Giorno 22 – A metà strada tra i due oceani

7 luglio 2018, Ekaterinburg-Tjumen’ (km 380) – Tot 6.786

Dopo la riposante notte nella casetta di via Shartashkaya, ci dedichiamo ad una più che piacevole colazione nei pressi della nostra dimora. Nella stessa piazza c’è un interessante memoriale della guerra in Afghanistan che visitammo anche nel 2008. Di solito i monumenti che ricordano le guerre vedono sempre statue di soldati potenti, sicuri e forti. Il protagonista di questo luogo è invece un soldato seduto e apparentemente triste. Il monumento è stato ampliato con i nomi, i luoghi e gli anni della scomparsa di tutti i soldati russi impegnati nelle varie guerre o missioni di pace dopo il 1991. Si può leggere Jugoslavia, Cecenia, Abcasia, Ossezia, Tagikistan, Nagorno-Karabak e tanti luoghi poco noti all’opinione pubblica occidentale. Recuperato il veicolo parcheggiato in un posto sicuro nel sotterraneo di un palazzo, andiamo a visitare il Centro “Boris Eltsin”, complesso museale e commerciale dedicato al più illustre cittadino di Ekaterinburg. A parte alcune statue e reliquie decisamente pacchiane, è possibile capire attraverso la visita di questo luogo molte dinamiche della vita in Russia negli anni ‘90. Pur prendendo atto della parzialità della mostra tendente a valorizzare la figura di Eltsin, rimaniamo colpiti da alcune delle ricostruzioni presenti sia in forma audiovisiva che con materiali dell’epoca.

Il secondo impegno della mattinata ci vede andare a visitare un altro luogo decisamente insolito ubicato a circa quindici chilometri dalla città. Per strada, uscendo dal centro cittadino, abbiamo modo di ammirare lo strano stadio nel quale si sono giocate numerose partite dei mondiali, la cui particolarità sono le due tribune aggiunte in corrispondenza delle due curve, che non collimano affatto con la forma circolare dell’impianto, risalente addirittura ai tempi di Stalin e del quale è stata preservata la facciata di epoca sovietica. Arriviamo quindi a Gànina Jama, un complesso di monasteri ubicato in una foresta fuori da Ekaterinburg. Qui incrociamo due jeep di due spedizioni russe simili alla nostra e che, partite da Kirov e Joshkar Olà sono dirette a fare il giro del Lago Bajkal nella Siberia centrale. Questo sito spirituale è in realtà il luogo dove furono nascosti per oltre settanta anni i resti della ex famiglia imperiale russa dopo l’esecuzione di cui abbiamo parlato nel diario di ieri. Tutto questo, che appare come una ulteriore glorificazione dell’ultimo zar e di sua moglie, ci dà l’impressione di trovarci in una specie di Disneyland dei Romanov, con statue e immagini in tutte le salse della ex casa regnante. Una cosa che ci colpisce, oltre ai numerosi bus di nostalgici che troviamo sul posto, sono le coppie di sposi che vengono qui a farsi fotografare, visto che non ci sembra proprio questo il luogo più adatto per augurare felicità a novelli sposini.

Dopo questa lunga mattinata di storia e una pausa gastronomica in una non eccezionale “stolovaya” all’uscita della città riprendiamo il viaggio verso est. Oggi abbiamo con noi anche una nuova compagna di viaggio che ci seguirà fino al Pacifico: la Ferrovia Transiberiana. Nel corso del cammino odierno ci incrociamo spesso con lunghissimi treni merci trainati anche da tre o quattro locomotori. A metà pomeriggio usciamo di una quindicina di chilometri dal tracciato principale per raggiungere nel piccolo paese di Sukhoy Log una stazione di metano della quale Fornovo ci ha comunicato l’esistenza. Anche in questo caso il punto di rifornimento è nuovissimo e dotato di attacco russo ed europeo. Assieme a noi si riforniscono ben tre camion di grandi dimensioni, a dimostrazione che in Russia il diesel-metano è molto diffuso nell’autotrasporto. Il rifornimento ci permette di calcolare i consumi dal precedente “pieno” risalente a Kazan. Con sorpresa scopriamo che la nostra autonomia di solo metano ha superato i 1.100 chilometri, un risultato molto positivo e dovuto sia all’andamento lento del nostro cammino e pure alla buona qualità del metano che carichiamo in Russia. L’obiettivo di giornata è la città di Tjumen’, capoluogo dell’omonima oblast’ e luogo molto simbolico del nostro viaggio, visto che questa città è equidistante da Lisbona e Vladivostok, quindi anche dai due oceani che intendiamo unire con questo viaggio: sono circa 7.000 i chilometri tra questa città siberiana e l’Atlantico, altrettanti da qui al Pacifico. Nonostante il fuso orario proibitivo e la sveglia di domani mattina molto presto, a Tjumen’ vediamo l’incontro di calcio valido per i quarti di finale del Mondiale tra Russia e Croazia e che vede i padroni di casa uscire a testa alta da un Mondiale andato ampiamente oltre le loro aspettative.

Come è cambiato il mondo in dieci anni?

– Il memoriale dei caduti in Afghanistan ad Ekaterinburg si è ingrandito e ha visto, purtroppo, nuovi nomi aggiungersi a quelli vecchi.

– Il complesso di Ganina Jama dieci anni fa era in costruzione, oggi ha raggiunto il completamento diventando un sito storico-spirituale che lascia davvero perplessi.

– Il miglioramento delle strade e delle infrastrutture a servizio come distributori, punti di ristoro e piccoli alberghi è notevole.

Equipaggio del giorno: Guido Guerrini, Emanuele Calchetti, Marina Khololey, Bruno il Cinghiale