Si conclude a Sansepolcro l’avventura ecologica di Piccini e Guerrini all’International Gas Forum di San Pietroburgo

dav

La Seat Leon dell’azienda biturgense, alimentata con il solo metano, ha percorso quasi diecimila chilometri

L’impegnativa scommessa era quella di riuscire a raggiungere la Russia usando solamente gas naturale, e l’obiettivo è stato pienamente raggiunto. L’apertura di alcune nuove stazioni di rifornimento e l’autonomia di oltre 450 chilometri della nuova Seat Leon di Piccini Paolo Spa hanno facilitato l’impresa, che ha visto il pilota Guido Guerrini percorrere poco meno di diecimila chilometri in nove nazioni europee usando il solo metano.

A dimostrazione della ormai buona diffusione dei punti di rifornimento nell’intera Europa, Guerrini ha scelto di raggiungere anche la sua famiglia nella lontana città di Kazan‘, capoluogo della Repubblica del Tatarstan ai confini tra il vecchio continente e l’Asia.

L’avventura ecologica ha avuto come momento principale la visita al nono International Gas Forum di San Pietroburgo, dove la Piccini Paolo Spa si è unita alle altre aziende italiane presenti in quello che probabilmente è l’evento dedicato al metano più importante al mondo. Guerrini ha partecipato a due dei convegni che NGV Italia e Gazprom hanno organizzato durante il Gas Forum.

“In ogni nazione attraversata è stato fatto almeno un rifornimento di metano ed è stata una buona occasione per prendere atto di come il gas naturale, prodotto da fonte fossile oppure proveniente dalla lavorazione dei rifiuti, sia ormai presente e disponibile ovunque, permettendo di poter effettuare lunghi ed impegnativi viaggi”, racconta Marco Piccini in occasione del rientro a Sansepolcro di Guido Guerrini e dell’auto preparata dall’azienda valtiberina.

Appena qualche giorno di riposo e la Seat Leon, stavolta alimentata con il solo biometano e con a bordo l’equipaggio composto da Cesare Marino e Francesca Olivoni, parteciperà al Sesa Green Endurance ad Este, in programma nella cittadina alle porte di Padova sabato e domenica prossima.

Dall’Italia alla Russia con un’auto a metano

Nuova avventura di Piccini e Guerrini che porteranno il veicolo all’International Gas Forum di San Pietroburgo

La Piccini Paolo Spa e il pilota toscano Guido Guerrini non sono nuovi a grandi imprese automobilistiche, e in passato hanno già raggiunto la Russia, e addirittura la Cina, con veicoli a gpl o con l’innovativo sistema che miscela diesel e metano. Questa volta il tentativo avverrà con l’ausilio del solo metano e vedrà come destinazione finale, dopo quasi diecimila chilometri in giro per l’Europa, la nona edizione dell’International Gas Forum di San Pietroburgo, probabilmente il più importante evento legato al mondo del gas naturale, organizzato da Gazprom.
“Siamo ben lieti di aiutare Guerrini in questa piccola impresa e di dimostrare come il metano sia diventato anno dopo anno un carburante in grado di permettere viaggi ecologici ed economici anche lungo distanze importanti come quelle che separano la nostra Toscana dalla Russia”, racconta Marco Piccini in occasione della partenza della Seat Leon allestita dall’azienda valtiberina, durante il primo rifornimento nella nuova stazione di servizio di Via Senese-Aretina.
Il programma di viaggio prevede una prima una sosta in Slovenia dove Guerrini sarà impegnato nella decima prova del mondiale FIA dedicato alle auto ecologiche assieme al co-pilota Emanuele Calchetti. Terminato l’ecorally sloveno comincerà la lunga traversata dell’Europa lungo le strade della già citata repubblica ex jugoslava e poi di Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e naturalmente Russia.
In ognuna delle nazioni attraversate avverrà almeno un rifornimento di metano e verrà fatto il punto della situazione relativamente alla diffusione e alle nuove aperture delle stazioni di rifornimento di gas naturale in ogni singolo Paese. “L’espansione del metano in Europa avvenuta negli ultimi anni ha permesso di poter finalmente coprire con la massima tranquillità lunghe distanze in ogni direzione”, spiega Guido Guerrini, che ricorda che già in occasione della Torino-Pechino del 2018 si era reso conto del fatto che con un’autonomia di circa 400 chilometri è possibile raggiungere Mosca, San Pietroburgo e le principali città della Russia europea partendo da qualsiasi angolo del vecchio continente.
Anche se questo viaggio non è paragonabile come numero di chilometri e tempo impiegato a quelli già vissuti in passato, la vera scommessa sarà quella di usare il solo metano, cosa mai fatta prima nelle avventure precedenti. Guerrini si spingerà ben oltre le due importanti città russe, poiché è intenzionato a raggiungere anche Kazan, capitale della Repubblica di Tatarstan, dove vive la sua famiglia. Solo a questo punto il viaggio effettuerà il proprio “giro di boa” e pilota ed auto si trasferiranno nei primi giorni di ottobre a San Pietroburgo per seguire i lavori dell’International Gas Forum e fare ritorno in Italia dopo quasi 10.000 chilometri percorsi solamente con il metano.

