controllo del bravo presentatore Michele Dotti, si alternano sul palco i principali sponsor della Torino-Pechino, i responsabili di NGV Italia e del Consorzio Italiano Biogas, e i protagonisti del viaggio, con il valore aggiunto della graditissima presenza della Sindaca Chiara Appendino e del Presidente del Consiglio Comunale FabioVersaci. Tutto si svolge con la massima piacevolezza, davanti a molti passanti e ad altre persone giunte appositamente nel capoluogo sabaudo per vivere lo storico momento della partenza. Impressionante il numero di rappresentanti del mondo della comunicazione coinvolti, su tutti una troupe della Rai che ci ha onorati di un servizio nell’edizione del TG regionale delle 14.

Ed è proprio Chiara Appendino a ripetere il rito compiuto dall’allora Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Castronovo, dieci anni fa. Con decisione e spirito d’avventura, la Sindaca mette in moto il veicolo e ci augura buon viaggio; pochi minuti dopo la piccola carovana si incammina verso il lontano oriente, ben scortata da due pattuglie della polizia municipale di Torino.

Usciti dalla città salutiamo i mezzi di Ecomotive Solutions e rimaniamo “soli”, Hilux e Marea in direzione Piacenza. Una sosta all’autogrill ci consente di predisporre il trasbordo di parte dell’equipaggiamento da un’auto all’altra e a separare definitivamente le sorti dei due veicoli. La Marea, dopo aver calcato per la seconda volta in dieci anni il palcoscenico torinese, torna a Sansepolcro assieme a Marco Piccini e Andrea Gnaldi. L’Hilux, dal canto suo, si lancia con decisione verso est con a bordo Guido, Augusto e Sergio.

Il lungo trasferimento verso il Friuli Venezia Giulia viene inframezzato da una sosta speciale in quel di Asola (Mantova) presso l’azienda agricola dei fratelli Chiesa, dove BTS Biogas ha realizzato alcuni dei più importanti impianti di biogas in Italia. I responsabili dell’azienda altoatesina e i fratelli Stefania e Giuseppe Chiesa, titolari dell’impresa agricola, ci accompagnano in un breve ma interessante tour degli impianti di trasformazione, impianti che sono stati costruiti nel 2012 dalla già citata BTS e che hanno reso la ditta zootecnica dei fratelli Chiesa un esempio di recupero completo dei materiali di scarto prodotti dall’attività agricola. Qui, ogni anno, 27mila tonnellate di deiezioni e scarti vegetali si trasformano in 22mila tonnellate di digestato (sorta di fertilizzante organico), mentre le restanti 5mila vanno a produrre circa 8 milioni e 700mila kWh annui, in un circuito economico che rende quest’impresa, nelle parole di Stefania, “un’azienda ad economia circolare a 360 gradi”. Il passo per arrivare all’erogazione di biogas per auto, per un’azienda come questa, è breve: la nostra auto non può ancora fare rifornimento in azienda, ma non è da escludere che in tempi brevi ciò potrà essere possibile.

Nei pressi di Padova, nella stazione di servizio Arino Est, facciamo l’ultimo pieno di metano e benzina in Italia. Gli erogatori del metano sono di Fornovo Gas, realtà che partecipa a pieno titolo alla nostra scommessa di unire il continente euroasiatico. Il doppio pieno è l’occasione per fare il punto sui consumi, che ci risultano essere poco più elevati delle nostre aspettative. La spiegazione è semplice, ed è dovuta allo stile di guida veloce messo in atto fino a questo momento dopo la partenza da Sansepolcro. Il prossimo tratto ci permetterà di rilevare i consumi in condizione di normalità.

La nostra ultima serata italiana segue la più classica delle tradizioni di tutti gli equipaggi della Associazione Torino-Pechino, ovvero alloggio all’Hotel “Al Taj” (e non Altai come i monti siberiani!) nei dintorni di Palmanova e cena con gli amici della Trattoria Pola ad Ontagnano di Gonars, momento reso ancora più piacevole dalla visita dell’ex sindaco di Gonars Ivan Cignola e dall’incontro tra Bruno Il Cinghiale e suo cugino, di origine slavo-friulana, che vive all’interno del ristorante. La cura, le grandi porzioni e le attenzioni della famiglia Cvek, tra cordialità, carne e birra, ci indirizzano verso una notte finalmente tranquilla e senza le tensioni della vigilia della partenza.

Come è cambiato il mondo in 10 anni

Naturalmente a Torino è cambiata l’amministrazione comunale, ma non certo l’attenzione nei confronti del nostro progetto, che ci è apparsa essere sempre elevata.

