Giorno 56 – Riuniti al confine

10 agosto 2018

Team1, Arej-Sükhbaatar (km. 526) – Tot. 18.697

Le prime ore del mattino ci permettono di apprezzare meglio il luogo dove abbiamo dormito. Non solo lo squallido piazzale sterrato pieno di buche, ma anche un ridente lago con strutture ricreative. Questo spiega il motivo dei tanti bambini presenti in albergo a fare una esperienza tipo campi estivi. Approfondendo il tema scopriamo che il Lago di Arej è più popolare di quanto potessimo pensare.

Prima delle 8.00 siamo già in marcia con la speranza di raggiungere il confine con la Mongolia nel primo pomeriggio. La prima sorpresa della mattina è, con gli occhi ancora affaticati dal poco sonno, l’incontro con alcuni ciclisti della Red Bull Trans Siberia Extreme. Trattasi di una corsa da Mosca a Vladivostok nella quale gli atleti sono liberi di fermarsi quando vogliono e dove vogliono. I più competitivi riescono a completare il percorso di quasi 10.000 chilometri in circa tre settimane dormendo pochissime ore.

A metà mattinata è il momento di prendere una decisione che potrebbe influenzare la giornata. La strada più breve segnalata dai nostri telefonini, duecentocinquanta chilometri invece che cinquecento, è appena riportata nelle mappe stradali. Il rischio ci affascina e come al solito scegliamo di percorrere questa nuova tratta che ci permette di risparmiare carburante e ci regalerà certamente emozioni. Infatti la prima sorpresa è non incontrare edifici in muratura, ma solo in legno, per almeno cento chilometri. La seconda è vedere l’asfalto precario trasformarsi in pista di terra battuta nei boschi di betulle. La terza è cercare di evitare le profonde buche senza scontrarsi con cavalli, mucche, pecore e fauna selvatica. In tutto questo non ci accorgiamo del cambio di fuso orario al non segnalato confine tra Transbajkalia e Buriazia, dove l’orologio deve tornare indietro di un’ora.

La comparsa della cittadina di Bichura non è un miraggio. Qui troviamo asfalto, stazioni di benzina, un luogo per mangiare e una banca per cambiare denaro, e tutto questo ci permette di riprendere energie per affrontare gli ultimi chilometri prima della dogana. Circa cinquanta chilometri prima della cittadina di frontiera di Kjachta costeggiano il confine. Veniamo fermati dai militi che pattugliano la frontiera perché di fatto dobbiamo percorrere la strada che passa tra il filo spinato e le torri di guardia. Ci viene fatto un permesso che sarà poi riconsegnato alla fine della zona militare e riceviamo la raccomandazione di non avvicinarsi al reticolato che divide la Russia dalla Mongolia. Finito anche questo ulteriore tratto di strada ecco comparire Kjachta che, oltre ad ospitare una delle tre dogane internazionali dove gli stranieri possono transitare tra i due Paesi, fu protagonista di una lunga notte durante la Torino-Pechino 2008. L’albergo “Amicizia” di quel giorno di luglio è ancora attivo e al proprio posto.

Lunghissima la sosta presso la parte russa del confine dove la disorganizzazione regna sovrana. Sorprendentemente i doganieri decidono di dividere in due gruppi coloro che aspettano. I mongoli da un lato e i russi dall’altro. Essendo solo tre le auto russe e almeno venti quelle mongole, decido di unirmi a quelli somaticamente più simili a me. Questa è la svolta del pomeriggio, grazie alla quale riusciamo a guadagnare molte posizioni ed anticipare anche le procedure della parte mongola. Alla fine le ore di sosta saranno cinque comprensive di assicurazione per l’auto (un mese a circa 25 euro) e altre tasse ecologiche per complessivi cinque euro.

Esattamente come dieci anni fa, i primi minuti di Mongolia trasmettono una strana euforia. Sentiamo il bisogno di fare foto con le immense steppe verdi e con il cartello di inizio della nazione. Il tutto nella cornice del tramonto che ci ricorda che sarebbe bene raggiungere Andrea e Claudia al più preso. Appena venticinque chilometri per incontrare gli altri membri della spedizione alla stazione ferroviaria di Sükhbaatar e finalmente abbracciarsi in modo liberatorio viste le difficili giornate che hanno preceduto questo ricongiungimento.

Team 2, Ulanbator-Sükhbaatar

Il risveglio ad Ulanbator è accompagnato da una leggera pioggia che rende ancora più fresca l’aria mattutina. Dopo una buona colazione a base di pane tostato con uova, marmellata e crema spalmabile, Andrea e Claudia si accordano con la proprietaria della Guest House per lasciarle in custodia i bagagli. Infatti, una volta rientrati nella capitale mongola con il capospedizione Guido ed il fedele Bruno, soggiorneranno nuovamente lì avendo riservato una quadrupla ad un prezzo speciale.
Mini-zaino in spalla, i nostri si dirigono verso la stazione dove li attende il treno che in sole 10 ore coprirà i circa 300km che li separano da Suhbaatar.
Il viaggio trascorre piacevolmente con la possibilità questa volta, complici le ore di luce, di godere del panorama circostante: valli che si alternano a zone montuose, villaggi di case in mattoni e legno che cedono il posto alle tipiche yurte, mandrie di buoi e gruppi di cavalli selvaggi.
Con uno stentato inglese il team2 fa amicizia con i vicini di posto, tra cui un giovane padre che si divide tra il lavoro nella capitale e la famiglia che vive in un villaggio a 3 ore di treno.
Una volta arrivati a Sükhbaatar, in attesa di ricongiungersi con il team 1, trovano sistemazione per la notte in un originalissimo ed un po’ equivoco albergo degli anni 50, il Selenge hotel.

FINALE DI GIORNATA COMUNE

La cena a base di carne arrosto e verdure in un tipico ristorante mongolo è l’occasione per aggiornarsi sui rispettivi viaggi e per programmare le attività del fine settimana nella capitale mongola. La città che ci vede di nuovo assieme è intitolata a Damdin Sukh, detto Sükhbaatar, padre della Mongolia socialista e padre dell’indipendenza dalla Cina nel 1921. Dopo Gengis Khan è sicuramente il mongolo più apprezzato in questa nazionel.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– La dogana di Kjachta è finalmente aperta 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana, mentre dieci anni fa era aperta solo di giorno e chiusa la domenica.

– Con sopresa scopriamo che il costo dell’assicurazione è diminuito, forse anche per la svalutazione che il Tigrit, la moneta locale, ha avuto nello stesso periodo.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno Cinghiale, Andrea Gnaldi, Claudia Giorgio