Giorni 102-105 – Dalla fine dell’esilio kazako al primo viaggio in auto di Alisa

25-26-27-28 settembre 2018, Uralsk e dintorni – Kazan e dintorni (km 702, tot. 29.857)

Giorno 102 – 25 settembre 2018

La giornata successiva alla lieto evento comincia il più tardi possibile a causa delle difficoltà ad abbandonare il letto dell’appartamento 47. I postumi della serata di festa si fanno sentire e con fatica Guido e Bruno raggiungono il ristorante di Sergej dove consumano il pranzo e dove vengono arruolati dall’amico kazako per un trasloco che impegnerà l’equipaggio della Torino-Pechino l’intero pomeriggio. Il lavoro fisico aiuta a superare i problemi di inizio giornata. Nel frattempo da Kazan arrivano notizie confortanti sulla salute della partoriente e della nuova arrivata. Si decide di proseguire l’esilio kazako per continuare a guadagnare giorni di visto russo da spendere nei primi giorni di ottobre. La stanchezza consiglia di cenare prima che tramonti il sole per permettere di andare a letto non molto tempo dopo e cercare di recuperare le energie.

Giorno 103 – 26 settembre 2018

Ritornate le forze, continua anche il lavoro a fianco di colui che sta ospitando a pranzo e cena nel proprio ristorante l’equipaggio italiano. Tra un infisso e una lastra di vetro portata da una parte all’altra della città, c’è la comunicazione che il soggiorno di Olga e della bambina in ospedale terminerà venerdì, probabilmente immediatamente dopo l’ora di pranzo. A questo punto i giorni recuperati sul visto sono quattro se il confine verrà passato prima della mezzanotte o addirittura cinque se il transito avverrà dopo. Da bravi incoscienti prediligiamo la seconda opzione. Nell’ultima parte del pomeriggio torniamo alcuni minuti in Asia facendo il giro dei due ponti sull’Ural, approfittando della bella giornata per scattare qualche foto. Interessante serata con un vecchio compagno di scuola di Sergej emigrato in Israele negli anni ’90. L’occasione è utile per parlare di politica internazionale e della fine dell’Unione Sovietica, verso la quale rimane una grande nostalgia da parte di molti commensali di entrambe le etnie principali in Kazakistan. La conversazione si addentra nei dettagli della vita nel grande paese a cavallo tra Europa e Asia. Chiedo con garbo le opinioni dei presenti sul presidente kazako Nursultan Nazarbajev, che ha il primato di essere stato l’ultimo Segretario del Partito Comunista Kazako ai tempi dell’Urss e il primo ed unico Presidente del Kazakistan indipendente e quindi in sella da oltre trenta anni. Mi viene risposto che è molto meglio non avere una democrazia compiuta che rischiare un guerra civile come in Ucraina.