Il numero di stazioni di metano nelle autostrade italiane è visibilmente maggiore rispetto a dieci anni fa.

Il lavori di ampiamento della A4 tra Venezia e Trieste non sono terminati, ma si sono spostati i cantieri verso est permettendo alla terza corsia di arrivare all’inizio del Friuli Venezia Giulia.

Dalle parti di Mantova, invece, c’è una fattoria agricola che ha potuto ottimizzare il proprio lavoro trasformando la cacca dei propri animali in energia…

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Sergio Guerrini, Augusto Dalla Ragione, Andrea Gnaldi, Marco Piccini.

Giorno 0 – Prologo

15 giugno 2018, Sansepolcro – Serralunga di Crea (486 km) – Totale viaggio 486

Dieci anni dopo, ancora una volta, ci apprestiamo a partire per un nuovo folle ed ecologico viaggio verso la Cina. A spingerci nel 2008 verso Pechino furono le Olimpiadi e la voglia di scoprire se un veicolo a GPL poteva raggiungere la capitale cinese senza problemi di approvvigionamento. Oggi, a dieci anni esatti da quel meraviglioso viaggio, siamo pronti a vivere una nuova scommessa ecologica. Anche questa volta un evento sportivo fornirà il contesto al nostro cammino, anche se purtroppo i mondiali di calcio saranno orfani dell’Italia. L’Italia ai mondiali siamo noi: il nostro viaggio si candida a rappresentare l’orgoglio italico in terra di Russia. Testimonieremo con i nostri racconti alcune delle storie di italiani che vivono la Russia ogni giorno e non solo durante i mondiali di calcio.

Il clima in piazza torre di Berta è festoso. Parenti, amici, sponsor e giornalisti accompagnano la nostra pre-partenza alla volta di Torino, luogo del reale inizio della nostra avventura. Al via del sindaco di Sansepolcro Mauro Cornioli il nostro Toyota Hilux a diesel metano, scortato dalla storica Fiat Marea a GPL reduce dal viaggio del 2008, si incammina verso il primo rifornimento di metano presso la stazione di servizio Piccini Fuels nella E45 in direzione Sansepolcro Nord. Il terrore della temibile superstrada abbandonata da ANAS, Dio, ed istituzioni, ci induce a cambiare direzione per raggiungere la città di Arezzo dove siamo accolti presso il municipio dal sindaco Alessandro Ghinelli, che assieme a Mauro Cornioli dimostrò nell’Ecorally di San Marino dello scorso settembre di avere la stoffa del campione automobilistico. Sempre ad Arezzo incontriamo l’ex consigliere regionale Fabio Roggiolani, uno degli organizzatori di Ecofuturo, il festival delle ecotecnologie e dell’autocostruzione che si terrà a Padova dal 18 al 22 luglio.

A proposito dell’evento di Padova, a Bologna sale a bordo della nostra auto Michele Dotti, noto attore e scrittore sensibile alla tematica green, che domani sarà protagonista con noi della partenza dal capoluogo piemontese.

I chilometri di oggi si concludono a Serralunga di Crea, cittadina non lontana da Casale Monferrato. Siamo quasi commossi dall’accoglienza ricevuta dagli amici di Ecomotive Solutions, che mobilitano tutti i dipendenti del proprio stabilimento per una foto commemorativa con i nostri veicoli. La giornata termina facendo gli ultimi controlli del veicolo e confrontandoci con il qualificato personale di Ecomotive Solutions, che ci fornisce tutte le necessarie informazioni, anche nel malaugurato caso di problemi al nostro impianto diesel-metano.

Una piacevole sorpresa di questa pre-partenza è l’interesse verso il nostro progetto da parte della popolare trasmissione radiofonica Caterpillar. Il nostro capo spedizione, Guido Guerrini, ha l’onore di essere intervistato in diretta su Radio2.

In serata, un momento di convivialità con una pizza in compagnia di Roberto Roasio, responsabile di Ecomotive Solutions, e di Marco Piccini, fin da subito tra i principali sponsor e sostenitori dell’iniziativa.

Come è cambiato il mondo in dieci anni

Rispondendo a questa domanda, relativamente alla giornata di oggi, la prima cosa che ci è venuta in mente è il pessimo stato in cui versa la superstrada E45. Il fatto che dieci anni dopo la situazione sia ulteriormente peggiorata ci fa comprendere che non esiste limite al peggio.

Un elemento di novità è costituito dal pervasivo utilizzo degli strumenti di comunicazione via web: se dieci anni fa utilizzavamo un semplice blog per comunicare l’avanzamento del progetto di viaggio, oggi siamo presenti su numerosi social, di derivazione nordamericana e post-sovietica.

