Giorno 46 – Respinti in frontiera!

31 luglio 2018, Kraskino-Hunchun (tratto in auto Kraskino-dogana-Kraskino km 44) – Tot. 14.873

Sveglia alle 7.00 e dopo un rapido passaggio da un supermercato locale per prendere provviste, utili per le sempre probabili lunghe attese doganali, si parte per il posto di confine a circa 25 chilometri da Kraskino. Attorno alle 9.00, dopo aver percorso una pessima strada piena di buche, siamo in frontiera in attesa dell’apertura dei cancelli prevista per le 10. Arrivare presto è utile per acquisire una buona posizione, ed infatti siamo secondi subito dopo un minibus. Importante era anticipare la massiccia presenza di autobus, molti dei quali partenti dal piazzale del nostro alberghetto.

Finalmente arriva l’apertura del pesante cancello che separa il mondo dalla zona di confine e dopo il minibus il soldato di guardia fa passare due autobus lasciandoci fermi a lato del cancello. Dopo alcuni minuti lo stesso soldato si avvicina e ci fa presente che non si può andare in Cina con un’auto privata. Con massima tranquillità spieghiamo che abbiamo il permesso delle autorità cinesi e che sull’altro lato del confine c’è Mr. Wang che ci aspetta con tutti i documenti di immatricolazione dell’auto rilasciati dalla prefettura cinese competente. Il soldato ripete che il problema non sono i cinesi, ma è la dogana russa che non è autorizzata a far passare auto, ma solo camion e autobus.

Non essendo degli sprovveduti nell’organizzazione di questo tipo di viaggio, stentiamo a credere alle parole del militare, visto che pochi mesi fa ci eravamo accertati che da questa dogana potessero passare autoveicoli e appena un mese fa fece lo stesso accertamento, tramite la dogana cinese, anche l’agenzia turistica dove lavora Wang. Per questo scegliemmo senza porci problemi di passare dal confine più meridionale tra Russia e Cina, quello di Kraskino-Port Hunchun.Vengo raggiunto da quattro doganieri, tra cui un superiore che parla inglese, con cui intavoliamo una poca piacevole discussione nella quale viene ribadita l’impossibilità del transito. Nel frattempo Mr. Wang attiva le autorità cinesi, io mi sento con i diplomatici italiani a Pechino, ma l’esito resta negativo. I russi mi consigliano di andare alla dogana presso Ussurijsk, a circa 300 km da qui, dove si dovrebbe passare senza problemi. Anche Wang sarebbe disponibile a raggiungermi dopo qualche ora ad Ussurijsk, ma da una telefonata dei soldati emerge che anche lì sono in vigore le stesse regole. Da un ulteriore approfondimento si chiarisce che la dogana utile più vicina è quella di Zabajkalsk, ad appena 3.100 chilometri da dove siamo, ovvero almeno cinque giorni di viaggio! Il concetto è che in tutta la Siberia orientale le dogane con la Cina sono al momento chiuse al traffico privato, per quanto riguarda questa di Kraskino si ipotizza una riapertura nel 2019.

Giochiamo l’ultima carta possibile, ovvero sottolineare che siamo un veicolo commerciale paragonabile ad un camion. I militi titubano per qualche minuto, fanno telefonate e forse sono ad un passo dal cedere, ma poi il più alto in grado mi comunica che se non ci allontaniamo rischiamo di essere multati. Siamo costretti a retrocedere, sempre attraverso la già citata pessima strada, fino al paesino di Kraskino, dove nel piazzale dell’albergo di ieri sera cerchiamo di pensare ad una strategia. Purtroppo vista l’ora mattutina e la differenza di fuso orario dobbiamo decidere senza la possibilità di confrontarci con gli sponsor e sostenitori del viaggio in Italia. Nel frattempo Wang comunica che non si può andare al confine di Zaibajkalsk perché i documenti dell’auto sono rilasciati da un’altra prefettura. Pertanto, lì ci farebbero passare i russi ma non i cinesi.