Giorno 104 – 27 settembre 2018

Ormai deciso che in tarda serata la Torino-Pechino tornerà in Russia, la giornata diventa utile per riposare e poi preparare nel modo migliore il nuovo trasferimento a Kazan. Non mancano anche oggi i momenti dedicati al trasporto di vetrate assieme a Sergej. Il resto del pomeriggio serve per lavare l’auto in vista di un importante ospite che salirà a bordo nella giornata di domani, per fare compere a prezzi convenienti al mercato agricolo di Uralsk e rifornirsi di gasolio kazako, uno dei più economici al mondo. Dopo l’ultima cena con gli amici del ristorante ASS e con la promessa di un ritorno nella città divisa tra i due continenti appena la figlia avrà la possibilità di viaggiare in auto, la Toyota Hilux si incammina a velocità moderata verso il confine con la Russia, che si trova a meno di sessanta chilometri da Uralsk. L’uscita dopo le ore 24 ci permette di chiudere l’esperienza kazaka con un guadagno netto di cinque giorni sul visto russo. Il vecchio programma prevedeva di lasciare Kazan il 26 settembre, la Russia il 28 e dopo aver vagato per le repubbliche baltiche rientrare a San Pietroburgo per l’evento Gazprom dedicato al metano il solo giorno del 3 ottobre. Adesso invece possiamo goderci la nuova arrivata alcuni giorni, lasciare Kazan il primo ottobre e raggiungere direttamente San Pietroburgo, dopo una sosta a Mosca al Consolato italiano, senza ulteriori strani passaggi di confine. Sempre nella giornata di oggi arriva la conferma che avremo l’onore di essere presenti e relatori all’evento dedicato al metano che si terrà nella ex Leningrado nella prima settimana di ottobre. Siamo attesi la mattina del giorno 3 per la tavola rotonda dedicata alla sicurezza nel mondo del gas naturale.

Giorno 105 – 28 settembre 2018

Alla mezzanotte dell’ora di Uralsk entriamo nella stazione doganale kazaka. Le pratiche di questa dogana interna all’Unione Euroasiatica durano appena quindici minuti. Per pura curiosità e cautela chiediamo a tre doganieri diversi che ora sia poco oltre il ponticello che divide il Kazakistan dalla Russia. Tutte e tre le volte il personale della stazioni di confine ci fa presente che i russi sono indietro di un’ora. Queste affermazioni minano le nostre certezze visto che eravamo sicuri che nell’oblast’ di Orenburg ci fosse lo stesso fuso orario del Kazakistan occidentale. Nel dubbio, per non perdere un giorno di visto, decidiamo di trascorrere circa quarantacinque minuti nella “terra di nessuno” per poi presentarci alla dogana russa dove apprendiamo che i kazaki si sbagliavano. Nella regione di Orenburg vige la stessa ora di Uralsk e noi abbiamo buttato via un’ora inutilmente. Per fortuna i controlli russi non sono particolarmente opprimenti e attraversiamo il confine con oltre cento chili tra patate, cipolle, cocomeri comprati nel mercato della città kazaka da commercianti indicati dall’entusiasmo di Sergej. Nella lunga notte di guida attraversiamo due fusi orari e superiamo un centinaio di uzbeki in viaggio con auto stracariche di ogni bene possibile. Arriviamo all’ospedale di Kazan di prima mattina dopo circa undici ore spese tra guida e dogana. Il programma della giornata prevede adempimenti burocratici per la registrazione anagrafica di Alisa. Purtroppo la levataccia notturna e quindi la presenza di Guido non è sufficiente a risolvere un problema legato alla traduzione del passaporto che deve essere rifatta e autenticata in fretta e furia. Questo costringe il capo-spedizione della Torino-Pechino a non andare a dormire come precedentemente sperato e dedicarsi all’ennesimo problema burocratico che potrebbe far tardare il passaporto italiano, ma anche quello russo, alla neonata. L’evento più interessante della giornata è programmato per le tre del pomeriggio: alla clinica “RKB” è prevista la dimissione di Olga e Alisa. In Russia il momento dell’uscita dall’ospedale e di fatto dell’inizio di vita del neonato è considerato molto importante. Non mancano fotografi e cameraman pronti a rivendere ai genitori i frutti del proprio lavoro. Per Guido il momento è ancora più importante visto che dopo diversi giorni di esilio forzato lontano dalla famiglia finalmente vedrà la nuova arrivata Alisa. La direzione dell’ospedale permette alla Toyota Hilux di arrivare fino alla porta del padiglione dove nascono i bambini e, scherzando, chiede visibilità per l’ospedale pubblico nei nostri racconti di viaggio. L’incontro avviene con il consueto cerimoniale fastoso della tradizione russa. Oltre all’emozione e mancanza di parole nell’incontrare il frutto in carne ed ossa dei tanti viaggi in giro per l’Eurasia, per Alisa arriva il momento del primo viaggio in automobile, ma non in un’auto qualsiasi! La più giovane viaggiatrice sul Toyota Hilux della Torino-Pechino è finalmente a bordo e i circa dieci chilometri che la separano dalla casa di Via dei Cosmonauti sono carichi di attenzione. Anche l’arrivo al nuovo domicilio è una festa e la lunga giornata si conclude con un banchetto familiare allietato da buon vino italiano delle Tenute Nardi. La serata di Alisa, invece, finisce con l’emozione del primo bagnetto. Peccato che la giovanissima neoviaggiatrice potrà far parte della squadra solo fino a lunedì mattina, quando la Torino-Pechino riprenderà la via occidentale che la porterà prima a Mosca e poi a San Pietroburgo per prendere parte al Ros-Gaz-Expo 2018, uno dei più grandi eventi al mondo dedicati al metano.