Percentuale in doppia cifra l’aumento dei prezzi delle autostrade italiane rispetto ad una decade fa.

Probabilmente, e fortunatamente, la cosa più incoraggiante della giornata è stata vedere come la nostra vecchia FIAT Marea, ragazza del ‘99, abbia percorso brillantemente i circa cinquecento chilometri che separano Sansepolcro dal Monferrato.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Andrea Gnaldi, Augusto Dalla Ragione, Sergio Guerrini, Michele Dotti.

Parlano di noi… Repubblica Motori

Andare in macchina dall’Atlantico al Pacifico. Seguire la Transiberiana all’andata e la Via della Seta al ritorno. E magari qualche partita dei mondiali di calcio in Russia. E fare un salto a nord fino al circolo polare artico, no?
Chiacchiere da bar, la sera tardi, fra chi la spara più grossa…

E invece, quello che poteva essere un progetto fantasioso come tanti altri, eccolo divenuto realtà. Tre amici toscani stanno per partire, dopo essersi ritagliati nella vita tre mesi di tempo per compiere questo viaggio di 30 mila chilometri. Hanno superato tutto lo stress dei visti e dei permessi burocratici; hanno messo a punto l’auto, una Toyota Hilux, alimentata da un sistema gasolio-metano che consentirà di ridurre assai la spesa carburante; hanno rispolverato i loro appunti di viaggio che dieci anni fa consentirono l’epica Torino-Pechino con una Fiat Marea. Partiranno da Cabo da Roca, il punto più occidentale dell’Europa, sull’oceano Atlantico, “là dove finisce la terra e comincia il mare” per dirla col poeta lusitano Camoes.

Tutto il Vecchio continente, Mosca, gli Urali, la Siberia fino a Vladivostok. Salutato l’oceano Pacifico, torneranno indietro: Pechino, Xian, il terribile deserto Taklimakan, Samarcanda, Kazan, rientro in Europa, Torino.

Dove troveranno in attesa i ragazzi di Ecomotive solutions, l’azienda che ha messo a disposizione la vettura con i dispositivi che consentono la miscela gasolio-metano. Un rivoluzionario sistema di gestione elettronica per alimentare motori Diesel con una miscela dinamica controllata di gasolio e gas. “Il controllo dinamico dell’iniezione primaria di gasolio e il dosaggio accurato della miscela aria-gas – spiegano gli esperti – sono i punti di forza del sistema, costantemente controllato da una centralina ‘intelligente’, capace di colloquiare con il motore in tempo reale per garantire il perfetto funzionamento e la sicurezza dell’impianto che il ministero dei Trasporti ha omologato per tutte le vetture Euro 0-Euro 6”.

Tutto il viaggio sarà raccontato con notizie, filmati, blog, un libro. A bordo potranno alternarsi anche giornalisti disposti a vivere qualche tappa di questa avventura. Noi ci siamo prenotati per la partenza in Portogallo…

 

fonte: La Repubblica MOTORI

(SI RINGRAZIA ROBERTO CHIODI)

Dicono di noi… Ansa Motori

(ANSA) – BRUXELLES, 8 GIU – Partirà sabato 16 giugno, da Piazza San Carlo, la traversata Torino-Pechino edizione 2018 in un’auto riconvertita con un sistema dual fuel: il pilota toscano Guido Guerrini ha presentato la sua avventura ecologica in una conferenza sulle tecnologie del futuro, ospitata al Parlamento europeo dall’eurodeputato M5S Dario Tamburrano. L’azienda piemontese “Ecomotive solutions” ha finanziato la riconversione di un vecchio fuoristrada Toyota Hilux, normalmente molto inquinante, con un motore che miscela diesel e metano, anche quello prodotto dagli scarti agricoli, il cosidetto “biogas”.

“Con questo viaggio speriamo di sostenere la diffusione di questo tipo di alimentazione per i motori, che offre un abbattimento dei costi e dell’impatto ambientale” ha spiegato Guerrini all’ANSA. Grazie a queste riconversioni “si può risparmiare fino al 30% sul prezzo del carburante, in due anni l’investimento è ripagato e anche mezzi come questi, molto inquinanti, possono tornare a circolare nei centri storici”.

L’arrivo a Pechino è previsto ai primi di agosto, la traversata sarà raccontata sul sito internet www.torinopechino.com, e sull’apposita pagina Facebook “Torino-Pechino2018”. (ANSA).

fonte: ANSA MOTORI