A questo punto le strade sono due, o la rinuncia completa ad andare in Cina, oppure cercare di raggiungere senza l’auto Pechino, dove abbiamo già in programma l’incontro con le autorità cittadine con la consegna dei doni portati da Torino, un altro momento con l’Ambasciata d’Italia e il previsto arrivo di Andrea e Claudia che si uniranno al viaggio. Escludiamo a priori di andare nella capitale cinese in aereo, visto che i doni torinesi devono arrivare a destinazione via terra, esattamente come quelli che portò Marco Polo al Gran Khan! Aiutati logisticamente a trovare una soluzione dal personale del nostro vecchio Orion Hotel Complex, decidiamo di dividere l’equipaggio della Torino-Pechino: Bruno il Cinghiale resta a Kraskino con l’auto parcheggiata presso l’albergo di Kraskino, mentre Guido prepara un bagaglio minimo e sale sul primo bus che va verso la frontiera, che raggiunge circa due ore dopo la sofferta decisione di partire senza l’auto. Al controllo doganale c’è comunque stupore tra i doganieri russi che vedono di nuovo “l’italiano” cercare di raggiungere la Cina, anche se con il morale decisamente basso. Il passaggio nella parte russa è lento ma senza difficoltà. Di nuovo a bordo dell’autobus raggiungiamo la parte cinese del confine dove Mr.Wang ha pazientemente aspettato finora. Guido è entrato ufficialmente in Cina e viene preso in consegna dall’efficiente Wang che si è già informato su come fare a raggiungere Pechino via terra. Raggiungiamo la vicina e moderna città di Hunchun, una delle principali città della prefettura autonoma coreana di Yanbian, dove per l’appunto i coreani sono quasi il 35% della popolazione. Siamo esattamente all’incrocio del confine tra Cina, Russia e Corea del Nord e curiosamente in molte attività commerciali agli ideogrammi cinesi si affiancano scritte in cirillico che permettono di capire cosa c’è all’interno del negozio. Qui dormiremo in attesa del treno per Pechino di domani. In realtà i treni saranno due, ma il risultato di raggiungere comunque la capitale cinese via terra sarà rispettato. Con estremo bisogno di pranzare, dato che siamo a metà pomeriggio, Mr.Wang decide che è il momento di andare in un vero ristorante cinese a degustare anatra, riso e verdure. Dopo la forse eccessiva scorpacciata di cibo è ora di riposare e confrontarsi con tutti i contatti della Torino-Pechino per parlare delle scelte da fare nei prossimi giorni, compreso l’itinerario di ritorno che a questo punto rischia di subire pesanti modifiche. La giornata si conclude con un’altra notevole degustazione di cibo accompagnata da birra cinese. Wang consiglia di dedicarsi al cibo e all’alcol per dormire meglio ed essere più rilassati, vista la difficile giornata di domani. In ogni casoб per digerire si rende necessaria una passeggiata in città dove, oltre i palazzi moderni, è possibile ammirare tutta la particolarità della segnaletica orizzontale e verticale cinese.

Nel frattempo Andrea e Claudia sbarcano a Pechino in aereo pronti ad unirsi all’avventura e soprattutto a cogestire i problemi scaturiti dalla sfortunata giornata odierna. L’unica amara consolazione della giornata è che con il pieno di Chabarovsk saremmo davvero arrivati in Cina considerato che abbiamo ancora un residuo di gas naturale nel serbatoio nonostante la strada percorsa dalla dogana per tornare a Kraskino sia stata decisamente più lunga di quella che restava per varcare il confine.

Come è cambiato il mondo in dieci anni:

– il paragone è tra la città di frontiera del 2008 e quella di oggi, che non è la stessa, ma ha una simile vocazione. L’impegno dei cinesi nel settore del commercio è sicuramente in ulteriore espansione. La moneta cinese rispetto a dieci anni fa ha guadagnato un buon 20% sia sul dollaro che sull’Euro. Sorprendenti le tecnologie in frontiera, dove un poliziotto robot ti parla nella tua lingua mentre ti rileva le impronte digitali.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Bruno il Cinghiale, Mister Wang II.