Giorno 31 – Riposo lungo l’Angarà

16 luglio 2018, Irkutsk (0 km) – Tot. 10.438

Per la prima volta dopo molti giorni il nostro Toyota Hilux si riposa per ventiquattro ore, rimanendo fermo sotto gli alberi del cortile della chruščëvka (la classica palazzina a cinque piani di epoca sovietica di cui abbiamo già parlato) di via della Quinta Armata dove abbiamo affittato un appartamento per due notti. E anche per i passeggeri questa è una giornata di necessario relax dopo le ultime impegnative tappe. Decidiamo di non mettere la sveglia e cominciamo a sollevarci da letto solo poco prima di mezzogiorno dell’ora locale (quando in Italia sono le sei e a Mosca le sette). Come due giorni fa a Krasnojarsk, anche qui ci svegliamo con l’amara sorpresa della mancanza d’acqua: stavolta non c’è né quella calda né quella fredda, anche se degli operai che lavorano due piani più sotto ci rassicurano sul fatto che nel giro di poco verrà tutto ripristinato.

Nel frattempo usciamo, accompagnati da vento caldo e nuvole poco minacciose che smentiscono gli allarmanti sms che da ieri ci invia la premurosa Protezione civile locale parlando di temporali e grandine. Ci dedichiamo a ritmo lento a un po’ di turismo nel centro di Irkutsk, la “Parigi siberiana”: forse, anzi sicuramente, questo appellativo è esagerato, sebbene in Via Urickij campeggi perfino una piccola riproduzione della torre Eiffel; in effetti, però, in questa città sopravvivono edifici di differenti epoche storiche che la rendono architettonicamente più vivace di altre località della zona.

Passeggiamo per le principali vie del centro, cioè quelle intitolate a Marx e Lenin, piazza Kirov e il lungofiume che costeggia l’Angarà, unico emissario del lago Bajkal, alla confluenza con l’Irkut, da cui la città prende il nome; vediamo una imponente statua del padre della Rivoluzione, nonché un suo busto a fianco di un grande murale dedicato all’Internazionale, un altro busto dedicato a Jurij Gagarin, una statua del drammaturgo Vampilov e un più recente monumento dedicato ai cosacchi che fondarono la città nel 1661, nel corso della colonizzazione della Siberia – un’epopea straordiariamente avventurosa, per quanto sconosciuta in Italia, dove viene molto più spesso raccontata la conquista del Far West americano.

Un altro monumento su cui abbiamo modo di soffermarci è quello dedicato al celebre regista Leonid Gajdaj, nativo proprio di Irkutsk, immortalato con il cane Barbos ed altri tre personaggi classici dei suoi film, Trus, Balbes e Byvalyj, in un particolare complesso scultoreo che consente allo spettatore di trovarsi al centro del set cinematografico. Gajdaj e i personaggi che lo accompagnano in questa opera d’arte sono estremamente famosi in tutta l’ex Urss, mentre in Italia (e più in generale in Occidente) scontano la generale scarsa considerazione che ebbe la cinematografia sovietica, anche e soprattutto per ragioni di censura politica che tuttavia non era reciproca: il cinema europeo e quello italiano in modo particolare erano infatti ben noti in Urss, dove sono sempre stati molto popolari Fellini, Tonino Guerra, Sophia Loren, Mastroianni, e tanti altri protagonisti della settima arte di casa nostra.

La città di Irkutsk è legata anche al nome dell’ammiraglio Kolčak, uno dei principali leader dell’Armata Bianca durante la Guerra civile, che qui fu giustiziato nel febbraio 1920. Nel luogo dell’esecuzione è stata realizzata nel 2004 una scultura; si tratta di uno dei due monumenti presenti in Russia dedicati a questa controversa figura, la cui riabilitazione, richiesta dopo la caduta del potere sovietico, è stata respinta dalla Corte Suprema della Federazione Russa. Ad ogni modo noi rinunciamo alla visita di tale luogo per avere il tempo di rincasare e fruire del ritorno dell’acqua corrente per tirarsi a lucido. Poi consumiamo una tranquilla cena in un locale poco lontano e ritorniamo a casa presto per completare il recupero delle energie necessarie al prosieguo del viaggio.

Come è cambiato il mondo in dieci anni.

– Nel 2008 non era stato ancora realizzato il monumento a Gajdaj, installato nel 2012 in occasione del 90° anniversario della nascita del regista.

