Giorno 32 – Dal lago Bajkal alla Buriazia

17 luglio 2018, Irkutsk-Ulan Ude (449 km) – Tot. 10.887

Una insolita sveglia con tutti i comfort, compresa l’acqua calda e fredda, cosa che sottolineamo visto che questo problema ci ha fatto penare un po’  negli appartamenti precedenti dislocati nelle varie città dove abbiamo dormito. Salutiamo Irkutsk poco prima che il traffico cittadino cominci ad intasare le principali vie di comunicazione ed una volta attraversato l’Angara ci riprendiamo il cammino verso est. Per un giorno i paesaggi cambiano notevolmente rispetto a quello che la Russia ci ha offerto fino ad oggi. La prima variante è una strada montana che si inerpica sulle alture che separano la città che abbiamo lasciato dalla sponda meridionale del Lago Bajkal, seconda attrazione naturale della giornata. La strada sale e scende con pendenze che toccano il 14%, poche le curve o i tornanti, molti i rettilinei in salita dove diventa complesso superare i lentissimi camion.

All’improvviso, dopo oltre cento chilometri di strada, appare dall’alto la visione del Bajkal. Nonostante il tempo non sia dei migliori a causa della presenza di foschia e leggere piogge, la visione di uno dei laghi più grandi del mondo ci trasmette una forte emozione che assecondiamo facendo numerose fotografie. Il Bajkal è il sesto lago più grande del mondo come superficie, ma vanta alcuni record importanti, come il maggior quantitativo di acqua pari a circa il 20% dell’acqua dolce presente sul nostro pianeta; è inoltre il lago più profondo, arrivando a circa 1650 metri sotto la propria superficie e quindi circa 1200 metri sotto il livello del mare. D’inverno è completamente gelato e percorribile anche in auto, mentre d’estate regala un’acqua di elevatissima limpidezza anche se decisamente fredda per la balneazione. Riusciamo ad avvicinarci alle sponde facendo un poco di fuoristrada, cosa di cui il nostro Hilux non ha affatto paura. Altre foto e finalmente riusciamo a toccare con mano questa meraviglia della natura alternando i consueti saluti ai treni di passaggio.

Arrivati a metà dei circa 200 chilometri di lago che costeggiamo usciamo dall’oblast di Ikutsk per entrare nella Repubblica di Buriazia, ennesimo soggetto federale della immensa Federazione Russa. I Buriati sono un popolo di origine mongolica dedito al buddismo e allo sciaimanesimo. Durante l’espansione russa nella Siberia orientale i Buriati furono integrati nell’Impero Russo, ma gli fu comunque consentita una certa autonomia, rimasta anche in epoca sovietica e più recentemente all’interno della nuova Russia. Per la prima volta dall’inizio del viaggio vediamo più persone di origine asiatica che di origine europea. Gli occhi a mandorla prevalgono fin dal pranzo in una moderna yurta dove facciamo un primo assaggio di cucina buriata.

A metà pomeriggio entriamo e prendiamo alloggio ad Ulan Ude, capitale della Buriazia situata lungo il fiume Selenga, uno dei principali tributari del lago Bajkal. L’albergo dove finiamo è il sovieticissimo Hotel Barguzin, nome di un vento siberiano, un ennesimo affluente del Bajkal, ma anche di un sistema missilistico nucleare installato su treni sempre in movimento e mimetizzati da normali convogli merci. Passeggiando lungo le piacevoli strade della città è facile rendersi conto dei forti legami tra questo popolo e i vicini della Mongolia, visto il grande consolato mongolo presente proprio vicino alla piazza principale. Piazza Sovetov (dei Soviet) è decisamente una delle piazze meno cambiate negli ultimi trenta anni, visto che molto è rimasto come ai tempi dell’Unione Sovietica, ad esclusione delle bandiere che sventolano nei palazzi del potere amministrativo. L’elemento più curioso del luogo è una enorme testa di Lenin ubicata al centro della piazza. Non mancano i turisti che fotografano questa curiosa attrazione che viene da tutti definita “la testa di Lenin più grande del mondo”. Tutto attorno la città pullula di vita, sia nelle panchine vicino alle fontane di nuova costruzione e sia nella piccola “Arbat” pedonale al centro della città. Le strade minori del centro cittadino non godono della stessa pulizia e attenzione rispetto a Piazza Sovetov e alla strada pedonale, tra l’altro non mancano persone con elevato tasso alcolico nel sangue sdraiati sulle panchine.

Cerchiamo di evitare di cenare nei numerosi falsi ristoranti italiani e finiamo col rifocillarci, per la prima volta, nello stesso locale dove mangiammo nel 2008 e che al momento è l’unico sfuggito al turn-over che ha riguardato tutti gli altri. Fino ad ora ogni volta che abbiamo ricercato i luoghi dove abbiamo consumato i pasti del precedente viaggio avevamo trovato locali chiusi, abbandonati, cambi di gestione e addirittura due distrutti da incendi.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Per la prima volta siamo riusciti a cenare nello stesso ristorante del viaggio 2008.

– Il tempo sul Bajkal non è cambiato rispetto a dieci anni prima, nonostante due visite estive non siamo riusciti a trovare un’ora di sole.

– In Buriazia il servizio di telefonia mobile è rimasto molto scadente rispetto alle altre zone della Russia. Così era anche nel 2008.

– Completata l’asfaltatura della strada che collega Irkutsk al lago Bajkal.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololei, Bruno il Cinghiale

Ritorno a Volgograd – Giorno 4

"Cinghiali" sul lago ghiacciato di Valki.