Equipaggio di questi giorni: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Sergej Abakumov, Olga Guerrini, Alisa Guerrini

Giorno 67 – Festa a Biškek

21 agosto 2018, Bishkek (20 km, tot. 23.460)

La mattinata viene dedicata al turismo nella capitale kirghisa. Approfittando del deserto urbano motivato dalla ricorrenza islamica della “Festa del Sacrificio”, in centro non c’è quasi anima viva. Scattiamo foto nelle principali attrazioni cittadine che si concentrano essenzialmente nei pressi di Piazza Ala-Too. Al contrario di quello che succede in altre repubbliche post sovietiche, qui sopravvive una grande statua di Lenin. Riusciamo anche a procurarci una carta telefonica kirghisa, delle cartoline con francobolli alla posta centrale e una mappa della città e della nazione prodotta in occasione dei prossimi campionati mondiali di giochi nomadi che si svolgeranno in Kirghizistan. Una delle cose che più colpisce è la presenza di numerosi fiori ottimamente curati.

Passaggio dall’albergo e poi percorriamo i circa dieci chilometri che ci separano dalla stazione del metano Gazprom dove oggi saremo ospiti di un evento da loro organizzato. Lungo la strada ci sono numerosi negozi che si occupano di cambio di olio per auto. È impressionante che ognuna di queste strutture abbia tutte le marche possibili sia in taniche che in fusti da centinaia di litri. Bishkek sembrerebbe la capitale mondiale dell’olio per motore! Anche per questo scegliamo di fermarci al negozio Castrol 219, fornito anche di olio Toyota. Qui conosciamo i simpatici Rasul e Bakut che si occupano di cambiare olio e filtro, quest’ultimo non richiesto ma regalato da loro, alla Toyota Hilux. Dopo 34.000 chilometri è arrivato il momento di intervenire. Durante le operazioni di manutenzione, arriva un furgone che scarica una preziosa merce per questa giornata: la pecora, per la quale è prevista una fine non ottima, considerato la già ricordata tipologia di festività odierna. Altre persone arrivano dalle attività dei dintorni per assistere a quello che sembra essere un evento eccitante. Veniamo invitati a partecipare, ma per rispetto del loro momento di preghiera restiamo defilati dalla scena principale. Bruno, essendo un suino, non è ammesso all’evento, ma per Guido è stato riservato un posto d’onore in prima fila perché l’ospite è sacro anche in queste occasioni. La scena del lavaggio del coltello e del successivo sgozzamento della pecora è davvero cruenta, anche se siamo sollevati nel vedere che l’animale muore all’istante. Un signore anziano che percepisce la non serenità di Guido nell’assistere all’evento, con la propria saggezza ricorda che quell’animale è nato per essere ucciso e mangiato. Se non fosse stato oggi, sarebbe successo domani. Per fortuna che il cambio di olio si conclude prima del sezionamento della povera bestia e così Guido evita di doverne mangiare una parte.

