Ritorno da Volgograd – Giorno 7

L’ultimo giorno di viaggio!

Prima degli ultimi mille chilometri che ci riporteranno a casa decidiamo di goderci una rilassante serata in quella grande capitale europea che è Belgrado. La città serba è uno dei posti che meglio conosciamo, e lì abbiamo molti amici. Solo nell’anno appena trascorso, i vari membri dell’associazione Torino-Pechino hanno avuto modo di passare giorni a Belgrado almeno tre volte tra gare del Campionato Mondiale ad Energie Alternative, censimento dei distributori a metano svolto per Ecomotori.net o esclusivamente per vacanze presso i nostri amici. La vitalità artistica, storica, culturale e in particolar modo musicale di questa città di circa due milioni di abitanti la rende centro di numerosi eventi che attirano visitatori. Fortunatamente i tempi delle problematiche con le altre repubbliche ex jugoslave sembrano essersi allontanati, facilitando il ritorno di Belgrado ad un ruolo centrale nello scacchiere balcanico ed internazionale.

Anche la Serbia è un paese ortodosso, di conseguenza il brulicare di persone in giro per il centro cittadino è dovuto anche agli ultimi acquisti di regali di Natale. Il clima è fortemente natalizio e non manca nei pressi di Piazza Repubblica un grande contenitore dove i più giovani mettono regali per i bambini del Kosovo. Dopo una buona birra serba guardando il passeggio cittadino, scendiamo al quartiere di Skadarlija, dove ceneremo in un ristorante tipico. Con questa definizione intendiamo piatti serbi, vini locali, l’immancabile rakjia, il tutto condito dall’inseparabile scia di musicisti che ti seguono eseguendo le tipiche musiche balcaniche. Sembra di essere in un film di Kusturica con le consuete musiche di Goran Bregovic. Proprio alle “Tri Sesire” (Tre Cappelli) ci incontriamo con i nostri amici di Belgrado: Jovanka, Milica e Lenko. Racconti del nostro viaggio e aggiornamenti sul natale in Serbia accompagnano i nostri numerosi brindisi. Nonostante il fatto che domani sarà ancora una lunga giornata, la tensione del viaggio dei giorni precedenti è ormai lontana. Il peggio è passato, conosciamo le strade, le frontiere, i distributori di metano lungo il tragitto di ritorno. La serata si conclude nel classico modo “belgradese”, ovvero in un locale letteralmente inventato dentro un palazzo del centro. Uno di quei luoghi raggiungibili solo se sei con persone del posto, visto che fino al varcare la soglia della porta sembra di essere in un tranquillo condominio! Anche qui ci sono altri amici tra cui una coppia che fino a poco tempo fa viveva in Italia, esattamente a Trento. In perfetto italiano ci raccontano che pure loro hanno lasciato l’Italia, diretti in Canada, e che le condizioni di vita nel Belpaese non sono più in grado di attrarre stranieri… Il fascino di questa città è, come già accennato, dato dalla incredibile vitalità dei suoi abitanti che sanno sempre come e dove fare festa. Concetto ancora più valido se si considera che siamo sotto le vacanze natalizie.

Da notare il curioso episodio che vede Giacomo fermato dalla locale polizia ed identificato poiché camminando ha accarezzato, in modo involontario, un veicolo blindato dei tutori dell’ordine. Ovviamente tutto si conclude senza conseguenze. Il taxi ci riporta in albergo per le poche ore di sonno che restano.

La colazione retrò della nostra vecchia “casa dei lavoratori jugoslavi per l’educazione” ci fa iniziare in modo poco leggero la giornata. Caricate le valige e lasciato il centro di Belgrado ci trasferiamo a Novi Beograd, presso la nuova abitazione di Milica, dove prima dei recenti lavori di restauro Guido aveva avuto il piacere di alloggiare, visto che i rapporti con la famiglia di Milica vedono legami tra Sansepolcro e Belgrado da almeno due generazioni. Spuntino per il pranzo e ultimi saluti ad altri amici e al gatto Tafi, quest’ultimo in procinto di trasferirsi a Novi Sad. La giornata è decisamente calda, e quando lasciamo Belgrado ci sono ben 14 gradi.

