Giorno 29 – Avventura nella taiga

14 luglio 2018, Krasnojarsk-Bratsk (697 km) – Totale 9.762

Sapendo che la giornata di oggi sarebbe stata impegnativa, decidiamo di far suonare la sveglia alle 6 per lasciare Krasnojarsk un’ora dopo. Notiamo già di buon’ora molti individui che si intrattengono a rovistare nei bidoni dell’immondizia sotto la nostra casa e vicino all’auto. Dai bidoni rispondono infastiditi topi di elevate dimensioni. Questo fenomeno sociale riguarda prevalentemente anziani che vivono con le pensioni basate sui contributi di epoca sovietica, che non sono state rivalutate e al giorno d’oggi valgono meno di cento euro al mese. Dopo oltre venticinque anni continuano ad apparire irrisolte alcune delle problematiche sorte con la trasformazione dell’economia e del sistema sociale di questo grande Paese e che hanno condotto alla povertà una fascia della popolazione.

Nel nostro piccolo appartamento c’è un curioso problema, ovvero manca l’acqua fredda. Di solito avviene il contrario. Per non rimanere ustionati siamo costretti a lasciare casa senza la doccia mattutina a cui siamo abituati. La strada che porta alla vivace città di Kansk è decisamente buona. Tratti a quattro corsie e altri con solo due, ma complessivamente asfalto nuovo. Unico ostacolo, le interminabili file di camion che, come abbiamo già ricordato, inquinano come una centrale a carbone. Ad ora di pranzo siamo già a metà strada, visto che attraversiamo il confine che ci fa entrare nell’oblast’ di Irkutsk e spostare avanti le lancette dell’orologio della sesta ora rispetto all’Italia. Appena dopo il confine notiamo il curioso torrente “Verbljud” (Cammello), seguito dall’omonimo kafè. Lì decidiamo di pranzare con un lauto pasto a base di pelmeni siberiani e manty centroasiatici. Poco più avanti sostiamo per un rifornimento di gasolio nella città di Tajshet, snodo ferroviario di grande importanza dove la Transiberiana si divide in due rami, quello più noto a sud del Lago Bajkal e quello settentrionale che prende il nome di Bam.

Anche per noi è tempo di fare scelte importanti: se seguiamo la ferrovia meridionale ci avvicineremo rapidamente a Irkutsk rinunciando all’ultimo pieno di metano che questa zona della Russia può offrirci; andando a nord, invece, possiamo raggiungere, allungando di circa 250 chilometri, la città di Bratsk, dove si trova l’ultimo avamposto Gazprom nella Russia sud-orientale. Ci lascia perplessi il fatto che nella cartina stradale in nostro possesso, le strade che ci porterebbero a Bratsk sono riportate come piccole e potenzialmente terribili. Gli addetti alla stazioni di servizio ci tranquillizzano raccontandoci che sei mesi fa è stato completato il percorso che unisce Bratsk a Tajshet e che ora il tempo di percorrenza è quasi dimezzato. Alcune conferme a questa notizia arrivano anche dalle nostre ricerche on line. Decidiamo di andare per fare in modo che la parte a metano del nostro viaggio possa durare altri mille chilometri, forse superando anche il Bajkal. Dopo i primi venti ottimi chilometri comincia una parte di strada sterrata. Successivamente torna un poco di asfalto che ben presto cede il posto ad una terribile pista nel cuore della taiga. Per fare poco meno di duecentocinquanta chilometri impieghiamo circa cinque ore. La media oraria delle parti non asfaltate è bassissima e se non avessimo viaggiato in un fuoristrada probabilmente saremmo dovuti tornare indietro. La Toyota si comporta molto bene, ma neppure lei può difenderci dalla polvere che ci assale, anche con i finestrini chiusi. Tutto questo serve per capire che in Russia non sempre è importante che la strada sia asfaltata, e in casi come questi è prioritario che si possa arrivare a destinazione; ecco perché, nonostante la strada sia terribile, tutti sono felici per l’apertura di questa arteria che ha realmente migliorato la circolazione in questa regione. Non osiamo pensare cosa ci fosse prima al posto di questa specie di strada e quali mezzi fossero in grado di percorrerla. Interessante, senza ombra di dubbio e nonostante il tempo che perdiamo, il paesaggio naturale nel cuore della taiga siberiana. Abbiamo modo di osservare la fauna selvatica e molti uccelli a noi sconosciuti. Degna di nota la vegetazione in fiore che rende il paesaggio verdissimo in questo periodo dell’anno. A circa quaranta chilometri da Bratsk torna l’asfalto, ma non finiscono le buche grandi come crateri. Quando è quasi buio la situazione si tranquillizza e siamo finalmente nella città dove ci siamo imposti di arrivare. Fatichiamo a trovare un alloggio e stavolta ci aiutano poco sia la guida Lonely Planet che il sito Booking.com. Finiamo nel quartiere settentrionale, chiamato Energetik, nei pressi della grande centrale idroelettrica sul fiume Angara, emissario del Lago Bajkal. Dopo essere stati respinti da un albergone in stile sovietico che ci ha chiesto un capitale per dormire nelle loro stanze, finiamo in un appartamento meno costoso, ma decisamente confortevole, elemento importante vista la stanchezza accumulata in questa giornata che ci ha visto chiusi in auto per quasi quindici ore. Una veloce cena in un localino sotto casa chiude l’impegnativo giorno.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

– Ancora una volta parliamo di strade constatando il progresso della Krasnojarsk-Irkutsk che finalmente è interamente asfaltata. Auguriamo stessa sorte ben prima di dieci anni anche alla Tajshet-Bratsk.

– La miseria per le strade di Krasnojarsk, purtroppo, dieci anni dopo non è scomparsa.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololei, Bruno Cinghiale