Poco più avanti, senza montone, si consuma un veloce pasto per non arrivare in ritardo dagli amici di Gazprom. Finalmente avviene l’incontro di cui abbiamo discusso in numerose chat in giro per l’Eurasia. Per Gazprom Kirghizistan sono presenti il responsabile Ruslanbek e i curatori delle pubbliche relazioni Alibek e Karimbek. Di fronte a un cartellone con le scritte degli sponsor locali facciamo numerose foto, video e anche difficili interviste in russo! Naturalmente non manca il rifornimento gratuito offerto dalla Gazprom locale. Come in ogni bella occasione l’evento si conclude alla tavola di un ristorante nei pressi del confine kazako. I piatti nazionali kirghisi sono a base di cavallo e non ci sottraiamo alla cosa. Si parla del viaggio e delle strategie di Gazprom in Kirghizistan. Non manca l’idea di realizzare in futuro un altro viaggio dedicato solo ai cinque paesi dell’Asia Centrale. Ritorniamo nella capitale dove non avevamo previsto di dormire una seconda notte, ma vista la stanchezza accumulata nei due pranzi non si può fare a meno di riprendere un stanza di albergo per riposare nel modo migliore in vista della difficile giornata in alta montagna che domani ci porterà ad Osh. Causa tutto esaurito migriamo in un’altra struttura dello stesso quartiere. Nel centro cittadino, che oggi vive un grande clima di festa, avviene una passeggiata propedeutica alla leggerissima cena di nuovo al Concorde, il locale nella piazza principale dove avevamo cenato anche ieri. Citiamo questo ristorante perché il personale di sala ci ha accolto per due sere con una gentilezza e amicizia davvero sopra ad ogni aspettativa. Ci chiedono una foto prima del saluto definitivo di questa sera. Con il numero incredibile di pasti consumati quest’oggi abbiamo senza ombra di dubbio onorato tutte le tradizioni legate alla festa musulmana a cui abbiamo di fatto preso parte.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– In Kirghizistan non c’erano stazioni di metano. Oggi ne possiamo trovare cinque.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale e gli amici di Gazprom Kirghizistan

Giorno 38 – Con il metano fino all’oceano!

23 luglio 2018, Chabarovsk (5 km) – Tot. 13.711

Finalmente un notte tranquilla in un appartamento con tutte le carte in regola e senza problemi di pulizia, umidità o letti poco confortevoli. Il primo impegno della mattinata è una sorpresa da parte di Gazprom e del responsabile per lo sviluppo della filiale italiana Sergej Colin, che alcuni giorni fa ci avevano segnalato la possibilità di fare un rifornimento in una stazione privata situata a Chabarovsk, previo contatto con il responsabile, il signor Aleksej: l’operazione va in porto e veniamo autorizzati a rifornirci in questo luogo “non ufficiale” e non segnalato da nessun sito o carta del mondo del metano. Ci dirigiamo in una zona periferica della città dove in un piazzale in mezzo ad alcuni edifici con attività legate al settore meccanico vediamo alcuni autobus di fabbricazione cinese con evidenti scritte CNG o NGV, indicanti il metano. Qui c’è il quartier generale della realtà guidata da Aleksej che si occupa di rifornire gli autobus a metano della città attraverso carri bombolai che prelevano il gas del metanodotto proveniente dall’isola di Sakhalin. Aleksej ci offre il pieno di metano ed è un piacere agganciare la nostra Hilux all’attacco europeo presente sul carro bombolaio e poter tornare ad usare il gas naturale assieme al gasolio. C’è stupore ed interesse nei nostri confronti e non mancano domande sul diesel-metano e sul nostro viaggio. Foto di rito e ripartenza verso la nostra casa dove lasceremo parcheggiata la Hilux per l’intera giornata. A questo punto è evidente che riusciremo a coprire la distanza che ci separa da Vladivostok e dall’Oceano Pacifico usando nuovamente il diesel-metano. Allo stesso tempo con questo pieno saremo in grado di varcare la frontiera cinese per poi cominciare a cercare le stazioni di metano anche prima di Pechino. Dei 14.500 chilometri che avremo percorso una volta raggiunto l’oceano, solo circa 2.200 (pari al 15% della distanza complessiva) sono stati percorsi senza metano. Non era possibile fare diversamente dato che pur di rifornire in tutte le stazioni utili, e coprire l’85% del percorso usando il metano, abbiamo anche allungato di oltre 400 chilometri l’intero viaggio.