Giorno 30 – La finale nella Parigi siberiana

15 luglio 2018, Bratsk-Irkutsk (676 km) – Tot. 10.438 km

La domenica mattina, anche nel quartiere di Energetik, è rappresentata da strade deserte e silenzio. A rompere questa quiete ci siamo noi che alle otto siamo già in marcia per raggiungere la locale stazione di metano, l’ultima del nostro viaggio verso oriente, che ci ha costretto ad una deviazione di circa 300 chilometri per allungare ulteriormente il tragitto coperto usando il diesel-metano. Ci aspetta Dmitrij che ha già avuto nostre notizie dal tam tam dei social network e dei vari gruppi che ci seguono e sostengono, tra cui Gazprom. Questa stazione è abbastanza isolata da tutte le altre della rete russa e non capitano molti clienti. Tra questi, quasi tutti hanno accordi commerciali con Gazprom. Qui non è previsto pagamento alla cassa, ma solo addebiti direttamente alle aziende che si riforniscono qui. Sostiamo quasi un’ora poiché il compressore del metano non era acceso. Poi su consiglio di Dmitrij effettuiamo un secondo rifornimento una ventina di minuti dopo il primo per caricare più metano, importante visto che non potremo più utilizzarne altro una volta finito questo pieno. Come al solito si effettuano foto assieme per ricordare questo incontro, ma stavolta ci sono due sorprese: non paghiamo alcun conto, essendo ospiti di Gazprom, e Dmitrij ci offre la colazione a base di pirozhkì preparati dalla moglie. Ringraziamo, doniamo alcuni gadget dei nostri sponsor, e con oltre un’ora di ritardo sulla tabella di marcia riprendiamo il cammino verso Irkutsk.

Nella prima parte di viaggio la strada è ottima. Si alterna una parte a quattro corsie con un’altra fatta da blocchi di cemento dove comunque si riesce a tenere una buona velocità. In un paio di ore siamo a Tulun, dove si riprende il percorso originale del viaggio del 2008 e anche quello previsto per il 2018 ma poi deviato per andare al metano di Bratsk. A Tulun dieci anni fa bucammo una ruota, oggi ci limitiamo a “compiere” il chilometro 10.000 dalla partenza da Torino. Una cinquantina di chilometri dopo, a seguito di una lunga sosta ad un passaggio a livello della Transberiana, corredato dal consueto scambio di saluti con i treni di passaggio, decidiamo di effettuare la pausa pranzo nel solito kafè disperso nell’ennesimo minuscolo paesino siberiano. Naturalmente dopo oltre trecento chilometri di ottima viabilità non potevano mancare i consueti lavori in corso nella strada e conseguente rallentamento che ci permette di apprezzare con vista e olfatto la fioritura della Siberia, oltre ai numerosi venditori a bordo strada di fragoline di bosco.

La strada di oggi lambisce un piccolo paese dal nome di Zimà, che in russo significa inverno e che nel 1932 diede i natali al poeta sovietico Evgenij Evtushenko. Qui c’è una piccola stazione della Ferrovia Transiberiana resa celebre da un suo conosciuto poema e da una canzone di Roberto Vecchioni. Cogliamo l’occasione per visitare “la stazione di Zimà”, ormai un edificio moderno e vivace con numerosi viaggiatori che salgono e scendono dai treni diretti a Mosca oppure sul Pacifico. L’orario della stazione fa riferimento al fuso orario di Mosca e non a quello locale, più avanti di cinque ore. Ciò è necessario per avere una unica unità di misura del tempo nei sette fusi orari attraversati dalla ferrovia.

Poco più avanti un altro momento importante, visto che siamo nel pressi del cartello stradale presente sulla copertina del libro di Danilo Elia “La bizzarra impresa”. Elia e l’amico Fabrizio Bonserio nella primavera del 2005, a bordo di una vecchia Fiat 500, partirono da Bari e transitando da Torino tentarono di raggiungere Pechino. Il viaggio si trasformà in un’avventurosa Bari-Vladivostok raccontata nel libro citato. A quel viaggio si ispirarono Guido e Andrea per la Torino-Pechino del 2008 e indirettamente esiste un filo che lega quella bizzarra spedizione con il nostro di oggi.
Anche questa volta l’arrivo nella città tappa del giorno, Irkutsk, che è detta “la Parigi siberiana”, è contraddistinto da un problema con le prenotazioni via “booking”. Sono due i casi di appartamenti prenotati e poi non realmente disponibili. A questi si deve aggiungere un episodio simile avvenuto altre due volte nelle città dove abbiamo dormito precedentemente. Pare evidente che ci sia un tentativo da parte dei proprietari degli appartamenti di gabbare il sito di prenotazioni cambiando le carte in tavola ogni volta. Torneremo a parlare di questo argomento nei prossimi giorni dopo aver effettuato alcune verifiche.

La serata non poteva che terminare con la finale del Campionato mondiale di calcio: ci gustiamo la cena e l’avvincente partita tra Francia e Croazia in un pub sulle rive del fiume Angara. Il calcio d’inizio è alle 23 secondo la nostra ora locale. Terminata la partita e terminato il mondiale con la vittoria della Francia, possiamo finalmente dedicarci al riposo.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Confrontando il cartello di oggi con quello fotografato nel 2005 da Danilo Elia emerge una incongruenza nella distanza da Irkutsk. In realtà questo è dato dalla costruzione di una tangenziale attorno alla città di Angarsk che allunga il percorso di dieci chilometri ma lo accorcia come tempi di percorrenza.

– Dieci anni fa la copertura radiofonica lungo le strade russe al di fuori delle città era minima. Oggi è più o meno lo stesso ad eccezione di Dorozhnoe Radio (Radio stradale) che ha una maggiore, ma pur sempre esigua, copertura.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololei, Bruno il Cinghiale