"Cinghiali" sul lago ghiacciato di Valki.

Cominciamo la nuova settimana tuffandoci nel traffico di Kiev per raggiungere, risalendo le rive del fiume Dnipr, l’officina Global, referente dell’azienda Landi Renzo per l’Ucraina. Qui abbiamo in programma un incontro con responsabili e meccanici che esaminano il nostro impianto Dual Fuel che mescola metano e gasolio. Non ci sottraiamo mai a questi impegni perché è sempre piacevole valorizzare la collaborazione con i rappresentanti dei nostri partner. Tra l’altro questa visita ci è utile perché nell’occasione ci viene messo a disposizione un adattatore che, a differenza di quello in nostro possesso, collega direttamente l’attacco italiano del nostro impianto alle pompe di metano in uso in Ucraina e in Russia.

Dopo le foto di rito e una chiacchierata sulla rivoluzione anche con i tecnici dell’officina, è il momento di fare un nuovo rifornimento di metano. Ci rechiamo in una desolatissima stazione dove probabilmente sono arrivati di rado (o forse mai) veicoli italiani ad energie alternative. Prima che il gasista si convinca a procedere alla ricarica dobbiamo dimostrare tramite il libretto di circolazione che il veicolo è correttamente alimentato a metano e che le tre bombole sono state opportunamente collaudate. Il nostro interlocutore esamina di persona le bombole stesse e infine effettua il lento rifornimento. Tale piccolo contrattempo non si era verificato nel precedente rifornimento ad Užgorod, data probabilmente la maggior frequenza di automobili straniere in una zona molto più vicina ai confini occidentali del Paese. Speriamo che anche il nostro viaggio, portando un veicolo occidentale in rotte ben poco consuete, contribuisca a far diminuire la diffidenza dei gestori delle stazioni di rifornimento.

Lasciamo infine Kiev attraversando il Dnipr, e non possiamo non ricordare come proprio le acque di questo fiume raffreddassero i reattori della centrale nucleare di Černobyl’, ubicata a meno di centro chilometri da qui. Imbocchiamo la strada M-03, che ci porterà verso il confine russo, distante ancora, nella rotta che intendiamo seguire, circa 850 chilometri. Nonostante un po’ di neve caduta in nottata, il clima odierno non è avverso e l’unica cautela è quella di prestare attenzione al ghiaccio e al consueto stile di guida “euforico” dei camionisti locali.

L’obiettivo della giornata è avvicinarsi alla città di Char’kov, i modo che, se il tempo non farà brutti scherzi, si possa raggiungere Volgograd nel giro di due giorni. Il nostro tragitto è come sempre allietato dalle radio locali che trasmettono spessissimo brani italiani, e non manchiamo di stilare una classifica in tempo reale degli artisti più gettonati: dopo due giorni di ascolto guidano questa “hit parade” Adriano Celentano e un Pupo più sorprendente del solito, davanti a Ricchi e Poveri, Umberto Tozzi e Al Bano e Romina. Ancora indietro cavalli di razza come Riccardo Fogli e Toto Cutugno, mentre per i Matia Bazar c’è la consolazione di una serie di cartelloni pubblicitari di un loro futuro concerto a Kiev (per i fans l’appuntamento è per il 9 febbraio).

Nei pressi di Poltava incontriamo un distributore di metano lungo la strada. Stavolta convincere il custode del punto di rifornimento ad autorizzarci a fare il pieno è più facile del previsto. Dopo pochi metri riusciamo anche a rabboccare il gasolio. Esaminando i dati di quest’ultimo tratto di strada, notiamo con sorpresa di essere riusciti con un’andatura costante a raggiungere un ottimo risultato: poco meno di 350 km con circa 18 litri di gasolio, pari ad una media di 20 km con un litro. Il consumo così buono, raggiunto grazie ai circa 15 kg di metano, ci fa supporre che il metano ucraino abbia un potenziale maggiore rispetto a quello con cui ci riforniamo in Italia. In definitiva, nei 350 km esaminati abbiamo “speso” circa 25 euro!

Lo stop della tappa odierna è 50 km prima di Char’kov, a Valki, paesino con un simpatico motel vicino alla strada principale. All’Ezers spendiamo 50 euro in tre per pernottare e cenare abbondantemente. Intanto il Daily è parcheggiato lungo le sponde di un lago completamente ghiacciato dove alcuni pescatori, nel buio della notte, si dedicano alla propria attività con la tecnica del buco sul ghiaccio.

La vicina statua di Lenin in perfetta salute, sulla piazza a lui dedicata lungo il viale omonimo, testimonia che siamo passati nell’Ucraina orientale, la parte abitata dai filo-russi e che vede positivamente la politica di Janukovič. Ricordiamo per l’ennesima volta che Lenin in questi contesti non è tanto un simbolo politico, quanto un segnale della presenza russa su questo territorio.

Non a caso anche la conversazione con le simpatiche e attempate cuoche si svolge esclusivamente in russo e i commenti delle tre donne sui manifestanti di Kiev e sulla richiesta di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea sono ben poco benevoli. Continuiamo a chiacchierare mentre consumiamo pel’meni, carne, patate, birra e infine un pesante pirožok, la tipica pastella ripiena, tipico cibo russo che può essere ripieno di carne, patate, cavolo o, come in questo caso, frutta.
Sazi, ci ritiriamo a dormire presto per essere il più in forma possibile nelle ultimissime tappe che ci separano dalla destinazione.