La giornata di relax a Chabarovsk prosegue usando i già citati autobus cittadini a metano, prevalentemente “made in Cina”, che hanno sostituito molti dei vecchi e inquinanti bus russi. La soluzione del diesel-metano sarebbe perfetta per i vecchi autobus che circolano in Russia, ma almeno qui a Chabarovsk ancora siamo lontani dall’importare questo tipo di tecnologia. Prima tappa nella floreale Piazza Lenin, dove oltre alla statua del noto leader si possono ammirare aiuole e fontane. Qui incontriamo Mr. Ding, un giovane cinese incuriosito dalle nostra magliette della Torino-Pechino. Con lui scambiamo qualche parola sul prosieguo del nostro viaggio in Cina. Piacevole passeggiata nella strada principale della città, Ulica Muravyova-Amurskogo, che conduce fino ad un belvedere che domina dall’alto l’ansa del grande fiume Amur. Poco lontano si trova il luna park con vicino una spiaggia sul fiume molto frequentata. Proviamo la ruota panoramica per vedere dall’alto la città e ci gustiamo degli ottimi shashliki (spiedini di carne) in uno dei ristoranti del parco giochi. Sazi di cibo ci cimentiamo nella risalita della collinetta che domina l’Amur e dove si trova il monumentale luogo dove si ricordano le vittime della Grande Guerra Patriottica con la consueta fiamma eterna. Tutti i nomi dei caduti di questa regione sono elencati in grandi pareti e tutto ciò fa una discreta impressione. Contrapposto a questo monumento ce n’è uno più piccolo con tutti i morti di altri conflitti in cui Urss e Russia hanno partecipato. I nomi degli ultimi quattro caduti in Siria sono molto recenti.

Con il bus a metano ci rechiamo nei pressi della stazione della Ferrovia Transiberiana per provare a visitare l’interessante museo dedicato alla costruzione della ferrovia in estremo oriente. Purtroppo il museo è chiuso per restauro, esattamente come scritto nella nostra guida risalente al 2006. Ci consoliamo con la bella statua di Erofej Pavlovich Chabarovsk, esploratore russo che nel diciassettesimo secolo contribuì alla conquista di queste terre e che ha dato il nome, anzi il “cognome”, a questa grande città, mentre nome e patronomico li ha dati a Erofej Pavlovich, il piccolo avamposto dove abbiamo dormito alcune notti fa dopo la fine del difficile tratto di strada dopo Chita.

In vista della partenza di domani mattina verso Vladivostok decidiamo di ripetere la cena casalinga a base di pelmeni e non dormire troppo tardi.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Rispetto a dieci anni fa a Chabarovsk è arrivato il metano. Grazie all’intraprendenza degli amici che ci hanno regalato il rifornimento odierno, oggi questa città è dotata di numerosi bus a metano e di alcuni mezzi a gas naturale. Il percorso verso l’apertura di una stazione di rifornimento pubblica non richiederà molto tempo.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololei, Bruno Cinghiale

Giorno 30 – La finale nella Parigi siberiana

15 luglio 2018, Bratsk-Irkutsk (676 km) – Tot. 10.438 km

La domenica mattina, anche nel quartiere di Energetik, è rappresentata da strade deserte e silenzio. A rompere questa quiete ci siamo noi che alle otto siamo già in marcia per raggiungere la locale stazione di metano, l’ultima del nostro viaggio verso oriente, che ci ha costretto ad una deviazione di circa 300 chilometri per allungare ulteriormente il tragitto coperto usando il diesel-metano. Ci aspetta Dmitrij che ha già avuto nostre notizie dal tam tam dei social network e dei vari gruppi che ci seguono e sostengono, tra cui Gazprom. Questa stazione è abbastanza isolata da tutte le altre della rete russa e non capitano molti clienti. Tra questi, quasi tutti hanno accordi commerciali con Gazprom. Qui non è previsto pagamento alla cassa, ma solo addebiti direttamente alle aziende che si riforniscono qui. Sostiamo quasi un’ora poiché il compressore del metano non era acceso. Poi su consiglio di Dmitrij effettuiamo un secondo rifornimento una ventina di minuti dopo il primo per caricare più metano, importante visto che non potremo più utilizzarne altro una volta finito questo pieno. Come al solito si effettuano foto assieme per ricordare questo incontro, ma stavolta ci sono due sorprese: non paghiamo alcun conto, essendo ospiti di Gazprom, e Dmitrij ci offre la colazione a base di pirozhkì preparati dalla moglie. Ringraziamo, doniamo alcuni gadget dei nostri sponsor, e con oltre un’ora di ritardo sulla tabella di marcia riprendiamo il cammino verso Irkutsk.