Dopo appena cento chilometri, alla dogana tra Serbia e Croazia abbiamo il primo problema del lungo viaggio. Gli zelanti doganieri serbi, per motivi a noi non comprensibili, forse infastiditi dalle centinaia di auto turche di ritorno verso la Germania e che intasano dogana e autostrada, ci spediscono a fare la fila doganale con i tir. Non capiamo la cosa, visto che in tutto i confini precedenti, fuori e dentro l’Unione Europea, abbiamo fatto tutte le operazione con le auto, viaggiando su un veicolo sotto le 3,5 tonnellate. Dopo una lunga e noiosa attesa passiamo il confine senza alcun problema, dato che il Daily è vuoto e non trasporta nulla di controllabile.

I trecento chilometri di autostrada croata scorrono velocemente mentre sfruttiamo le ultime ore di luce e di bel tempo. Tentiamo vagamente il rifornimento di metano nel centro di Zagabria, fallendo a causa dell’orario di chiusura pomeridiano di una delle due stazioni di metano della Croazia. Pochi minuti e si arriva al vicino confine sloveno, ancora presente nonostante la Croazia sia entrata nel luglio scorso nell’Unione Europea. I controlli sono fatti congiuntamente e si perde del tempo solo per la lunga fila “turca”.

Per percorrere l’autostrada slovena, come molti sanno, è necessario procurarsi la vignetta di transito per un periodo minimo di una settimana. A questo punto è giusto raccontare come in Austria, in Ungheria, in Romania, in Serbia e in Croazia, ovvero i paesi dove abbiamo pagato i pedaggi autostradali o le vignette stradali, il nostro veicolo era assimilato alle auto o pagava circa il 25% in più nei singoli pedaggi. In Slovenia un veicolo come il nostro per attraversare i meno di 200 chilometri di strada in circa due ore paga ben 40 euro, contro i 15 di una normale auto. Ne fossimo stati certi prima di arrivare al confine, e se non fosse stato decisamente tardi, probabilmente da Zagabria saremmo scesi a Rijeka e da lì a Trieste, boicottando le autostrade slovene! Grazie al collegamento Rijeka (Fiume)-Zagabria è possibile evitare l’autostrada in Slovenia se dall’Italia si va verso Zagabria e Belgrado, mentre se si deve andare a Budapest basta seguire la strada austriaca e dopo Graz piegare verso est. Da 30 a 60 minuti di viaggio in più, ma con la soddisfazione di sfuggire ad un latrocinio!

Dopo 23 giorni di viaggio incontriamo per la prima volta la pioggia, che ci fa una poco piacevole compagnia anche al rifornimento di metano di Lubiana. Gli ultimi chilometri che ci portano fino al confine italiano sono battuti da un vento fortissimo che rende pericolosa la guida in più occasioni. Si risolve tutto rallentando la velocità. Nonostante siano ormai le 22 non ci rassegniamo ad un panino. La voglia di sapori italici si concretizzerà come sempre nella Trattoria Pola ad Ontagnano di Gonars, dove senza problemi di orario ci servono un ottimo piatto di affettati e delle casarecce tagliatelle al ragù. Da ormai diversi anni questo simpatico paesino in provincia di Udine diventa la nostra stazione di “decompressione” dal ritorno di ogni viaggio. Sempre a Gonars di chiude il cerchio che abbiamo tracciato nella nostra cartina, visto che proprio al bivio della A23 nei pressi di Palmanova l’itinerario stradale di andata si era separato da quello di ritorno.

Le note di Radio Birikina accompagnano le strade venete fino al metano autostradale nei pressi dell’attraversamento del Po. Sarà questo l’ultimo rifornimento del viaggio. La stanchezza è tale che prende la guida del Daily anche Giacomo, nonostante la sua patente sia dispersa nella terra di Odessa. e da quel momento per evitare discussioni con le polizie europee non abbia più guidato.

Alle ore 4, dopo che la parte pievana della nostra squadra è sbarcata in località Selvella e che Guido e il Daily sono arrivati a Sansepolcro, si fermano le ruote dell’affidabile veicolo. Il contachilometri segna quota 7.507, e nei prossimi giorni saremmo in grado di comunicare anche i dati esatti sui consumi, che al momento appaiono più che confortanti.

Un ringraziamento va a tutti coloro che hanno reso possibile questa avventura, a chi ci ha sostenuto ogni giorno e in particolare modo durante i concitati momenti degli attentati a Volgograd. Per noi tutti è stato un Natale molto diverso dalle nostre abitudini, ma grazie alla vicinanza di molti lettori dei nostri diari ci è sembrato di avere attorno una grande famiglia ben distribuita tra Italia, Russia, Ucraina e tutti i paesi attraversati.