Giorno 26 – Ritorno a Krasnyj Jar

11 luglio 2018, Novosibirsk-Krasnyj Jar (370 km) – Tot. 8.512 km

Con la sveglia mattutina apprendiamo che la prima finalista del Campionato del mondo di calcio è la Francia, che nella nostra notte siberiana ha sconfitto il Belgio 1-0. Preso atto della cosa facciamo colazione al Vilka & Loshka, catena di ristorazione che non abbiamo mai visto nella Russia europea e che aveva già soddisfatto i nostri palati a Ekaterinburg, e poi diamo il via al nostro breve tour della terza città più grande della Russia, nonché una delle più giovani. Novosibirsk nasce negli ultimi anni dell’800 come “cantiere” per la costruzione del ponte sul fiume Ob destinato alla Ferrovia Transiberiana. Inizialmente chiamata Novonikolaevskij, prende l’attuale nome in modo definitivo nel 1925. Legata al primo storico nome è la cappella di San Nicola, che tradizionalmente viene considerato come baricentro geografico dell’Impero Russo. In realtà Novosibirsk non regala grandi emozioni architettoniche, storiche e neppure turistiche. Un luogo interessante dal punto di vista monumentale è Piazza Lenin, dove oltre alla statua del noto personaggio si possono ammirare altre composizioni legate al periodo sovietico della città. Ultima tappa del nostro breve giro è, naturalmente, la grande stazione della Ferrovia Transiberiana non lontana dal nostro appartamento, che raggiungiamo testando la interessante metropolitana cittadina. Riconsegnamo le chiavi della casa non senza evidenziare, per la prima volta in questo viaggio, alcune lacune igieniche del luogo dove abbiamo dormito.

Ripartiamo verso oriente percorrendo i primi chilometri della Avtodaroga Sibirsk, dove è molto divertente vedere i cartelli che indicano le distanze da Irkutsk (circa 1800km) e Cita (quasi 3000). A circa 100 chilometri da dove siamo partiti abbiamo l’onore di pranzare in un interessante kafé che vanta, secondo una scritta nel muro, la migliore qualità nella strada che conduce da Kemerovo a Sochi. Ci chiediamo dove abbiano mangiato coloro che scrivono ciò prima e dopo questo locale, dato che secondo il nostro parere la bontà non supera la norma. Arriviamo a Kemerovo dove ci aspetta una missione molto importante. Qui dobbiamo fare assolutamente un buon rifornimento di metano poiché lungo la nostra strada non avremo altre occasioni se non facendo alcune lunghe deviazioni. Nella stazione Gazprom situata a nord della città abbiamo a che fare, per la prima volta, con personale molto scortese. Oltre a ciò riscontriamo una anomalia nella quantità di metano che carichiamo, secondo noi troppo poca. Ci spostiamo nella seconda stazione della città e sorprendentemente la troviamo chiusa con un cartello che indica quattro giorni di chiusura senza specificare i motivi. Questo non ci rende affatto felici, come non può trasmetterci sentimento diverso la vista del centro commerciale “Zimnjaja vishnja” tristemente noto per un brutto episodio di cronaca di alcuni mesi fa e che passò quasi sconosciuto in occidente. In un incendio all’interno della struttura morirono, secondo le fonti ufficiali, 64 persone di cui 41 bambini. In Russia questo episodio ha colpito fortemente l’opinione pubblica portando ad arresti e dimissioni di politici locali ed uomini di affari. Ancora oggi è possibile notare nelle vicinanze del luogo un monumento fatto di fiori e giocattoli nato spontaneamente in ricordo delle vittime.

L’obiettivo di giornata è la piccola cittadina di Krasnyj Jar a circa metà strada tra Novosibirsk e Krasnojarsk. Qui, dieci anni fa, avvenne un episodio piuttosto noto del viaggio di Guido e Andrea che “naufragarono” in questo paesino con la vecchia Marea priva della funzionalità della pompa della benzina, venendo trainati da, ironia della sorte, una Toyota di un apicoltore locale. Celebriamo la cosa con foto commemorative nelle stesso punto dove l’auto si fermò, ma scaramanticamente decidiamo di non spegnere il motore. All’epoca, grazie all’iniziativa di una dipendente del piccolo Hotel “Tre Orsi”, nella nottata arrivò un meccanico che riuscì a riparare il guasto e riportare ottimismo al viaggio del 2008. Oggi molto è cambiato e oltre al “Tre Orsi” e al kafè del piano terra, dove ceniamo, sono sorti altri piccoli punti di ristorazione nel paesino che conta circa seicento anime. Non c’è più la dipendente dell’epoca Tatiana e nessuno conosce il meccanico del quale mostriamo le foto scattate nel luglio di dieci anni prima. Per evitare le attenzioni dell’autista ubriaco Sasha e dello strano soggetto, probabilmente alcolizzato, che dorme sotto il portico del locale e che pensa che siamo spie straniere, decidiamo di incamminarci per una passeggiata esplorativa di Krasnyj Jar al tramonto. Anche questa sera il fuso orario non ci consentirà di vedere in tempo reale la seconda semifinale di Coppa del Mondo tra Inghilterra e Croazia. Al mattino sapremo quale delle due nazioni sfiderà la Francia nella finale del Mondiale di Russia.

Come è cambiato il mondo in 10 anni?

– Come scritto nella pagina di diario, Krasni Yar segue le stesse regole del resto della Russia, ovvero si riempie di piccoli ristoranti per i viaggiatori di passaggio.

– Qui, tra Kemerovo e Krasnyj Jar, dieci anni fa cominciavano i terribili effetti del permafrost, buche e collinette di asfalto pericolosissime per la circolazione stradale. Per ora non ne abbiamo incontrate e questo ci fa pensare ad una efficace manutenzione stradale, ma i chilometri da fare ancora sono tanti.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Bruno Cinghiale