Nella prima parte di viaggio la strada è ottima. Si alterna una parte a quattro corsie con un’altra fatta da blocchi di cemento dove comunque si riesce a tenere una buona velocità. In un paio di ore siamo a Tulun, dove si riprende il percorso originale del viaggio del 2008 e anche quello previsto per il 2018 ma poi deviato per andare al metano di Bratsk. A Tulun dieci anni fa bucammo una ruota, oggi ci limitiamo a “compiere” il chilometro 10.000 dalla partenza da Torino. Una cinquantina di chilometri dopo, a seguito di una lunga sosta ad un passaggio a livello della Transberiana, corredato dal consueto scambio di saluti con i treni di passaggio, decidiamo di effettuare la pausa pranzo nel solito kafè disperso nell’ennesimo minuscolo paesino siberiano. Naturalmente dopo oltre trecento chilometri di ottima viabilità non potevano mancare i consueti lavori in corso nella strada e conseguente rallentamento che ci permette di apprezzare con vista e olfatto la fioritura della Siberia, oltre ai numerosi venditori a bordo strada di fragoline di bosco.

La strada di oggi lambisce un piccolo paese dal nome di Zimà, che in russo significa inverno e che nel 1932 diede i natali al poeta sovietico Evgenij Evtushenko. Qui c’è una piccola stazione della Ferrovia Transiberiana resa celebre da un suo conosciuto poema e da una canzone di Roberto Vecchioni. Cogliamo l’occasione per visitare “la stazione di Zimà”, ormai un edificio moderno e vivace con numerosi viaggiatori che salgono e scendono dai treni diretti a Mosca oppure sul Pacifico. L’orario della stazione fa riferimento al fuso orario di Mosca e non a quello locale, più avanti di cinque ore. Ciò è necessario per avere una unica unità di misura del tempo nei sette fusi orari attraversati dalla ferrovia.

Poco più avanti un altro momento importante, visto che siamo nel pressi del cartello stradale presente sulla copertina del libro di Danilo Elia “La bizzarra impresa”. Elia e l’amico Fabrizio Bonserio nella primavera del 2005, a bordo di una vecchia Fiat 500, partirono da Bari e transitando da Torino tentarono di raggiungere Pechino. Il viaggio si trasformà in un’avventurosa Bari-Vladivostok raccontata nel libro citato. A quel viaggio si ispirarono Guido e Andrea per la Torino-Pechino del 2008 e indirettamente esiste un filo che lega quella bizzarra spedizione con il nostro di oggi.
Anche questa volta l’arrivo nella città tappa del giorno, Irkutsk, che è detta “la Parigi siberiana”, è contraddistinto da un problema con le prenotazioni via “booking”. Sono due i casi di appartamenti prenotati e poi non realmente disponibili. A questi si deve aggiungere un episodio simile avvenuto altre due volte nelle città dove abbiamo dormito precedentemente. Pare evidente che ci sia un tentativo da parte dei proprietari degli appartamenti di gabbare il sito di prenotazioni cambiando le carte in tavola ogni volta. Torneremo a parlare di questo argomento nei prossimi giorni dopo aver effettuato alcune verifiche.

La serata non poteva che terminare con la finale del Campionato mondiale di calcio: ci gustiamo la cena e l’avvincente partita tra Francia e Croazia in un pub sulle rive del fiume Angara. Il calcio d’inizio è alle 23 secondo la nostra ora locale. Terminata la partita e terminato il mondiale con la vittoria della Francia, possiamo finalmente dedicarci al riposo.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Confrontando il cartello di oggi con quello fotografato nel 2005 da Danilo Elia emerge una incongruenza nella distanza da Irkutsk. In realtà questo è dato dalla costruzione di una tangenziale attorno alla città di Angarsk che allunga il percorso di dieci chilometri ma lo accorcia come tempi di percorrenza.

– Dieci anni fa la copertura radiofonica lungo le strade russe al di fuori delle città era minima. Oggi è più o meno lo stesso ad eccezione di Dorozhnoe Radio (Radio stradale) che ha una maggiore, ma pur sempre esigua, copertura.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololei, Bruno il Cinghiale